Gli USA e la Turchia valutano l’istituzione dei una „zona di sicurezza“ in Siria del nord. Il portavoce diplomatico del TEV-DEM, Aldar Xelîl dice che sarebbe inaccettabile. Una striscia di sicurezza sotto controllo turco porterebbe con sé solo altri rischi.
Aldar Xelîl, portavoce diplomatico del Movimento per una Società Democratica (TEV-DEM) ha analizzato la possibile istituzione di una „zona di sicurezza“ da parte della Turchia in Siria del nord. Il Presidente USA Donald Trump domenica aveva accennato a una zona di sicurezza di 20 miglia (circa 30 chilometri), senza però esprimersi su dove dovesse essere fatta né da parte dovesse essere imposta. Una zona del genere comprenderebbe città come Kobanê, Qamişlo e Tall Abyad nel Rojava. La Turchia, secondo quanto affermato dal capo di Stato Erdoğan, vorrebbe attuare la „zona di sicurezza“ proposta. Questo sarebbe stato concordato nell’ambito di una telefonata „estremamente positiva“ con Trump, ha detto Erdoğan davanti a deputati del suo partito ad Ankara. Una „zona di sicurezza“ sotto controllo turco non sarebbe in alcun modo accettabile, ha detto Xelîl a colloquio con l’agenzia stampa ANHA con sede in Rojava. „L’attuazione di una zona di sicurezza da parte della Turchia porta con sé solo altri pericoli“.
Dialogo interno siriano per una soluzione della crisi
Dall’inizio della rivoluzione per una soluzione sostenibile si è puntato su un sistema democratico in una Siria riunita, ha detto Xelîl. „Sia presso le Nazioni Unite sia con altri interlocutori sulla situazione in Siria abbiamo sempre sostenuto la posizione che solo il dialogo può portare a una soluzione della crisi“, così il politico. Nella regione si starebbe sviluppando un nuovo processo, ad ognuno oggi è richiesto impegnarsi per una soluzione della crisi. Se i conflitti dovessero essere superati nel tavolo siriano, per la Turchia e altre forze non sarebbe motivo di attaccare la Siria, così Xelîl. Se dovesse essere istituita una „zona di sicurezza“, questa dovrebbe essere sorvegliata da forze internazionali – in particolare contro le minacce di invasione turche. Questo semplificherebbe molto il dialogo tra l’amministrazione autonoma della Siria del nord e dell’est con Damasco e favorirebbe una soluzione della crisi siriana, ha detto Xelîl.
La Turchia vuole attuare il patto nazionale
Sulle intenzioni della Turchia Xelîl ha dichiarato: „Per la Turchia si tratta di mettere in pratica il patto nazionale Misak-i Milli. Il patto nazionale comprende anche l’occupazione e l’annessione della regione intorno ad Aleppo passando per Mosul fino a Kirkuk – il territorio del decaduto Impero Ottomano. Su questi territori la Turchia avanza pretese in modo più o meno aperto. La Turchia ha già occupato Idlib e Efrîn, ora si vuole occupare Minbic e il resto della Siria del nord per dividere la Siria“. Una guerra di aggressione come quella contro Efrîn tuttavia il Presidente turco in altri territori della Siria del nord e dell’est non sarebbe in grado di attuarla, per questo motivo Ankara sarebbe impegnata ad ottenere l’annessione attraverso l’istituzione di una „zona di sicurezza“, così Xelîl.
Gli USA devono rispondere a domande aperte
„Non accetteremo una zona di sicurezza sotto il controllo dello Stato turco. Abbiamo invitato gli USA a rispondere a domande ancora aperte sulla zona di sicurezza. Abbiamo comunicato a Washington che approveremo unicamente una zona di sicurezza sotto il controllo delle Nazioni Unite e della coalizione internazionale anti-IS. La Turchia è un pericolo per l’intera regione. Che questa regione venga messa sotto il controllo della Turchia è inaccettabile“.
Xelîl ha ricordato che la difesa della regione finora ha richiesto migliaia di caduti: „Noi rafforzeremo la nostra autodifesa. Non siamo contro le relazioni internazionali, ma la base della nostra rivoluzione è la nostra forza e la nostra volontà. Non rinunceremo alla regione, siamo parte dell’amministrazione. Per noi non si tratta solo degli interessi del Rojava, ma degli interessi di tutti i popoli della Siria del nord e dell’est“.
ANF