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Turchia

Paralizzare la macchina bellica

20 anni sulle montagne curde veniva assassinata l’internazionalista Andrea Wolf. Con iniziative di commemorazione e una manifestazione, in questi giorni viene ricordata l’internazionalista Andrea Wolf, assassinata 20 anni fa sulle montagne curde dall’esercito turco. La Wolf, che nel Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) aveva il nome di battaglia Ronahi (luce), il 23 ottobre 1998 dopo uno scontro nelle montagne di Catak nella provincia di Van insieme con altri era stata catturata dai militari. I prigionieri– come riferiscono testimoni di questo crimine di guerra – vennero torturati e uccisi in esecuzioni extragiudiziali.

L’attivista, nata a Monaco di Baviera nel 1965, all’inizio degli anni ’80 si era politicizzata nella sinistra radicale. Già a 16 anni per via di azioni militanti del gruppo anarchico »Freizeit 81« dovette scontare sei mesi carcere. Si impegnò nel movimento autonomo delle donne, nella resistenza contro l’impianto di rigenerazione nucleare di Wackersdorf e la costruzione della pista di decollo a Francoforte sul Meno e prese parte con un ruolo guida alla mobilitazione contro il vertice G-7 a Monaco di Baviera nel 1992. In questo modo la Wolf entrò in contatto con movimenti da tutto il mondo. Fu cofondatrice dell’iniziativa »Libertad!« che si impegnava per i prigionieri politici. Anche se nel momento in questione si trovava in America Centrale, in Germania venne avviato contro di lei un’indagine per una sua presunta partecipazione all’attentato dinamitardo della RAF nel 1993 contro la nuova costruzione del carcere di Weiterstadt. A quel punto si ritirò all’estero e alla fine del 1996 entrò a far parte di un’unità di donne della guerriglia curda. »Imparare dal PKK per me significa imparare da persone che hanno un’altra storia culturale, storica, ma anche economica«, motivò questo passo. »Mi assumerò al meglio delle mie capacità la responsabilità di comunicare alle persone a casa quello che in Kurdistan vedo con i miei occhi, vivo e imparo e di farlo entrare nella nostra lotta per un futuro giusto e degno.«

Dopo l’assassinio della Wolf, amici e compagni crearono una commissione d’indagine internazionale indipendente, che insieme alla madre della Wolf, Liselotte, e all’associazione turca per i diritti umani IHD, voleva chiarire le circostanze della morte. Ma il Ministro degli Esteri dell’epoca, Joseph Fischer, non mostrò alcun interesse perché venisse fatta chiarezza su crimini di guerra di un Paese NATO amico. La procura di Francoforte sul Meno nel 2005 chiuse un’indagine per uccisione di una tedesca all’estero. In Turchia una denuncia penale dell’avvocata per i diritti umani Eren Keskin contro i militari responsabili era già stata stroncata nel 2002. La Corte Europea per i Diritti Umani nel 2010 rimproverò la Turchia per una violazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani Dato perché non c’era stata »alcuna indagine adeguata ed efficace«,. Nel 2011 collaboratori dell’associazione per i diritti umani riuscirono a individuare fosse comuni con i resti mortali del massacro dell’unità di guerriglia. Nel 2013 a 2.500 metri di altezza venne inaugurato un cimitero con un monumento per »Ronahi« e i guerriglieri caduti insieme a lei. Ma il 29 novembre 2015 aerei militari bombardarono il cimitero della guerriglia.

A fronte della guerra contro i curdi tuttora in corso, che in gran parte viene condotta con armi tedesche, la richiesta di fermare l’export di armi è al centro di una manifestazione internazionalista alla quale invita un cartello di organizzazioni di sinistra curde e tedesche che si terrà sabato 27 ottobre a Monaco di Baviera in occasione del 20° anniversario della morte di »Ronahi«. Il cartello, di cui fanno parte tra gli altri Interventionistische Linke (IL), Linksjugend e Rote Hilfe, il Centro Curdo per la Società di Monaco di Baviera e associazioni di donne curde, ricorda un messaggio che Andrea Wolf aveva inviato per il 1 maggio 1997 dalle montagne del Kurdistan. »Vorrei che nelle metropoli ci fossero movimenti che attaccassero questa guerra, la rendessero impossibile. Semplicemente interrompere i rifornimenti (…). Un movimento militante che paralizza la macchina bellica.«

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