Sciopero nelle zone curde dell’Iran. Protesta contro il bombardamento di campi di rivoltosi in Iraq. Giustiziati prigionieri politici In numerose città curde dell’Iran mercoledì si è arrivati a uno sciopero generale. La maggior parte dei negozi a Sanandaj, Mariwan, Saqqez, Bane, Mahabad e Piranshah sono rimasti chiusi, ha riferito la pagina di notizie Kurdistan 24. Con la fermata, i partecipanti hanno protestato contro gli attacchi dei Guardiani della Rivoluzione Iraniani (IRGC) contro campi dei partiti curdi nel nord dell’Iraq e contro l’esecuzione di prigionieri politici.
Sabato gli IRGC avevano bombardato la regione autonoma nel nord dell’Iraq. I sette missili a corto raggio hanno colpito un campo di addestramento dei peshmerga del »Partito Democratico del Kurdistan Iraniano« (PDKI) e il quartier generale del »Partito Democratico del Kurdistan – Iran« (KDP-I), risultato di una scissione del 2006, dove era in corso un incontro di direzione. Secondo quanto riferito dall’agenzia ANF nell’attacco sono state uccise 21 persone, tra loro diversi componenti della direzione del KDP-I. Dozzine di persone sono state ferite.
PDKI e KDP-I soostengono un Iran federale con diritti di autonomia per i circa sei milioni di curdi. Dal 2015 il PDKI ha anche ripreso una lotta armata contro Teheran. I suoi peshmerga negli ultimi mesi sono riusciti a aumentare nettamente la loro presenza nel Kurdistan iraniano, si è arrivati scontri con le forze di sicurezza iraniane e ci sono state dozzine di morti da entrambe le parti. A giugno il capo del PDKI Mustafa Hijri e il Presidente del partito Komala di orientamento socialdemocratico, Abdullah Mohtadi, a Washington hanno chiesto il sostegno degli USA.
Poco prima degli attacchi missilistici sulle due basi di partito nell’Iraq del nord, sabato in Iran sono stati giustiziati i tre prigionieri curdi Ramin Hossein Panahi, Zanyar Moradi e Luqman Moradi, dopo che le esecuzioni erano state più volte rinviate a seguito di proteste a livello internazionale. Tutti e tre erano stati condannati a morte per »inimicizia nei confronti di Dio«, avrebbero sostenuto il Komala. Il padre e lo zio dei cugini Zanyar e Luqman in carcere dal 2009, Iqbal Moradi, come attivista di spicco di un’organizzazione curda per i diritti umani era stato assassinato solo sette settimane fa nel suo esilio nel nord dell’Iraq. La responsabilità viene attribuita ai servizi segreti iraniani. Inoltre domenica sarebbero stati giustiziati anche due peshmerga del PDKI incarcerati.
Il »Partito per una Vita Libera in Kurdistan« (PJAK), un’organizzazione sorella del » Partito dei Lavoratori del Kurdistan« (PKK) attivo in Turchia, a fronte degli »attacchi del regime del terrore« ha invitato i partiti curdo-iraniani a mettere da parte le differenze e all’unità. Tuttavia il PJAK, che dal 2011 rispetta una tregua con Teheran, rifiuta qualsiasi ingerenza dell’estero. Il partito punta invece sulla dinamica interna di movimenti di protesta sociale per la trasformazione democratica dell’Iran.
Il PJAK sospetta anche che la vicinanza temporale degli attacchi rispetto al vertice sulla Siria dei Presidenti di Turchia, Russia e Iran a Teheran di venerdì scorso, non sia stata una coincidenza. Si ritiene che l’Iran abbia acconsentito a procedere in modo più aspro contro organizzazioni curde per ammansire Ankara alla vigilia dell’offensiva dell’esercito siriano, sostenuta da Mosca e Teheran, contro la roccaforte jihadista sotto protezione turca a Idlib nel nord della Siria.
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