Dopo la dichiarazione del portavoce del Ministero degli Esteri turco, Hami Aksoy, che la vita a Efrîn si sarebbe di nuovo normalizzata, lo Stato turco ha iniziato a ritirare apparecchiature e truppe da Efrîn. Che „normalizzazione è “?
La Turchia ha iniziato a riturare alcuni battaglioni corazzati dei Jandarma dal centro città di Efrîn, Cindirês e Raco. Come riferiscono fonti affidabili dalla regione, i battaglioni martedì notte e mercoledì mattina sono stati spostati a Atme, Azaz e nei dintorni di Minbic. Ma nei vertici strategici viene mantenuto il numero attuale di truppe. Secondo quanto si è saputo, lo Stato turco intende restare in modo permanente a Efrîn e controllare la regione attraverso la sua polizia civile e militare, i servizi segreti, le milizie, un certo numero di soldati e l’amministrazione dipendente dalla Turchia.
Intanto ieri un’altra delegazione russa si è recata a Efrîn passando per la Turchia e ha avuto colloqui con l’amministrazione turca.
Efrîn non si è normalizzata – bolle
Hami Aksoy, portavoce del Ministero degli Esteri turco, il 1 luglio durante una trasmissione televisiva aveva sostenuto che la vita a Efrîn si fosse normalizzata, che la Turchia però sarebbe rimasta ancora per un periodo. La realtà sul posto però è molto diversa. Quasi quotidianamente si susseguono rapporti da Efrîn su torture, saccheggi, furti, ricatti, stupri, distruzione e lotte per la spartizione tra la milizie.
Le forze delle YPG, YPJ e FSD con le loro azioni nell’ambito della seconda fase della resistenza di Efrîn non hanno dato tregua alle truppe di occupazione. La crescente repressione e i conflitti tra le milizie hanno portato al fatto che perfino le tribù che collaborano con lo Stato turco insorgono contro gli occupanti.
Mentre il Ministero degli Esteri turco diffondeva la dichiarazione sulla presunta normalizzazione della regione, Efrîn dopo le esplosioni del 27 giugno vive un clima arresti di massa e retate. Contrariamente a quanto affermato da Aksoy l’occupazione di Efrîn non ha portato alcuna stabilità e bolle nonostante tutti i tentativi del fascismo turco di abbattere la resistenza.
Si intende ridurre l’obiettivo delle YPG
Il vero obiettivo del ritiro parziale non è di mettere in sicurezza Efrîn, ma lo Stato turco. All’offensiva di occupazione iniziata il 18 gennaio contro Efrîn ufficialmente hanno partecipato 6.400 soldati e 47 milizie, tra cui membri di organizzazioni terroristiche come Stato Islamico e al-Nusra, con 25.000 mercenari. Si sospetta che i numeri veri siano molto più alti.
Attraverso il suo ritiro parziale lo Stato turco cerca di suscitare l’impressione di, ‚aver portato la pace a Efrîn come salvatrice‘. Allo stesso tempo viene ridotta la superficie di attacco per le azioni delle YPG e YPJ in aumento.
Continua il piano di cambiamento demografico
Circa 100.000 persone da Ghouta, Hama, Homs, Turchia e altre località dal 18 marzo sono state insediate a Efrîn. In questo modo si vuole modificare la demografia di Efrîn nel senso delle trattative ‚Ghouta per Efrîn‘. La visita di ieri di una delegazione russa tuttavia sembra indicare che ci sono discussioni in corso sulla consegna di alcuni territori alla Russia. La visita della delegazione dalle famiglie di coloni a Cindirês, Şiyê e Efrîn rappresenta un segnale che la politica di trasformazione demografica va avanti.
BÊRÎTAN SARYA | ANF