Interviste

Erdogan terrorizza il suo Paese

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che verrà a Berlino dal 28 al 29 settembre. Lì verrà ricevuto con onori militari. Ci saranno anche proteste? Assolutamente. È prevista una manifestazione. E già da diverse settimane gruppi di sinistra invitano a portare la visita all’attenzione dell’opinione pubblica sia alla vigilia che il giorno stesso attraverso azioni decentrate.

Cosa critica nell’accoglienza?

Erdogan è un criminale, dittatore e assassino. Tiranneggia il suo Paese con mezzi fascisti, le galere sono piene di prigionieri politici. Il governo dell’AKP nel 2016 ha attaccato militarmente il sudest curdo della Turchia per abbattere il locale movimento democratico. Inoltre tiene sotto occupazione parti della Siria, lì collabora anche con jihadisti e terrorizza la popolazione locale.

In tutto questo il sostegno tedesco ha svolto un ruolo decisivo: i carri armati con i quali le forze armate turche sono entrate a Afrin sono di produzione tedesca. I denari con i quali Erdogan finanzia i suoi campi profughi dai quali fa reclutare jihadisti, glieli ha procurati Angela Merkel. E la persecuzione di gruppi dell’opposizione turca e curda, il governo federale ce la mette in cima come regalo.

Questa persecuzione potrebbe colpire anche il suo gruppo. Poco fa ha detto che attivisti della »Radikale Linke Berlin« sono andati in Siria del nord per unirsi alla rivoluzione.

Naturalmente, vediamo il pericolo che questa o quell’auorità fiuti l’opportunità per un attacco. Se dovesse succedere questo, difenderemo questa decisione. La rivoluzione in Siria del nord, in Rojava, è il tentativo della popolazione locale di amministrarsi da sé, di costruirsi un futuro. Una maggioranza della popolazione in questo Paese non la pensa diversamente e se si dovesse arrivare a dei processi, li renderemo un tribunale pubblico contro le macchinazioni a Berlino e Ankara.

Non sono le persone che difendono questa costruzione democratica a essere terroristi. Sono piuttosto coloro che fanno soldi con l’export delle armi. Coloro che ricevono un pluriomicida con onori militari. Coloro che sostengono una guerra di aggressione. Se qui qualcuno deve stare alla sbarra in un tribunale, allora sono Erdogan e il governo federale.

Nell’autunno di quest’anno ricorre il 25° anniversario del divieto del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, PKK, in Germania. Quale funzione ha questo divieto?

La Germania storicamente ha legami molto stretti con la Turchia e per questo ha sempre svolto un ruolo precursore in Europa quando si è trattato della criminalizzazione di comunisti, socialisti e democratici. Il divieto del PKK in questo contesto è un’arma molto potente. Perché mette le autorità in condizioni di procedere arbitrariamente contro qualsiasi casa editrice, associazione, gruppo, che in quale modo simpatizza con il movimento curdo. Ormai basta mostrare bandiere di gruppi che non sono nemmeno vietati, come le Unità di Difesa del Popolo siriane YPG, per essere vittima di perquisizioni domiciliari e persecuzione giudiziaria.

Le autorità puntano sulla deterrenza e l’intimidazione. E noi siamo certi che dopo la vista di Erdogan a Berlino ci sarà di nuovo un’ondata di repressione. Allo stesso tempo in autunno ci saranno anche proteste di massa contro questo divieto. In fin dei conti sarebbe irrealistico che il divieto in questa situazione venga ribaltato ufficialmente, ma noi contiamo sul coraggio civile delle persone di ignorarlo in massa.

di Peter Schaber

Marko Lorenz è portavoce della »Radikale Linke Berlin« (RLB)

 

https://www.jungewelt.de/artikel/338106.protest-gegen-erdogan-erdogan-terrorisiert-sein-land.html

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