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Interviste

Abbiamo vissuto il progetto di una vita alternativa

La »Comune di Gezi« e le possibilità di nuove rivolte contro il governo dell’AKP. Un colloquio con Deniz Boran- Deniz Boran è attivista del Partito Socialista degli Oppressi (ESP) e in Turchia è stata messa in carcere per la sua partecipazione alle proteste di Gezi nel 2013

Cinque anni fa a partire da Gezi-Park a Istanbul ci sono state grandi manifestazioni in Turchia. Qual è stata la ragione per la quale questo movimento ha potuto espandersi in tutto il Paese?

Il movimento di Taksim o Gezi-Park è stato uno dei movimenti più grandi e ampi che ci sia stato dalla fondazione della Repubblica di Turchia. È stato una rivolta contro il sistema dominante che lascia alle persone in Turchia sempre meno libertà e sempre meno aria per respirare. È stata la dinamica di quel tempo che da una piccola scintilla per salvaguardare il parco di questo parco di Istanbul ha fatto nascere un fuoco contro il governo.

Molte persone all’epoca parlavano della comune di Gezi. Lei come ha vissuto quei giorni a Istanbul?

Quei giorni sono stati davvero molto di più di un’ondata di manifestazioni che non voleva a avere fine. Nella comune di Gezi per un breve periodo abbiamo vissuto il progetto di una vita alternativa. Non il singolo era in primo piano, ma sempre il collettivo. Anche in altri quartieri e città si facevano assemblee e si formavano consigli. È stata una svolta sociale che avrebbe potuto cambiare davvero molto. Qui si incontravano persone di molte parti della popolazione.

La reazione del governo turco e della polizia è stata brutale. Durante lo sgombero sono state uccise persone, migliaia sono state ferite o arrestate. Questa è stata una dimostrazione di forza o di paura?

È evidente che il governo è stato messo dalla rivolta in uno stato di paura. Ankara cerca di mostrare la propria forza. Ma il potere del governo non era stabile o garantito nel tempo allora e non lo è nemmeno oggi .

Hanno cercato di soffocare nei lacrimogeni la voglia di cambiamento della gente e di abbattere l’insoddisfazione con i manganelli. Volevano spezzare la volontà e la speranza della gente in un cambiamento. Ma a lungo termine non ci riusciranno.

Dopo lo sgombero del parco e la repressione delle proteste ci hanno messi in galera a centinaia, ma questo non ci ha spezzati. In quella rivolta decine di migliaia in molte città hanno raccolto esperienze nella lotta contro la polizia. Queste esperienze non le dimenticheranno tanto in fretta.

Com’è cambiata la situazione sociale e politica in Turchia da allora? Oggi una nuova rivolta di Gezi sarebbe ancora possibile?

Negli scorsi anni in Turchia e in tutta la regione sono successe molte cose. Questo periodo è stato pieno di massacri e guerra. Certo, i problemi di allora sono attuali ancora oggi. Nei passati cinque anni di governo dell’AKP in molti ambiti si sono perfino inaspriti ulteriormente. Oggi viviamo in uno stato di emergenza permanente. La maggior parte dei media critici sono stati messi a tacere. Intere città curde nell’est del Paese sono state rase al suolo. Centinaia di migliaia hanno perso i loro mezzi di sussistenza per decreto presidenziale. Attraverso l’inflazione che sale sempre di più e l’economia debole la vita per la gran parte della popolazione diventa sempre più dura.

Oggi ci sono ragioni più che sufficienti per una nuova rivolta, ma il governo ha creato un clima di paura e promosso la divisione tra le diverse parti della popolazione. Se ce la facciamo a rimettere in primo piano gli interessi della popolazione, allora ci sarà anche una nuova rivolta di Gezi.

 

di Kevin Hoffmann

https://www.jungewelt.de/artikel/333975.haben-entwurf-eines-alternativen-lebens-gelebt.html

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