Il clan Barzani consolida il suo potere nella regione autonoma in Iraq. La guida politica della regione autonoma Kurdistan – Iraq è alla vigilia di un cambio generazionale. Il potere resta nelle mani del clan Barzani che è riuscito perfino a consolidare ulteriormente la sua influenza. All’inizio della settimana, l’influente Partito Democratico del Kurdistan (KDP) conservatore e feudale, ha reso nota la nomina a Primo Ministro di Masrur Barzani, finora Presidente del Consiglio di Sicurezza. Inoltre Nejirwan Barzani, finora Primo Ministro, diventerà il nuovo Presidente della regione autonoma.
Masrur è figlio del capo del KDP Masud Barzani, per molti anni Presidente della regione autonoma dimessosi lo scorso anno, di cui Nejirwan è nipote. Masud a sua volta è figlio del leggendario comandate dei peshmerga e fondatore del KDP Mollah Mustafa Barzani, morto nel 1979, che aveva plasmato il movimento nazionale curdo fin dagli anni ‘40.
Dato che il KDP nelle elezioni del 30 settembre con il 45 percento dei voti è diventato la realtà più forte e l’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK) e Gorran, rispettivamente secondo e terzo partito, hanno già dichiarato il loro assenso, l’elezione dei due Barzani è considerata certa. In cambio le altre due frazioni si aspettano posti influenti con accesso alle casse dello Stato.
»La nomina per la carica di Primo Ministro significa che lui è il principe ereditario del clan«, è il commento del giornalista curdo-iracheno Kamal Chomani su Internet rispetto alla candidatura dell’implacabile politico di potere. Quest’ultimo inoltre è capo della polizia segreta ed è considerato il vero uomo forte della regione autonoma.
Alludendo al principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman (MBS), Chomani scrive che Barzani »potrebbe diventare lo MBS della regione Kurdistan. Questo forse va bene per alcune riforme economiche interne, ma va molto male per la democratizzazione della regione Kurdistan – Iraq.«
Lo scorso anno dopo le dimissioni di Masud Barzani, il Parlamento curdo aveva deciso di trasferire autorità che fino ad allora deteneva, come ad esempio il comando supremo sui peshmerga, al Primo Ministro. All’epoca sembrava ancora che la stella dei Barzani avrebbe potuto calare e che il rapporto tra Erbil e Bagdad fosse perturbato in modo continuativo.
Per aumentare la sua popolarità, Masud Barzani fece tenere un referendum nel quale il 92 percento dei votanti si espresse per uno Stato curdo indipendente. Il potere centrale iracheno a Bagdad reagì con l’ingresso nelle »zone contese« intorno a Kirkuk situate all‘esterno della regione autonoma. Il governo curdo perse il 45 percento del territorio sotto il suo controllo.
Le perdite, in particolare della metropoli petrolifera Kirkuk, colpirono pesantemente il PUK già indebolito da lotte di potere interne. Il KDP riuscì invece, non da ultimo comprando voti, a presentare buoni risultati elettorali nelle elezioni del Parlamento iracheno a maggio. Nel Parlamento di Bagdad, con i suoi 25 deputati è il partito singolo più forte e con questo un contrappeso non trascurabile rispetto ai partiti sciiti.
Alla fine di novembre il capo del KDP Masud Barzani in un viaggio a Bagdad che i media definirono »storico«, fece personalmente una vista di cortesia al nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri iracheno Adil Abel Al-Mahdi. Con Abel Al-Mahdi il KDP ha un importante intercessore, i cui buoni rapporti con i curdi risalgono ai tempi della lotta comune contro il capo di Stato rovesciato nel 2003. Una normalizzazione dei rapporti del governo centrale con Erbil è il presupposto per poter riprendere appieno le esportazioni del petrolio prodotto negli impianti di estrazione sotto il controllo del Ministero iracheno del petrolio a Kirkuk, verso la città portuale turca di Ceyhan passando per il territorio della regione autonoma.
di Nick Brauns
https://www.jungewelt.de/artikel/344915.Iraq-kurdistan-als-erbmonarchie.html