In queste ore le tensioni in medio oriente, ed in Siria in particolare, si sono riaccese. Dopo sette anni di guerra feroce e brutale, il conflitto non accenna a fermarsi. La recente invasione della Turchia nel cantone di Afrin del Rojava (Siria del nord), in un momento in cui le trattative di pace si erano avviate, riporta instabilità nel territorio. Ma quali sono le reali cause dietro questo scellerato attacco?
Afrin, assieme a Kobane e Jazira, è uno dei tre cantoni del Rojava, una zona in cui dal 2012 i kurdi costruiscono un progetto di democrazia radicale, basato sull’autogoverno per realizzare l’uguaglianza e la piena giustizia sociale in quei territori.
Il confederalismo democratico, che è l’intuizione filosofica dietro questo progetto, è stato pensato e teorizzato da Abdullah Ocalan (detenuto nelle carceri turche dal 1999), leader di questo movimento e del PKK, ritenuto erroneamente un’organizzazione terroristica. L’accusa di terrorismo al movimento kurdo è la giustificazione con cui il Presidente turco Erdogan si crede legittimato a bombardare il cantone di Afrin causando già decine di vittime civili.
Ma chi bisogna accusare di terrorismo? Non certo i kurdi, che da anni combattono contro l’Isis e contro ogni forma di fondamentalismo islamico, che hanno resistito a Kobane e liberato Raqqa, capitale del sedicente Stato Islamico! I veri terroristi sono invece coloro che da sempre supportano l’avanzata dell’estremismo religioso e sradicano il diritto alla libertà.
Questo sta facendo il Governo turco, tramite le cosiddette “purghe” ha di fatto silenziato ogni forma di dissenso nel proprio Paese. La repressione e gli arresti di migliaia di amministratori, attivisti, giornalisti, accademici, avvocati, giudici, artisti e gli assedi nelle città del sud est della Turchia, delineano nuove forme di fascismo in Turchia.
C’è anche una preoccupante complicità con la politica di violenza e terrorismo del Governo turco, ed è quella del silenzio della comunità internazionale e dell’Unione Europea, mute davanti alle immagini di queste ore che svelano l’uccisione indiscriminata e volontaria di civili.
Nonostante sia stato convocato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 22 gennaio per discutere di tale tematica, nessuna dichiarazione è stata fatta. Al contempo Russia e Stati Uniti continuano a svolgere un ruolo strategico all’interno dell’area e, incuranti di destabilizzare la zona, alimentano questo sanguinoso conflitto.
Ora più che mai è importante sostenere la resistenza delle YPG (Unità di Protezione Popolare), delle YPJ (Unità di Protezione delle Donne), delle SDF (Syrian Democratic Forces) e di tutta la popolazione di Afrin contro l’invasione turca che ha come obiettivo l’annientamento del progetto della ROJAVA.
Invitiamo tutte e tutti a manifestare solidarietà ad Afrin, e invitiamo anche il Comune e il sindaco di Bologna, che hanno avuto modo di interloquire direttamente con i rappresentanti civili e militari di Kobane pochi mesi dopo che la città fu liberata, ad esprimersi e prendere una posizione sull’aggressione al Cantone di Afrin-Rojava.
SABATO 27 GENNAIO H 11:00 IN PIAZZA MAGGIORE
Vi aspettiamo alle ore 11:00 in Piazza Maggiore
Ass YaBasta Bologna, TPO, Làbas