Da giorni l’esercito della Turchia sta bombardando il cantone di Afrin, nella Siria del nord. Le forze armate turche hanno dichiarato l’intenzione di invadere la regione via terra insieme a quello che i media occidentali chiamano Free Syrian Army, milizia che si era formata durante l’insurrezione contro il regime di Assad nel 2011 ma che ora consiste in un agglomerato di gruppi jihadisti. La guerra voluta dal presidente turco Erdogan viola ogni trattato internazionale, oltre che la sovranità nazionale della Siria. Una guerra dichiarata nel nome della lotta al terrorismo, ma combattuta insieme a milizie islamiste. Quello di Afrin è uno dei tre cantoni (gli altri sono quelli di Kobane e Cizre, anch’essi attaccati dalla Turchia in questi giorni) che costituiscono il territorio della Federazione della Siria del nord (conosciuta anche come Rojava, suo nome in lingua curda): si tratta dei luoghi dove le popolazioni che hanno combattuto e sconfitto Isis provano ora a costruire un futuro di uguaglianza sociale e di convivenza pacifica per la Siria e per il Medio Oriente. Gli unici che, via terra, hanno combattuto il fascismo settario islamista di Daesh mentre costruivano nella società una forma di autogoverno chiamata Confederalismo democratico. Una rivoluzione politica, sociale e culturale – egualitaria, ecologista e femminista – che rappresenta anche l’unica speranza per la pace tra i popoli in Medio Oriente.
Quello che sta accadendo da sabato è un violento e infame attacco portato dal Sultano turco Erdogan a quella che è una reale alternativa, a lui sgradita. Un’aggressione che sta provocando vittime tra la popolazione civile e tra i combattenti delle Unità di protezione del popolo e delle donne YPG/YPJ. Bombardamenti cammuffati da operazione anti-terrorismo dal nome ipocrita e provocatorio: “Ramo d’ulivo”. L’ossessione razzista anticurda di Erdogan e del suo partito islamista Akp, infatti, viene giustificata con l’associazione (puntualmente ripresa dai media occidentali) delle YPG siriane al Pkk. (Il PKK, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, resiste da decine di anni all’oppressione dello stato turco entro i confini turchi. Una persecuzione che spesso, nella storia, si è trasformata in genocidio. Per questa sua resistenza è stato dichiarato fuori legge durante un colpo di stato in Turchia, entrando poi nelle liste internazionali delle organizzazioni terroristiche).
Oggi la Turchia sta scegliendo di appoggiare il terrorismo jihadista per abbattere uno dei pochi esempi di alternativa politica, sociale e culturale all’iniquità del sistema capitalista. Il confederalismo democratico è basato sull’autogoverno, sull’emancipazione della figura della donna, sull’ecologia radicale, il rifiuto dello stato nazione e della violenza tra i popoli. La Turchia sta attaccando un territorio a sè confinante perchè vuole ampliare il raggio d’azione del progetto di genocidio del popolo curdo.
SIAMO COMPLICI E SOLIDALI CON LA RIVOLUZIONE PORTATA AVANTI DALLE POPOLAZIONI DEL NORD DELLA SIRIA.
FERMARE L’AGGRESSIONE MILITARE TURCA CONTRO IL ROJAVA!
ANNULLARE L’ACCORDO SULLA PELLE DEI MIGRANTI TRAMITE IL QUALE L’UE REGALA MILIARDI DI EURO ALLA TURCHIA DELL’ASSASSINO ERDOGAN!
IL SILENZIO E’ COMPLICE, NON STIAMO A GUARDARE! #SAVEAFRIN
SABATO 27 GENNAIO 2018
ORE 10.30 – PIAZZETTA BELL’ITALIA, BRESCIA
PRESIDIO/VOLANTINAGGIO PER #AFRIN, CONTRO I BOMBARDAMENTI TURCHI SUL ROJAVA! #SAVEAFRIN
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Promuovono:
CSA Magazzino47
Unione Sportiva Stella Rossa
KAOS Collettivo • Culturale • Antifascista