Interviste

Saleh Moslem: La ‘terza via alternativa’ si è dimostrata percorribile

Il dirigente del TEV-DEM spiega come il modello Rojava sta funzionando.Durante il conflitto interno in corso in Siria dal marzo 2011, il Consiglio del Popolo di Kobanê ha è subentrato  nell’amministrazione di Kobanê il 19 luglio 2012.

Quella è stata la scintilla che ha dato luogo alla Rivoluzione del Rojava.

A seguito di questa rivoluzione, la regione del Rojava è stata oggetto di attacchi dei gruppi mercenari di ISIS e al-Nusra, tutti sostenuti dallo Stato turco.

Parlando con ANF nell’anniversario della Rivoluzione del Rojava, Saleh Moslem, l’ex co-Presidente del PYD (Partito dell’Unione Democratica), ora rappresentante per gli affari esteri del TEV-DEM (Movimento per una Società Democratica), ha detto che quello che è stato vissuto in Siria per 7 anni non è una rivoluzione ma un conflitto di potere. L’unica rivoluzione è quella che è stata fatta nel Rojava.

Saleh Moslem, uno dei nomi simbolici della Rivoluzione del Rojava, ha risposto a domande sulla Rivoluzione del Rojava, la ‘terza via’ sulla quale era basata e gli sviluppi che ora è stato possibile vivere.

La Rivoluzione del Rojava indotta dalla decisione di seguire una ‘terza via alternativa’. Come è stata implementata questa ‘terza via alternativa’ nel Rojava?

Il sistema di ribellione che è iniziato nel Medio Oriente nel 2010, effettivamente era stato preparato per perseguire un Nuovo Ordine Mondiale che il sistema aveva sviluppato fin dal 1995.

Certamente in Tunisia, Libia, Egitto ci sono state mobilitazioni: alcune hanno cambiato il potere, alcune hanno usato il potere della NATO. L’Islam moderato è stato definito come un modello per questo ordine mondiale in cambiamento. Ancora una volta alla Turchia è stato dato un ruolo. Questo è il periodo in cui Erdogan è arrivato al potere in Turchia nel 2002. I Fratelli Musulmani sono arrivati al potere quando i Paesi arabi hanno cambiato i loro governanti.

Poi, nel 2011, è stata la volta della Siria. Quando è iniziata la guerra civile siriana, c’era un regime anti-democratico da una parte e i Fratelli Musulmani sponsorizzato dall’estero che lo volevano sostituire dall’altra.

Abbiamo deciso di non sostenere nessuno dei due. Non abbiamo combattuto contro il regime, ma abbiamo identificato una posizione alternativa, la nostra linea. Diversa dal potere dietro ai gruppi armati in Siria e da quello di cui sappiamo che aspira al potere, non alla democratizzazione. Abbiamo chiamato questo ‘terza via politica’. Il nostro obiettivo è di ottenere i nostri diritti democratici, di costruire l’organizzazione del popolo e di fare affidamento sulla nostra forza.

Chiaramente non avevamo interesse nel chiudere le porte del dialogo con nessuna delle forze, ma non le sostenevamo. Tuttavia la situazione era che avevamo bisogno di espellere le forze del regime dalle nostre zone dato che cercavano di prendere il controllo. La Rivoluzione è iniziata a Kobanê il 19 luglio. In questo processo ci sono stati piccoli conflitti in alcuni luoghi e non è stato versato molto sangue.

Stiamo creando un sistema alternativo. Formiamo un sistema che non è privo di potere, che non guarda al potere, le persone possono auto-amministrare città e regioni con le loro strutture e la loro organizzazione. Questo è iniziato prima del 19 luglio. Sono state costruire istituzioni per la sicurezza della popolazione. Sono stati costituiti tribunali popolari.

Il sistema di amministrazione autonomo

Le istituzioni della popolazione si sono stabilizzate e il pubblico ha iniziato a credere in loro. La gente ha iniziato a fare affidamento sulle proprie forze e potenzialità. Hanno iniziato a partecipare a questo processo. La nostra ‘terza via’ è cresciuta e è diventata più forte. Certamente dopo l’inizio della rivoluzione il 19 luglio gli attacchi hanno iniziato a aumentare. Dopo la partenza del regime dalle nostre regioni, altri gruppi hanno iniziato a attaccarci e ci hanno creato problemi. In particolare, al-Nusra e Liwa Tawhid. La Turchia sosteneva questi gruppi.

Dovevamo proteggerci. Abbiamo sofferto molto, sia come popolazione che come organizzazioni. Molte persone che sono uscite da Kobanê e volevano andare a Aleppo sono state catturate e uccise da questi gruppi sulla strada di Manbij. Ora la gente sapeva di questi fatti e ascoltava di più l’amministrazione.

Come ha reagito la gente a questa ‘terza via’?

La ‘terza via’ è una cosa nuova: fare affidamento su se stessi, sicurezza di sé, auto-organizzazione e auto-regolamentazione. Nel Medio Oriente sapete che la cosa più consueta è di fare affidamento su un potere più forte. Questa mentalità qui è radicata da migliaia di anni. Per questi popoli cambiare mentalità richiede un grande sforzo.

Ma siamo riusciti a spostare i popoli verso il nostro sistema nuovo.

Ci sono diversi popoli tra noi: siriaco, armeno, turkmeno… Credono in questo modello perché lo applicano alla vita quotidiana. Basandosi sulla loro forza, vivono facendo affidamento su se stessi.

Non ci siamo allontanando dai nostri principi

Coloro che vedono questo modello implementato sono sorpresi. “Come fate a mantenerlo?”, chiedono. I popoli vivono insieme in un destino di unità, credono nel loro potere e creano le loro organizzazioni.

Le forze internazionali, coloro che combattono contro ISIS insieme a noi, hanno visto il modello implementato e sono arrivati a credere che sia effettivamente sostenibile.

Crediamo che questo modello possa essere applicato a tutta la Siria in futuro. Ma per quanto ci riguarda, questo è il nostro problema più grande. Al momento alcune forze non credono che stiamo effettivamente vivendo seguendo questo modello.

ANF – BERÎTAN SARYA

 

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