Attacchi dell’esercito turco al quartier generale del Partito dei Lavoratori del Kurdistan nel nord dell’Iraq- Una settimana fa il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l’inizio di un’operazione militare contro il quartier generale del Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK sulle montagne di Qandil. Da allora i politici e media governativi turchi si sperticano in roboanti annunci che si »taglierà la testa del serpente« per »prosciugare la palude nel nord dell’Iraq«.
L’editorialista Abdulkadir Selvi del quotidiano Hürriyet Daily News, che ormai dopo la sua presa in carico da parte della Demirören Holding vicina a Erdogan va considerato foglio governativo del genere più serio, da per scontata una chiara strategia-Qandil della Turchia. Dopo che le vie di collegamento del PKK tra Qandil e la Turchia sarebbero state tagliate, con massicci attacchi aerei prolungati per più giorni dovrebbero distruggere le infrastrutture della guerriglia. Seguirebbe poi un’operazione di terra. Appena scacciato il PKK da Qandil, l’esercito turco costruirebbe postazioni militari nella zona montagnosa. Selvi non fa mistero delle intenzioni di conquista di Ankara: »La bandiera turca che viene issata a Qandil, sventolerà come nelle regioni siriane di Jarabulus, Al-Bab e Afrin.«
In parte questo piano – se non il tutto è da attribuire alla guerra psicologica – dovrebbe far parte dei desiderata.
L’esercito turco da marzo è penetrato con 1.500 uomini di una brigata di commando e di una di fanteria per circa 30 km in territorio iracheno e ha portato sotto il suo controllo dozzine di villaggi nella zona di Sidekan e Bradost nel triangolo di confini. Inoltre ha costruito undici basi militari, compresa una base per droni, che possono servire come infrastruttura di un’operazione maggiore oltre confine. Ma le truppe di invasione si vedono esposte quasi quotidianamente a attacchi della guerriglia, nei quali secondo dati forniti dal PKK negli ultimi giorni sono rimaste uccise dozzine di soldati. E fino alle pendici delle montagne di Qandil ci sono ancora 50 chilometri in territorio montagnoso difficilmente attraversabile.
In quanto ex soldato, il giornalista turco Metin Gurcan conosce la regione. Senza un sostegno attivo dell’Iran, fino al cui territorio statale arrivano le montagne di Qandil, e il governo centrale di Bagdad un’operazione turca non può avere successo, scrive in un’analisi per il portale Internet Al-Monitor. Ma Teheran non vuole basi militari turche al suo confine con l’Iraq, dato che con la propaggine iraniana del PKK, il PJAK, dal 2011 vige una tregua. Così il generale iraniano Abolfazl Shekarchi settimana scorsa ha smentito quanto sostenuto da aree governative turche, secondo le quali il suo Paese sosterrebbe un’operazione militare turca contro Qandil. L’Iran considera »illegali azioni militari su territorio straniero senza autorizzazione dei rispettivi governi legittimi, anche se sotto il pretesto della lotta contro il terrorismo«, così Firat cita il generale.
Il governo iracheno stesso definisce illegale la presenza militare turca nel nord dell’Iraq. Tuttavia Bagdad all’interno della regione autonoma curda non dispone di proprie truppe. E il governo regionale curdo a Erbil, economicamente dipendente dalla Turchia, tace sull’avanzata turca attraverso il suo territorio.
Per i suoi attacchi arerei in Iraq la Turchia può avvalersi di dati in tempo reale della ricognizione aerea USA sui movimenti del PKK. Mentre quindi da un lato si può mettere in conto un proseguimento del terrorismo aereo e un maggiore impiego di droni, un’operazione di terra su vasta scala attualmente appare improbabile. È pensabile un’operazione aria-terra limitata. Tempestivamente prima delle elezioni parlamentari e presidenziali di domenica prossima, un’unità di commando potrebbe issare una bandiera turca su una vetta fuori mano e così simulare all’opinione pubblica turca un apparentemente spettacolare successo.
di Nick Brauns
https://www.jungewelt.de/artikel/334399.kandil-im-fadenkreuz.html