Subito dopo la scomparsa e presunta uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi, il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan sembra più interessato a garantirsi concessioni dai suoi sospetti assassini in Arabia Saudita Arabia che a punirli, ma ci sono rischi in questo approccio, ha scritto il giornalista Thomas Seibert per il settimanale Arab Weekly.
Khashoggi, un critico di spicco di chi governa di fatto dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, è scomparso il 2 ottobre dopo essere entrato nel consolato saudita a Istanbul per completare i documenti sul suo divorzio. Il giornalista è stato filmato mentre entra nel consolato, ma non ci sono prove che mostrano che ne sia uscito.
Da allora, un costante flusso di indiscrezioni di funzionari turchi anonimi hanno suggerito che Khashoggi è stato ucciso nel consolato da una squadra inviata dalla leadership saudita.
Erdoğan ha fatto riferimento all’indagine e a evidenti tracce di insabbiamento nell’edificio del consolato, ma non ha accusato direttamente la leadership saudita – un fatto significato che viene da un Presidente “noto per la sua brusca retorica sia negli affari interni che nelle relazioni internazionali,” ha detto Seibert.
“Il suo approccio suggerisce che la Turchia, le cui relazioni con Riyadh sono tese per via degli stretti legami di Ankara con il Qatar e perché la Turchia sostiene la Fratellanza Musulmana, finora è sembrata meno interessata a gettare altro olio sul fuoco che a mettere la Turchia in condizioni di trarre vantaggi dalla crisi,” ha aggiunto.
Questo significherà sforzi per acquisire vantaggi economici e migliorare la posizione della Turchia contro Arabia Saudita, Russia e Iran e probabilmente vedrà una fine al sostegno dell’Arabia Saudita alle milizie curde nemiche della Turchia in Siria, ha affermato citando un analista.
Esiste già un precedente per questo approccio da parte della Turchia nelle trattative con la Russia, che secondo Seibert ha assassinato oltre una dozzina di attivisti mentre erano in Turchia.
“Ankara è stata prudente nel non lasciare che gli incidenti portassero a una crisi nelle relazioni con la Russia, un fornitore chiave di gas naturale e un partner politico sempre più importante in Siria e altrove,” ha detto Seibert.
La Turchia ha invece rimandato sospetti assassini in Russia in cambio del rilascio di leader tartari della Crimea detenuti in Russia.
Tuttavia un approccio troppo morbido con l’Arabia Saudita macchierebbe l’immagine della Turchia come porto franco per dissidenti arabi, e il Paese è “prudente per non essere percepito come un luogo dove morti sospette di reporter e attivisti non vengono perseguiti.”
D’altronde alcuni hanno accusato l’amministrazione di Erdoğan di ipocrisia sulla questione di Khashoggi, dato il recente record della Turchia con i giornalisti, ha detto Seibert.
La Turchia attualmente si trova al 157° posto tra i 180 Paesi nell’indice sulla libertà di stampa di Reporter Senza Frontiere, grazie all’azione legale intrapresa contro centinaia di giornalisti e organi di stampa.
Un esempio recente di questo si è verificato martedì, quando un tribunale in Turchia ha suggerito al governo di chiedere note rosse dell’Interpol per due giornalisti turchi residenti all’estero, Can Dündar e il redattore di Ahval İlhan Tanır, “per affrontare accuse di spionaggio in un processo iniziato dopo che il giornale di Dundar ha accusato il governo turco di inviare armi ai ribelli siriani,” ha detto Seibert.
Ahval