Turchia

Ultima chance per la Turchia

[Prima delle votazioni di domenica l’opposizione mobilita milioni di persone. Si temono brogli, paura di una possibile guerra civile- La repubblica turca domenica si trova di fronte alla votazione più importante della sua storia più recente. Dopo le elezioni presidenziali e parlamentari, dovrà entrare in vigore il sistema presidenziale autoritario deciso lo scorso anno attraverso il referendum vinto di misura.

Ma di fronte allo scenario dell’incombente crisi economica con rapida decadenza della valuta nazionale Lira, svanisce il sostegno per il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) religioso-nazionalista al governo da solo dal 2002. Il Presidente Recep Tayyip Erdogan nelle sue uscite da un’impressione stanca, una volta è rimasto in silenzio nel bel mezzo di un discorso perché si era bloccato il suo telepromter.

Di contro l’opposizione mobilita milioni di sostenitori per le sue manifestazioni, tanto che gli osservatori già parlano di un »vento del cambiamento« che avrebbe avvolto la Turchia. Così giovedì oltre 2,5 milioni di persone nella città di Izmir della Turchia occidentale, considerata roccaforte dei laici, hanno festeggiato il candidato del Partito Popolare Repubblicano (CHP) kemalista, Muharrem Ince. I sondaggi si attribuiscono al 54enne ex capogruppo del CHP le maggiori possibilità di entrare in un ballottaggio contro Erdogan. Per vincerlo, Ince dipenderebbe in pari misura dai voti dei nazionalisti turchi e dei curdi. Tenta la spaccata di promettere nella metropoli curda Diyarbakir una soluzione della questione curda e a Izmir un’intensificazione della lotta contro la guerriglia curda.

Nella finora più grande manifestazione del Partito Democratico dei Popoli (HDP), mercoledì a Diyarbakir si sono riunite centinaia di migliaia di persone. Il loro candidato presidenziale incarcerato Selahattin Demirtas, giovedì con l’aiuto dei suoi avvocati nella sua cella ha tenuto una »e-manifestazione« attraverso il servizio di notizie brevi Twitter. »Dobbiamo essere non una lampadina, ma un lampadario«, ha scritto l’avvocato curdo alludendo al simbolo dell’AKP.

Solo se l’HDP indebolito dagli arresti di massa supererà nuovamente la soglia del dieci percento, esiste aritmeticamente la possibilità di una maggioranza dell’opposizione in Parlamento. Quindi è atteso che anche molti sostenitori turchi del CHP questa volta durante le elezioni presidenziali per tattica elettorale votino l’HDP filo-curdo nelle elezioni parlamentari.

Per il governo l’esito elettorale sembra già determinato. Così il canale televisivo vicino all’AKP TVnet, giovedì ha trasmesso un grafico dell’agenzia stampa statale Anadolu con il risultato di domenica secondo il quale Erdogan già nella prima tornata elettorale raggiungerebbe il 53. Si sarebbe trattato di un test, ha poi però rapidamente ritrattato il canale. Ma l’opposizione teme la preparazione di frodi.

Grande è inoltre la preoccupazione che Erdogan nel caso di una sconfitta elettorale potrebbe far scendere nelle strade il suo esercito personale, già entrato in azione nelle arre curde del Paese e nella notte del fallito golpe di due anni fa. Questa truppa paramilitare di giovani fascisti e jihadisti è stata formata con l’aiuto dell’agenzia di mercenari »Sadat« considerata la »Blackwater islamica«. Un assaggio è stato già dato a metà settimana da migliaia di seguaci dell’AKP che al grido »Allah è grande« e »noi siamo i soldati di Recep Tayyip« hanno sfilato nella Via Istiklal di Istanbul.

 

di Nick Brauns

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