Rassegna Stampa

Percorso verso la pace

Per la prima volta colloqui ufficiali tra governo siriano e forze curde. La Turchia teme un’offensiva su Idlib Su invito del governo siriano la scorsa settimana per la prima volta rappresentanti della regione di amministrazione autonoma nel nord della Siria si sono trovati per colloqui ufficiali a Damasco. La delegazione era guidata dalla politica curda Ilham Ahmed come Presidente del Consiglio Democratico della Siria. Si tratta della rappresentanza politica delle Forze Siriane Democratiche (FSD) formatesi intorno dalle Unità di Difesa del Popolo curde insieme a milizie arabe, assire e turkmene. Questa coalizione di milizie, finora sostenuta dagli USA nella lotta contro lo »Stato Islamico« controlla almeno un quarto del territorio statale siriano, tra cui le zone di insediamento curde note come Rojava, importanti infrastrutture come la diga sull’Eufrate e giacimenti petroliferi e di gas naturale a Deir Al-Sor.

Intesa con i rappresentanti del governo si sarebbe trovata sul fatto di continuare il dialogo e di fare in modo che finiscano la violenza e la guerra, ha annunciato sabato il Consiglio Democratico della Siria dopo la prima tornata di colloqui. In tutti campi ora andranno formati comitati per una roadmap per una Siria decentralizzata e democratica.

Salih Muslim, il portavoce per la politica estera della coalizione principale nella zona di amministrazione nel nord della Siria, Tev-Dem, sabato in una conferenza stampa a Qamishlo ha messo in guardia rispetto a aspettative premature. Perché negoziati diretti o una riconciliazione formale non ci sarebbero ancora state. In particolare per un accordo servono garanzie internazionali. »Il nostro popolo ha fatto grandi sacrifici per combattere il terrorismo nella regione e costruire amministrazioni autonome. La popolazione ormai si autogoverna e lo farà anche in futuro«, ha detto Muslim nominando condizioni per un accordo con Damasco. Lì tuttavia una Siria federale viene nettamente rifiutata.

I colloqui a Damasco erano stati preceduti da un incontro nella città di Tabqa come misura per la creazione di fiducia. Li è stato concordato di rimettere la diga sull’Eufrate sotto il controllo tecnico di personale specializzato del governo.

Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin a latere dell’incontro di vertice dei BRICS giovedì scorso a Johannesburg in Sudafrica si è mostrato preoccupato per i colloqui con la parte curda considerata terrorista da Ankara. In questi colloqui, secondo informazioni dell’agenzia governativa turca Anadolu si sarebbe trattato anche di una »cooperazione militare contro Ankara«. Questo riguarda in particolare la possibilità di un’offensiva congiunta delle FSD e dell’esercito siriano per la liberazione della provincia nella provincia nordorientale di Idlib controllata da gruppi combattenti vicini a Al-Qaida.

Come contropartita le FSD sperano di ottenere il sostegno siriano per la liberazione del cantone curdo di Afrin occupato dall’esercito turco e dai suoi mercenari. »Se vediamo che il nostro ruolo nella liberazione di Idlib può essere utile per la liberazione di Afrin, allora siamo pronti«, ha detto il Presidente del Tev-Dem Aldar Khalil all’agenzia curdo-irachena Rudaw confermando riflessioni di questa natura.

L’esercito turco a Idlib nell’ambito dell’accordo di Astana con Russia e Iran ha costruito una dozzina di postazioni militari. Queste ufficialmente servono per il controllo di una zona di de-escalation, di fatto però fungono da scudi protettivi per decine di migliaia di combattenti jihadisti ritiratisi a Idlib da altre parti del Paese.

Se si arriverà a un attacco contro Idlib, dipende anche dalla Russia. Perché da un lato Mosca agisce come potenza protettrice del governo siriano che ha un interesse a riportare sotto il suo controllo la roccaforte dei gruppi armati, ma dall’altro lato Mosca non vuole rischiare le sue relazioni bilaterali con la Turchia sviluppate di recente, che mirano a un indebolimento della NATO.

di Nick Brauns

https://www.jungewelt.de/artikel/336984.fahrplan-zum-frieden.html

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