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Fermare i bombardamenti e gli incendi, l’espulsione e i massacri contro il popolo curdo! Libertà per Abdullah Öcalan- Roma

La sporca guerra del governo turco contro il popolo curdo si sta intensificando in tutto il Kurdistan. Il regime fascista in Turchia sta inasprendo la repressione nei confronti del popolo curdo e di tutta l’opposizione democratica: la più durevole azione di disobbedienza civile che vede da 23 anni le madri e le famiglie delle persone fatte sparire dagli squadroni della morte durante la dittatura degli anni ’90 due settimane fa è stata vietata e repressa con violenza e arresti dalle forze di polizia, così come è stata ostacolata la manifestazione indetta per l’1 settembre, giornata internazionale per la pace, convocata a Amed (Diyarbakir).

Mentre ormai sono decine migliaia i politici, giornalisti, accademici e attivisti in carcere, si susseguono le denunce delle associazioni per i diritti umani sulle torture e i maltrattamenti in carcere e sulla mancanza di cure di prigionieri e prigioniere malati, alcuni dei quali in fin di vita, che per legge avrebbero diritto a essere trasferiti dal carcere in strutture sanitarie esterne in grado di curarli.

Nelle amministrazioni forzate che il governo turco ha istituito nei territori curdi al posto di quelle democraticamente elette dalla popolazione, dilaga la corruzione, la violenza e gli abusi nei confronti della popolazione e dell’ambiente.

Da settimane a Dersim e sul monte Cudi incendi boschivi causati dai bombardamenti distruggono l’ambiente per rendere impossibile la vita in quei territori e con la violenza e arresti viene impedito qualsiasi intervento per spegnerli.

La stessa tattica viene usata dal governo turco a Qandil in Kurdistan del sud (Iraq del nord), bombardando civili e devastando e bruciando il territorio con l’obiettivo di rendere l’ambiente invivibile e di espellere la popolazione.

Particolarmente sotto attacco sono il campo profughi di Maxmur e il territorio di Shengal, dove dopo il genocidio del 2014 della popolazione ezida da parte di Stato Islamico, si va costruendo un sistema di autogoverno con proprie forze di autodifesa, unica possibilità per ezide e ezidi di difendersi da nuovi genocidi.

In Siria continua in modo sempre più brutale l’occupazione di Afrin, dove le milizie islamiste assoldate dalla Turchia saccheggiano, distruggono, sequestrano e torturano la popolazione locale e allo stesso tempo gli sfollati rifugiati nel cantone di Shebha soffrono della mancanza di aiuti umanitari a causa della totale indifferenza delle organizzazioni umanitarie internazionali. Allo stesso continuano con determinazione le azioni di resistenza per la liberazione di Afrin.

Proseguono intanto gli attacchi dell’esercito turco contro il territorio di Kobane e la costruzione del muro lungo il confine turco-siriano e a Idlib si va profilando una crisi umanitaria che avrà come conseguenza l’ammassarsi di centinaia di migliaia di profughi al confine con la Turchia, dove l’autocrate fascista Erdogan, da un lato fa sparare contro i profughi mentre e dall’altro incassa miliardi di Euro dell’Unione Europea per rinchiudere chi riesce a passare, in campi profughi in condizioni disumane e sfruttare in particolare i bambini, attraverso il lavoro nero, e per essere il re-insediamento nelle zone curde per indurre artificialmente un cambiamento demografico, come del resto sta avvenendo a Afrin. Allo stesso tempo Erdogan invece accoglie islamisti e jihadisti, perché possano avere modo di riorganizzarsi e preparare nuovi attacchi, anche in Europa.

Anche in Iran continua la repressione nei confronti della popolazione curda. I kolber, i trasportatori che non avendo altre possibilità di sussistenza e di reddito, sostengono le loro famiglie grazie dal commercio transfrontaliero, sempre più spesso sono vittime di esecuzioni extragiudiziali da parte dalle forze di sicurezza del governo iraniano. Ma la repressione contro la popolazione curda non si limita a questo: la lotta popolare per la democrazia viene repressa e prigioniere e prigionieri sottoposti a torture e trattamenti disumani e condannati a morte per impiccagione. In questi giorni un oppositore politico in vista dell’avvicinarsi della data fissata per l’esecuzione proprio per questa settimana, si è cucito la bocca. Tra i prigionieri che potrebbero essere giustiziati in questi giorni c’è (una è una donna). L’impiccagione di Ramin Hüseyin Penahi è annunciata per il 4 settembre.

Tutto questo avviene nell’indifferenza e nel silenzio delle istituzioni istituzionali e dei governi europei, tra cui quello italiano, le cui industrie continuano a intrattenere relazioni commerciali con i governi dei rispettivi Paesi, soprattutto con la Turchia, traendo profitti soprattutto dalla vendita di armi e materiale bellico.

Storicamente la situazione del popolo curdo si riflette sulle condizioni di carcerazione e isolamento (senza pari nel mondo) nei confronti del leader del popolo curdo, Abdullah Öcalan. Le uniche notizie che si hanno di lui ormai da tre anni, riguardano l’ulteriore inasprimento delle sue condizioni di isolamento.

Fermare i bombardamenti- Fermare gli incendi-Fermare l’espulsione e i massacri contro il popolo curdo. Libertà per il presidente Öcalan!

 

 

Per denunciare la gravità di questa situazione vi invitiamo a partecipare al presidio che si terrà il  7 settembre 2018 dalle 16.00 alle 19.00

a Piazza dell’Esquilino

Centro Socio-culturale curdo Ararat – Rete Kurdistan Roma

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