Rassegna Stampa

I campi di lavoro di Erdogan

Morti e arresti: senza riguardo per i lavoratori viene fatta avanzare la costruzione del terzo aeroporto di Istanbul- Come »Luogo nel quale i sogni si avverano«, il consorzio di imprese Istanbul Grand Airport AS (IGA) promuove il terzo aeroporto di Istanbul in costruzione. Secondo la volontà del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan l’aeroporto, con sei piste di atterraggio e una capacità di 200 milioni di viaggiatori l’anno, dovrà essere aperto tra meno di un mese, il 29 ottobre – il 95° anniversario della Repubblica di Turchia. Invece per decine di migliaia di lavoratori che in tempi record in solo quattro anni e mezzo edificano questo prestigioso progetto centrale, si avvera un incubo quotidiano.

Si tratta di un »prototipo di cantieri sfruttatori dell’AKP che si sono trasformati in veri e propri campi di concentramento«, lamenta il Partito Democratico dei Popoli (HDP) di sinistra in un rapporto sulle sistematiche violazioni dei diritti dei lavoratori nella costruzione dell’aeroporto nella regione Arnavutköy nel nordovest della metropoli. Il tempo di lavoro medio ammonterebbe a dodici ore, per via di carenti possibilità di trasporto ai campi di container anche 14 ore non sarebbero una rarità. Il dato sommerso è molto più elevato. Così il rinomato quotidiano Cumhuriyet a febbraio ha riferito un numero di circa 400 morti, dei quali il governo ne ha confermati appena 27. Alle famiglie delle vittime è stato pagato il prezzo del silenzio, ha dichiarato l’allora Presidente del sindacato degli edili Insaat-Is, Mustafa Akyol. Secondo quanto dichiarato dai sindacati, ormai le ambulanze non accendono più le sirene per evitare di far notare gli incidenti ai lavoratori.

Per via delle catastrofiche condizioni di lavoro il 14 settembre almeno 3.000 degli oltre 30.000 lavoratori che quotidianamente vengono giorno e notte, sono entrati in sciopero. Elemento scatenante dell’astensione dal lavoro spontanea è stato l’incidente di un bus navetta nel quale erano rimasti feriti 17 colleghi. Gli scioperanti hanno riassunto in un manoscritto 15 rivendicazioni relative a condizioni di sicurezza insufficienti, salari in arretrato anche da sei mesi, condizioni non igieniche nei container dormitorio, cibo immangiabile e lunghi tempi di attesa degli autobus per il cantiere.

La polizia militare ha attaccato i lavoratori in rivolta con idranti e gas urticante. In un assalto notturno ai campi di container sono stati fermati 561 lavoratori. Contro 24 presunti leader, in prevalenza appartenenti ai due sindacati degli edili Insaat-Is e Dev-Yapi-Is, successivamente è stata disposta la custodia preventiva.

Dopo che perfino il rapporto della polizia non è stato in grado di citare azioni perseguibili da parte dei contestatori, i manager del consorzio edile IGA e media vicini al governo hanno diffamato gli scioperanti come »provocatori« e »terroristi« – sfruttando allo scopo il fatto che un numero di operai superiore alla media è di origine curda e con questo comunque oggetto di sospetto generalizzato. Da quando si è verificato lo sciopero la polizia militare e unità antiterrorismo sono presenti nel cantiere con veicoli corazzati che – così il Presidente del Dev-­Yapi-Is Özgür Karabulut – ora sembra un »campo di lavoro« [ted. Arbeitslager]. E la repressione continua: alla fine della scorsa settimana altri tre lavoratori sono stati messi in custodia preventiva dopo che circa 400 lavoratori avevano protestato con dei fischietti per l’assenza di trasporti verso i loro alloggi.

»I lavoratori edili non sono schiavi«, si dice in una lettera dei sindacalisti incarcerati. »Non è un crimine rivendicare i propri diritti. I veri colpevoli sono i capi di IGA che hanno condannato noi lavoratori a condizioni di lavoro disumane.« Del consorzio edile fanno parte cinque gruppi industriali vicini al partito di governo AKP. Tra i grandi investitori si trova inoltre la Deutsche Post AG, che entro il 2019 vuole aprire un grande centro di smistamento DHL-Express.

di Nick Brauns

https://www.jungewelt.de/artikel/340951.repression-gegen-arbeiter-in-t%C3%BCrkei-erdogans-arbeitslager.html

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