Opposizione turca alla ricerca di un candidato alla presidenza- Una settimana dopo l’annuncio del Presidente Recep Tayyip Erdogan di tenere elezioni presidenziali anticipate il 24 giugno, i partiti di opposizione si sforzano febbrilmente di trovare uno sfidante per la più alta carica dello Stato che abbia delle prospettive. Le elezioni, dopo le quali entra in vigore il sistema presidenziale deciso poco meno di un anno fa con un referendum, si svolgono nelle condizioni date dallo stato di emergenza. A stento qualcuno crede che Erdogan che oltre agli strumenti del potere statale, dispone di milizie popolari altamente armate, si lasci semplicemente sostituire attraverso elezioni.
Realistico appare quindi solo in tentativo di contenere Erdogan sotto il 50 percento attraverso uno o più candidati di opposizione e di costringerlo al ballottaggio. In questo modo si riuscirebbe a dimostrare la relativa debolezza del suo dominio, cosa che a sua volta potrebbe portare spaccature nel blocco di potere e incoraggiare un golpe di palazzo e una resistenza extraparlamentare.
La candidatura di Erdogan, oltre che dal suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) religioso-nazionalista al governo, viene sostenuta dal Partito del Movimento Nazionalista (MHP) fascista e dal Partito della Grande Unità (BBP), anch’esso appartenente all’area dei Lupi Grigi, ma fortemente orientato in senso religioso. Dall’altra parte si è formata un’alleanza costituita dal Partito Popolare Repubblicano (CHP) kemalista-socialdemocratico, dal Buon Partito (IYI) nazionalista di destra e dal Partito della Felicità (Saadet) islamista di destra non rappresentato in Parlamento.
Che il partito IYI, fondato l’autunno scorso da dissidenti dell’MHP possa presentarsi alle elezioni, è dovuto a un colpo del capo del CHP Kemal Kilicdaroglu. Quest’ultimo nel fine settimana ha dato istruzioni a 15 deputati del suo partito di passare alla concorrenza di destra, perché potesse arrivare a formare un gruppo parlamentare.
Il CHP non ha ancora nominato un candidato presidenziale. Il suo Presidente Kilicdaroglu non dovrebbe presentarsi di nuovo, avendo finora perso ogni elezione contro Erdogan. Di contro Meral Aksener, Presidente di IYI, definita nei media occidentali la Marine Le Pen turca, ha già annunciato di voler sfidare Erdogan.
Aksener viene ritenuta in grado di raccogliere intorno a sé allo stesso modo elettori dell’area laico-nazionalista dei kemalisti che religioso-conservatori. Si esclude invece che l’ex Ministra degli Interni, durante il cui mandato negli anni ’90 si sono verificati innumerevoli omicidi di oppositori curdi da parte di squadre della morte, possa essere sostenuta da un numero consistente di elettori curdi.
Attualmente Kilicdaroglu e il capo di Saadet, Temel Karamollaoglu, cercano di convincere l’ex Presidente Abdullah Gül a presentarsi come candidato comune dell’opposizione. Gül fin dagli anni della gioventù fa parte del Movimento-Milli-Görüs islamista radicale e è da molti anni compagno di strada di Erdogan, ma all’interno dell’AKP aveva in parte sostenuto posizioni moderate e più volte criticato verbalmente le misure autoritarie di Erdogan.
Finora Gül non si è pronunciato su una possibile candidatura. Una decisione è attesa per la fine della settimana. Dietro all’esitazione dovrebbe esserci anche paura. Gül per anni aveva mostrato particolare vicinanza al capo religioso Fethullah Gülen, il cui movimento dalla rottura con l’AKP alla fine del 2013 viene perseguito come organizzazione terroristica. Gül sa che su di lui pende la spada di Damocle dell’arresto se dovesse intralciare Erdogan.
Il Partito Democratico dei Popoli (HDP) di sinistra e filo-curdo presenterà come candidato contro Erdogan il suo ex co-Presidente Selahattin Demirtas in carcere, come si è saputo mercoledì. Il carismatico avvocato curdo, nelle elezioni presidenziali del 2014 aveva raggiunto il terzo posto ottenendo quasi il dieci percento dei voti.
di Nick Brauns
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