La Rete-Kurdistan esprime la solidarietà più ampia ai compagni che in Sardegna sono stati accusati di partecipazione ad associazione terroristica (art.270 bis Codice Penale). Tale associazione sarebbe riconoscibile nelle Unità combattenti Kurde (YPG e IFB International Freedom Battallion) in quanto “riconducibili al Partito dei Lavoratori del Kurdistan”, associazione terroristica, secndo l’accusa, in quanto inserita nella “lista nera” delle organizzazioni terroristiche. E’ vero, invece, che le unità combattenti kurde (tra cui anche quelle di donne, YPJ) sono alleate con la coalizione formata dalla Nato, a cui partecipa l’Italia e queste unità hanno combattuto egregiamente, con opera coraggiosa e volontaria, liberando numerose città assediate o occupate dall’Isi, quelli sì veri terroristi.
Lo strumento dell’accusa giudiziaria utilizzata contro i compagni A.Pabis e P.Caria, dimostra che lo scopo è quello di applicare le misure di prevenzione del ritiro del passaporto, previste e inserite nell’art.270, con una modifica legislativa operata dal governo Renzi, e dimostra ancora una volta la volontà di limitare il diritto di espressione del pensiero politico e di limitare, altresì , la libertà di circolazione dei compagni che lottano per proporre la loro solidarietà al popolo kurdo.
Tali libertà, espresse dalla nostra Costituzione non collidono con la volontà del Ministero della Giustizia, che, con provvedimento del gennaio 2017, ha disposto di non accogliere le richieste di estradizioni proposte dalla Turchia nei confronti dei cittadini kurdi sospettati o condannati di aderire al PKK, indicando, quindi, la volontà di non aderire alla definizione che di esso dà la “lista nera” ;inoltre è nota la battaglia che da anni viene portata avanti da numerose associazioni nel mondo per la cancellazione del PKK da quella lista.
E’ evidente la volontà della Procura di Cagliari di perseguire i compagni che hanno liberamente espresso la loro solidarietà al popolo kurdo ed hanno utilizzato l’accusa così grave al fine di privarli del diritto di circolazione e una intimidazione per non far loro praticare liberamente il diritto alla solidarietà Internazionale.
La Rete Kurdistan, pertanto, ribadisce la propria solidarietà e affetto ai compagni sardi colpiti da questa repressione.