In questi giorni i carri armati e ai bombardieri dell’esercito turco, insieme agli islamisti del cosiddetto esercito libero siriano (FSA), stanno attaccando il cantone di Afrin nel nord della Siria. Afrin è da più di sei anni protetta dalle unità di difesa popolare YPG e YPJ, le stesse che hanno difeso Kobane e liberato Raqqa dall’Isis. Ovvero da quelli che in TV sentite chiamare “i curdi” e invece oltre che curdi sono anche, arabi sunniti, armeni, yazidi e cristiani. Da più di sei anni ad Afrin e in tutta la Rojava si sperimenta una forma di democrazia radicale basata sulla convivenza tra popoli e religioni diverse, sulla laicità, la giustizia sociale e la parità di genere. E la prova di ciò la danno le centinaia di migliaia di profughi provenienti da tutta la Siria che negli ultimi anni ad Afrin hanno trovato rifugio.
L’Isis non è riuscito a schiacciare le isole di libertà rivoluzionaria della Siria del Nord, ne è stato anzi quasi annientato. Il mondo intero ha gioito pochi mesi fa quando la capitale del sedicente Stato Islamico è stata liberata.
Ma ora, con un atto di infamia che ha pochi precedenti nella storia, le grandi potenze stanno lasciando che la Turchia di Erdogan e le bande islamiste attacchino Afrin massacrando popolazioni la cui unica colpa è quella di voler vivere sulla base di quei valori di democrazia, laicità e parità di genere che l’occidente dice di incarnare e che invece regolarmente tradisce.
USA e Russia stanno lasciando mano libera al dittatore turco. L’Unione Europea gli ha donato miliardi di euro perché proteggesse i confine della Fortezza Europa dai profughi. Per di più il Papa ha annunciato che lo riceverà in Vaticano il prossimo 5 febbraio. Quindi Papa Francesco ha intenzione di stringere le mani insanguinate di un tiranno e lo farà proprio mentre sta tentando di annientare chi si è battuto e si batte contro l’islamismo e tutte le altre forme di oppressione e discriminazione.
Ma in faccia alla viltà e all’ipocrisia dei potenti, ad Afrin si stanno battendo per difendere la loro terra e la loro gente. Si stanno battendo per arginare il fascismo islamista rappresentato dalla Turchia di Erdogan: un paese sostenitore del terrorismo, in cui tutti gli oppositori (dai professori universitari, ai giornalisti, ai militanti politici) vengono incarcerati e uccisi, in cui l’idiozia del fanatismo religioso soppianta la scienza nei programmi scolastici e la pedofilia viene legalizzata consentendo il “matrimonio” delle bambine.
A noi qui spetta il compito di non lasciarli soli, fare il possibile perché i governi occidentali impediscano ad Erdogan di schiacciare chi si è battuto e si batte contro l’Isis e le altre bande islamiste costruendo una società libera dal fanatismo religioso, dal nazionalismo e dallo sfruttamento.
Scendere in piazza e prendere la parola è il minimo che possiamo fare per sostenere chi si è battuto e si batte anche per noi contro il fascismo islamista che ha insanguinato il Medio Oriente e l’Europa.
AUTOCONVOCHIAMOCI IN PIAZZA PASI, SABATO 27 GENNAIO AD ORE 17
Combattere la Turchia islamista di Erdogan è combattere il terrorismo ivi supportato.
Difendere Afrin è difendere la libertà.
Difendere i popoli della Siria del Nord è difendere noi stessi.
Stare in silenzio vuol dire essere complici di questo scempio.
Centro Sociale Bruno