Gülaferit Ünsal: cronaca di una repressione transnazionale contro una sindacalista turca di sinistra- Gülaferit Ünsal ha 48 anni, architetta e rifugiata. Negli anni ’90 ha lavorato come urbanista nella capitale Ankara. Dopo il golpe militare del 1980 gli anni ’90 in Turchia erano caratterizzati da uno Stato autoritario e da un’instabilità economica e politica. Gruppi di sinistra e organizzazioni rivoluzionarie si formarono da movimenti di contadini, sindacali, delle donne e dei lavoratori. In quel periodo Ünsal insieme a altri impiegati statali formò il sindacato degli impiegati BEM-SEN. Dal 1992 al 1994 ne fu presidente e fino al suo arresto nel 1995 ha fatto parte della direzione. Nel 1994 il partito islamico-conservatore AKP vinse per la prima volta le elezioni comunali a Ankara. L’atmosfera politica cambiò radicalmente. In quel periodo Ünsal venne presa in custodia più volte e alla fine arrestata. Subì torture e abusi sessuali da parte delle forze di sicurezza e dei guardiani. Quando venne messa sotto processo, la pubblica accusa sostenne che nella casa di Ünsal sarebbero state trovate delle armi. »È una sciocchezza totale«, dice Ünsal. Durante la sua carcerazione in Turchia prese parte per tre volte a scioperi della fame prolungati per il miglioramento delle condizioni di detenzione e contro l’isolamento appena introdotto – complessivamente per 150 giorni. Dopo 15 mesi Ünsal fu messa in libertà nel gennaio del 1997. Ma restava una pena residua di tre anni e mezzo. Ünsal fuggì in Europa e nel 1999 fece domanda di asilo in Germania.
Alla fine del 2000 in Turchia oltre 1.000 prigionieri politici erano in sciopero della fame. Il 19 dicembre dello stesso anno unità speciali pesantemente armate assaltarono le carceri e massacrarono dozzine dei partecipanti indeboliti. Gülaferit Ünsal decise di ritirare la sua domanda di asilo in Germania e di tornare in Turchia. La sua pena residua in quel momento era caduta in prescrizione. Nel 2002 però lo Stato turco istruì un nuovo processo contro di lei, nel quale era accusata dell’organizzazione di manifestazioni del 1 maggio e di collaborazione con aree sindacali rivoluzionarie. Ünsal entrò in clandestinità. Dal 1992 Ünsal collaborò con la rivista sindacale socialista Memur Gercegi. Per via della massiccia repressione contro la famiglia di Ünsal e il suo ambiente – nel 2005 a Dersim venne ucciso suo cognato e sua moglie – fuggì di nuovo. Nel 2011 presentò domanda di asilo in Grecia. Non sapeva che contro di lei era stato emesso un mandato di cattura internazionale. Così venne arrestata e estradata in Germania. La procura dello stato la accusava di aver commesso reati in base al paragrafo 129b introdotto nel 2002 – »organizzazioni criminali e terroristiche all’estero«. Nel maggio 2013 venne condannata a sei anni e mezzo di carcere. Il tribunale considerava provato che sarebbe stata leader europea del Fronte Rivoluzionario di Liberazione Popolare (DHKP-C) che in Turchia lotta in armi contro lo Stato. Non fu possibile attribuirle episodi di violenza, avrebbe raccolto sottoscrizioni.
di Eleonora Roldán Mendívil
https://www.jungewelt.de/artikel/334174.als-terroristin-abgestempelt.html