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KJK: Rafforziamo la lotta contro la violenza maschile e diamo inizio all’epoca della liberazione delle donne!

Il 25 novembre di quest‘anno, Giornata Internazionale contro la Violenza Maschile contro le Donne, ricordiamo le sorelle Mirabal che furono crudelmente assassinate per via della loro resistenza contro la dittatura fascista nella Repubblica Dominicana, e tutte le donne che nei 5000 anni di storia del sistema patriarcale hanno perso la vita a causa della violenza maschile. Il ricordo di queste donne resistenti che negli anni passati sono state assassinate dalla violenza maschile-statale, da Sakine Cansız a Berta Caceres, da Marielle Franco a Olivia Arevalo Lomas, da Shaimaa al-Sabbagh a Suad al-Ali, da Mia Manuelita Mascarinas-Green a Rosalyn Albaniel Evara, da Gauri Lankesh a Teresa Scalzo, sono le stelle che ci indicano la strada nella nostra lotta.

La violenza è iniziata con lo sfruttamento delle donne

La violenza contro le donne rappresenta la nuda espressione del sistema patriarcale e si fonda su una storia molto antica. La storia della violenza è vecchia quanto la storia dello sfruttamento della donna. Perché la donna rappresenta la prima classe, la prima colonia nella storia. Ogni altra forma di sfruttamento, dominio, violenza, oppressione e riduzione in schiavitù è nata solo nella fase di passaggio verso la civiltà statale insieme allo sfruttamento della donna. La violenza stessa è in un rapporto diretto con il potere ed è riprodotta in modo costante attraverso il sessismo come ideologia principale di potere e dominio. Per questa ragione la violenza contro le donne non è una forma di violenza qualsiasi, ma va considerata come la forma di violenza più radicata, stratificata, variegata e sistematica.

Nesso tra violenza e crisi del sistema

La violenza maschile che oggi si mostra in modo concentrato e assume sempre di più la forma di una guerra sistematica, non può essere considerata separatamente dalla crisi del sistema patriarcale. Al contrario, il sistema patriarcale cerca di trovare una via d’uscita dalla crisi concentrando, moltiplicando e affinando i suoi attacchi contro le donne. Dimensionando il suo sistema maschile, cerca di contrastare l’ambizione di libertà e la lotta per la parità delle donne che in tutto il mondo sta acquistando forza. In questo senso non è un caso che persone che rappresentano nell’immediato l’atteggiamento mentale maschile che produce violenza (come ad esempio Erdoğan in Turchia, Trump negli USA, Putin in Russia, Bolsonaro in Brasile, Duterte nelle Filippine) siano al potere. Ma allo stesso tempo vediamo che l’ordine capitalista maschile, focalizzato sul potere, sfruttatore, rappresentato da queste persone viene combattuto con maggiore forza dalle donne, che il loro potere è minacciato con maggiore forza dalle donne e che le donne guidano la resistenza più forte contro di loro.

Le donne curde resistono contro il fascismo

Come donne del Kurdistan opponiamo una forte resistenza contro i più immediati e crudeli attacchi del sistema maschile, sessista e misogino. Nel Rojava, a Shengal (Sinjar) e nel Kurdistan del Sud (nord Iraq) guidiamo con successo la battaglia contro gli attacchi barbarici e il femminicidio di IS. Allo stesso modo occupiamo il nostro posto nella prima linea del fronte contro il fascismo di Stato turco sotto Erdoğan nel Kurdistan del nord e in Turchia. Il fascismo di Erdoğan all’inizio dell’anno con il silenzioso sostegno degli Stati occidentali e regionali, insieme agli jihadisti ha occupato la regione di Afrin in Rojava ed esteso fino a qui il suo regime di terrorismo di Stato nemico delle donne. Per mettere fine all’occupazione di Afrin da parte del regime di Erdoğan, che rappresenta la più attuale forma di fascismo nel 21° secolo, noi donne invitiamo le donne di tutto il modo a partecipare attivamente alla campagna #WomenRiseUpForAfrin.

Siamo più forti che mai

Anche se l’ordine maschile agisce in modo più aggressivo che mai, noi donne siamo più forti che mai, più inflessibili che mai, più forti che mai nella nostra determinazione. Siamo più di quante siamo mai state, la nostra voce è più forte che mai, il nostro desiderio di libertà più forte che mai. In Kurdistan siamo le combattenti delle YPJ che non cedono il passo a IS e all’esercito turco. In Palestina siamo le donne senza paura che guidano la Grande Marcia del Ritorno. In Argentina riempiamo le strade per gridare con i nostri fazzoletti verdi per il diritto all’aborto “Il mio corpo è mio”. Negli USA sotto la parola d’ordine #MeToo riveliamo il sistema di molestie e di stupri, senza pensare alle conseguenze personali. In Messico siamo il movimento #NiUnaMenos, protagoniste della rivolta contro gli assassinii delle donne che hanno raggiunto il livello di un enorme femminicidio. In Iran siamo la mano che fa cadere la maschera del regime misogino e sventola il fazzoletto bianco. Siamo i berretti rossi in Sudafrica che con il grido di battaglia #TotalShutdown occupano le piazze. In India siamo le bande pink che contro la violenza maschile esercitano l’autodifesa solidale delle donne. In Svezia siamo le femministe con i palloncini rossi che insorgono per i diritti delle donne e contro il nazionalismo e il razzismo. Siamo i milioni che lottano per una fine del sistema maschile, nemico delle donne, sessista e per la costruzione di un ordine che si basi sulla libertà, la giustizia e la parità di diritti.

Ideologia sessista genera violenza

La violenza contro le donne è espressione di un’ideologia sessita. Per questa ragione il focus della lotta contro la violenza contro le donne deve essere rivolto contro la mentalità patriarcale e il sessismo. Senza una lotta efficace contro la mentalità che riproduce le più diverse facce della violenza in modo continuo, la violenza non può essere superata. In questo senso ha un grande significato il fatto che per una lotta efficace analizziamo la violenza nel suo complesso storico, sociale, sistemico e sviluppiamo percorsi e metodi che afferrino il problema alla radice.

Autodifesa delle donne urgentemente necessaria

Per questa ragione da un lato dobbiamo cercare di superare l’ideologia sessista e dall’altro sviluppare misure e meccanismi concreti per prevenire la violenza. Come movimento di liberazione delle donne del Kurdistan nelle nostre esperienze abbiamo riconosciuto che è determinante condurre la lotta teorico-ideologica intrecciandola con la lotta pratica. Mentre da un lato con il sostegno impareggiabile del nostro Presidente Abdullah Öcalan abbiamo analizzato la mascolinità come sistema, dall’altro lato continuiamo a costruire l’autodifesa della donna. Con questo non ci riferiamo solo alla protezione dagli attacchi fisici. Per noi si tratta di difendere la volontà, i pensieri, i desideri, i sogni, le esperienze, la partecipazione, in breve l’esistenza libera della donna in ogni ambito della vita contro ogni forma di impedimento e di attacco.

Rafforziamo la lotta organizzata insieme

Non basta solo dire “No alla violenza contro le donne”. Solo una lotta di liberazione complessiva delle donne contro il sistema patriarcale può prosciugare alla radice la violenza maschile. Il sistema patriarcale si organizza a livello universale e non c’è quasi ambito della vita che non abbia occupato. Per questo per noi movimenti delle donne delle diverse parti del mondo, ha un grande significato condurre la nostra lotta in modo ancora più organizzato. Il sistema non conosce lacune. Se riusciamo a rafforzare ancora e portare a un livello universale la nostra lotta basata sulle più diverse identità locali, possiamo rendere più profonde le crepe nel sistema. Più diventano profonde le crepe, più possiamo mettere in pratica le nostre alternative. Più mettiamo in pratica le nostre alternative, più verrà superato il sistema patriarcale, la sua ideologia sessista e la sua mentalità nemica delle donne.

La nostra lotta non conosce confini

Uniamo le nostre forze in questo senso sulla base del confederalismo mondiale delle donne e rafforzariamo attraverso alleanze democratiche la nostra lotta comune contro il patriarcato. Rendiamo ogni giorno un giorno di lotta contro la violenza contro le donne e facciamo in modo che ogni momento acquisti maggiore significato per una vita libera e autodeterminata. Facciamo saltare i confini che il sistema dominante ci impone, perché nel mondo dei pensieri e dei sentimenti delle donne non c’è spazio per i confini. La nostra passione per la libertà è senza limiti. Non poniamoci limiti neanche nella nostra lotta. Moltiplichiamo la bellezza nella vita e riduciamo le brutture, percependo reciprocamente sia la gioia sia il dolore. Fermiamo il sistema patriarcale e costruiamo la vita alternativa libera!

Tempo della rivoluzione delle donne

Il tempo è arrivato! Forse le condizioni per una trasformazione del nostro secolo in un’epoca della liberazione delle donne sono più forti che mai. La crisi di sistema capitalista-patriarcale minaccia più di tutto le donne. Ma la crisi porta con sé anche la possibilità di superare il sistema dominante e costruire il nostro sistema alternativo. Cogliamo quindi queste opportunità storiche e realizziamo la nostra rivoluzione delle donne!

Jin-Jiyan-Azadî!
Donne-Vita-Libertà!

25 novembre 2018

Comunità delle Donne del Kurdistan (KJK)
Organizzazione di riferimento confederalista del movimento delle donne del Kurdistan

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