Stangata per il partito di governo nelle elezioni comunali grazie agli elettori curdi. Sindaco comunista per la provincia di Dersim- Nel contesto di una crisi economica con inflazione elevata e connesso rincaro degli alimenti di base, il partito religioso-nazionalista AKP del Presidente dello Stato Recep Tayyip Erdogan nelle elezioni comunali a livello nazionale in Turchia domenica ha perso le città più importanti in favore dell’opposizione. Anche se l’AKP con circa il 45 percento è rimasto la realtà più forte a livello nazionale, il partito kemalista CHP con 50,9 percento ha conquistato la capitale Ankara. Il suo candidato sindaco Mansur Yavas è un rigido nazionalista che in precedenza ha fatto parte dell’MHP fascista. Oltre alla sua tradizionale roccaforte Izmir sulla costa dell’Egeo, il CHP, che era entrato in un’alleanza elettorale con la scissione dell’MHP, IYI, si è aggiudicato anche le grandi città Adana e Antalya.
Nella metropoli Istanbul da 15 milioni di abitanti, a lungo si è avuta l’impressione di uno stallo. Qui l’ex Presidente del Consiglio Binali Yildirim come candidato comune dell’AKP e dell’MHP, si era dichiarato vincitore già nella notte dopo lo spoglio del 98 percento dei voti. Ma poi anche il candidato del CHP Ekrem Imamoglu si era attribuito la vittoria. Solo lunedì mattina finalmente l’agenzia stampa ufficiale Anadolu ha dichiarato che secondo l’ente elettorale Imamoglu era avanti Yildirim di circa 30.000 voti. Resta da aspettare se l’AKP accetterà così facilmente la perdita di Istanbul. Lì 25 fa, con l’elezione di Erdogan a borgomastro era iniziata la marcia trionfale dell’Islam politico.
I successi dell’opposizione sono diventati possibili perché il partito di sinistra HDP, radicato soprattutto tra i curdi, nelle città più importanti della Turchia occidentale ha rinunciato a propri candidati per la carica di borgomastro. Così, secondo quanto affermato dal suo ex presidente in carcere Demirtas, l’HDP voleva »far vacillare« il sistema dell’AKP (vedi jW del 30.3.). Obiettivo principale dell’HDP era la riconquista dei circa 100 comuni nella parte curda del sudest del Paese che negli ultimi cinque anni erano stati messi sotto sorveglianza forzata statale. Nonostante arresti di massa dei suoi funzionari, rifiuto di propaganda elettorale nei media, manipolazioni nei registri elettorali e presenza militare davanti e dentro ai seggi elettorali, l’HDP è riuscito a riprendersi il governo di cinque metropoli – compresa Diyarbakir con milioni di abitanti – sette capoluoghi di provincia, 40 capoluoghi e 12 comuni.
Un’amara sconfitta l’HDP l’ha vissuta a Sirnak. In quella che un tempo era la roccaforte del movimento di liberazione curdo, l’AKP ora ha trionfato con circa il 60 percento. Cinque anni fa lì l’HDP aveva ancora ottenuto la percentuale più alta. Ma nel 2016, la città situata in montagna è stata quasi completamente distrutta dall’esercito in scontri con le milizie del PKK, e decine di migliaia di abitanti scacciati. Oltre a migliaia di forze di sicurezza trasferite a Sirnak negli ultimi mesi, nella giornata delle elezioni altri circa 12.000 poliziotti e soldati di altre località hanno sorvegliato la votazione a Sirnak.
Nella provincia curdo-alevita di Dersim (turco: Tunceli), l’HDP che lì era entrata in un’alleanza con diversi partiti socialisti, si è visto sfidare da sinistra. Sorprendentemente il comunista Fatih Mehmet Maçoğlu ha vinto le elezioni nel capoluogo di provincia. Da un lato molti ex elettori del CHP hanno dato il voto al popolare politico locale, che in precedenza come sindaco del capoluogo Ovacik aveva imposto cooperative agrarie e trasporto pubblico locale gratuito. E dall’altro Maçoğlu ha tratto profitto anche dal fatto che il Partito Comunista (TKP), che per il resto in tutta la Turchia è rimasto insignificante, diversamente dall’HDP ha potuto fare campagna elettorale senza alcuna repressione da parte dello Stato. Perché evidentemente lo Stato preferisce avere nel municipio un sindaco comunista che si occupa in prevalenza di bisogni sociali della popolazione locale, piuttosto che l’HDP. Il suoi sindaci a Dersim erano stati incarcerati con accuse di terrorismo, inoltre l’HDP in campagna elettorale aveva sostenuto lo sciopero della fame di migliaia di prigionieri politici contro la carcerazione in isolamento del fondatore del PKK Abdullah Öcalan.
di Nick Brauns