Ankara si prepara alle elezioni comunali: arresti di massa di oppositori. Erdogan minaccia la destituzione di sindaci. In Turchia è partita una nuova ondata di arresti di politici curdi e della sinistra, di attivisti e giornalisti. Lunedì notte unità anti-terrorismo hanno assaltato 183 abitazioni di politici dell’opposizione e giornalisti nelle province di Diyarbakir, Van, Sirnak, Urfa, Batman, Mardin, Mersin, Adana e Istanbul. Secondo quanto riferito dal Ministro degli Interni Süleyman Soylu, 151 persone sarebbero messi al bando per essere arrestati. Finora sono stati arrestati circa 100 dei banditi, tra cui numerosi iscritti e funzionari del Partito Democratico dei Popoli (HDP) di sinistra e della sua organizzazione sorella attiva a livello di politica comunale, Partito Democratico delle Regioni (DBP), dell’associazione di donne TJA, della confederazione delle organizzazioni curde della società civile Congresso Democratico della Società (DTK), nonché giornalisti dell’agenzia stampa Mesopotamia.
L’ »ondata di pulizie« sarebbe riconducibile alla »denuncia anonima di una singola persona« che si sentirebbe »disturbata« dalle attività politiche e giornalistiche degli arresti, ha riferito l’agenzia stampa curda Firat con riferimento a indicazioni di provenienza istituzionale. Le persone da arrestare sono accusate di collegamenti con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK. La scorsa settimana in un attacco della guerriglia nella provincia di Batman sono stati uccisi otto soldati e il Presidente Recep Tayyip Erdogan sabato in un discorso trasmesso in televisione aveva detto che »almeno 800 terroristi pagheranno per questo«.
Il retroscena per questi arresti intanto dovrebbe essere dato dalle elezioni comunali previste per il marzo 2019. Il Capo di Stato Erdogan spinge per anticipare le elezioni a novembre. Ma il suo alleato Devlet Bahceli, che si era dichiarato disponibile a entrare con il suo Partito del Movimento Nazionalista (MHP) fascista in un’alleanza con il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) religioso-nazionalista al governo, attualmente ancora si nega. Così Erdogan cerca di attirare dalla sua parte i Lupi Grigi di Bahceli con la promessa di un vero e proprio golpe. »Le elezioni si avvicinano. Se dalle urne dovessero uscire di nuovo queste persone infettate dal terrorismo, nomineremo amministratori fiduciari senza esitare«, ha annunciato il Presidente nel fine settimana.
In base a una legge decisa nell’agosto 2016 dalla maggioranza AKP-MHP in Parlamento, il Ministero degli Interni può sostituire i sindaci eletti con amministratori fiduciari di nomina statale. Di 102 città e comuni nelle aree curde del Paese, da allora 97 sono state messe in amministrazione forzata. Quasi la metà dei sindaci del DBP eletti nel 2014 sono in carcerazione preventiva. Senza prove sono accusati di sostenere organizzazioni terroristiche con entrate fiscali e mezzi statali.
Gli amministratori fiduciari, che di norma sono politici dell’AKP, si presentano come governatori coloniali. Su municipi e enti pubblici occupati dalla polizia militare, sono state appese bandiere turche e rimosse le iscrizioni curde, armene e assire. Migliaia di dipendenti comunali sono stati licenziati e sostituti da sostenitori dell’AKP e dell’MHP. Le organizzazioni e centri culturali delle donne sono stati chiusi, proprio i servizi comunali per la parte più povera della popolazione interrotti o trasferiti a ordini religiosi.
»Erdogan già annuncia di non riconoscere la volontà del popolo nemmeno quando esce dalle urne elettorali«, ha dichiarato il politico proveniente dal partito di opposizione kemalista CHP Sezgin Tanrikulu, dopo l’ultima minaccia del Presidente. In effetti la spada di Damocle dell’amministrazione forzata non pende solo sui comuni curdi. Anche i comuni benestanti nella regione dell’Egeo, tradizionalmente amministrati dal laico CHP, da tempo suscitano desiderio presso l’AKP.
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