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Le varie facce del controllo elettorale nel Kurdistan turco

Il 31 Marzo si sono svolte le elezioni amministrative in Turchia, il cui territorio a sud est è da sempre popolato in maggioranza da kurdi. Nel Bakur, Kurdistan turco, lo svolgimento delle elezioni è stato particolarmente controllato e manipolato dalle forze del governo di Erdogan e dai vari apparati militari.

Nel distretto di Kulp, situato a Nord-est della più ampia provincia di Diyarbakir, si ha testimonianza diretta dell’uso della violenza, all’interno dei seggi, non solo psicologica e intimidatoria ma anche fisica nei confronti degli elettori, dei candidati e candidate nonché degli avvocati del partito. Questo tipo di azioni, chiaramente anti-democratiche e incostituzionali, sono una delle strategie con cui il governo tenta di isolare e reprimere l’elettorato kurdo.

Nella provincia di Diyarbakir (Amed per i suoi abitanti) l’HDP ha conquistato la grande maggioranza dei seggi. (https://secim.haberler.com/2019/yerel-secimler/diyarbakir-secim-sonuclari/)

Il distretto di Kulp ha una popolazione di 35.000 abitanti. Per la tornata elettorale sono stati disposti 28 seggi di cui solo 6 nella città, e i restanti nei villaggi circostanti. La conformazione e distribuzione dei seggi in piccoli villaggi isolati e difficilmente raggiungibili, si inserisce tra le strategie politiche e repressive di controllo utilizzate dal governo centrale. L’isolamento e la concentrazione dell’elettorato kurdo in questi seggi, facilita l’intimidazione e l’uso della violenza da parte dei militari e delle milizie “private” di Erdogan che possono così agire indisturbate, scoraggiando l’affluenza curda nelle urne.

La strategia di dislocazione dei cittadini nei villaggi si limita però al momento elettorale. Al di fuori di esso, è in atto un disegno più ampio di urbanizzazione e controllo demografico, che si esplicita attraverso lo spopolamento indotto dei villaggi del Bakur i cui abitanti si trovano costretti a lasciare le proprie abitazioni a causa dell’assenza di servizi e infrastrutture presenti solo nelle grandi città.

Tale piano di urbanizzazione è volto ad ostacolare l’aggregazione e l’organizzazione dei movimenti curdi e il loro tentativo di instaurare un sistema di convivenza sociale basato sul Confederalismo Democratico. I pilastri fondamentali di questo progetto sono la liberazione della donna, l’ecologia e la democrazia diretta e partecipata.

Quello di Kulp è un esempio chiaro del funzionamento della strategia di dislocazione dei seggi: nella città principale la presenza dell’apparato militare e delle guardie del villaggio è stata costante ma inferiore ai villaggi più sperduti. L’eterogeneità degli elettori, sia turchi che curdi, rende più difficile la manipolazione, e limita l’uso indiscriminato della violenza.

Nei villaggi limitrofi si verifica una situazione opposta: nel villaggio di Kayahan si sono registrate varie violazioni delle libertà democratiche da parte di militanti del partito di Erdogan AKP e dei militari, che presiedevano il seggio. L’avvocato dell’HDP, partito egemone nella regione curda, Eyyup Aydeniz, insieme alla candidata co-sindacata, Fatma Ay, dopo esser stati avvisati del comportamento repressivo da parte delle milizie sugli elettori, costretti a votare a scheda aperta fuori dalle urne, si sono recati sul posto per impedire queste violazioni.

Una volta arrivati nei pressi del seggio, circondato e blindato, gli esponenti dell’HDP sono stati bruscamente aggrediti. La loro presenza sarebbe dovuta servire da deterrente contro gli abusi in corso. Alle richieste di presiedere il seggio per evitare ulteriori violazioni, specificando il proprio ruolo istituzionale, i presenti hanno risposto con una violenta aggressione.

“Mentre dicevo loro che sono un avvocato e che denuncerò l’accaduto”, riporta l’avvocato Aydeniz, in un’intervista rilasciata poco dopo l’accaduto, ”una delle guardie del villaggio mi ha detto, mentre ci picchiava, di essere Recep Tayyip Erdoğan unico dio della città e unico del governo, e che nessuno può fare niente contro di lui”.

Le aggressioni non si sono limitate ai due, ma hanno visto il coinvolgimento di altri testimoni, per un totale di 7 feriti portati in ospedale e dimessi poco dopo con un referto medico, che certificava le ferite agli arti e al volto.

Eyyup Aydeniz, una volta uscito dall’ospedale

La candidata Ay non si è lasciata intimorire dall’aggressione e ha dichiarato solamente: “Io non ho paura, sto tornando al villaggio dalla mia gente, è quello il mio posto!”.

Anche in altri distretti si hanno numerose prove di abusi: nel villaggio di Dolun le forze militari hanno impedito agli elettori di entrare nelle urne per votare, nel distretto Mardin, invece, 350 militari hanno votato al posto dei cittadini.

Al termine della giornata elettorale, nonostante le intimidazioni e le diffuse violenze, l’affluenza alle urne da parte di cittadini kurdi è stata altissima.

Nella stessa provincia di Kulp, dove già alle 11 del mattino l’affluenza alle urne era dell’86%, la candidata co-sindaca Ay è riuscita a vincere, raggiungendo il 49,97% dei consensi, nonostante le ferite riportate nell’aggressione per mano dei militanti dell’AKP. Un simile risultato si è verificato nelle maggiori città del Bakur, come Diyarbakir (62,3%), Van (53,83%) e Mardin (56,24%).

La resistenza della popolazione kurda è palpabile in ogni angolo del Bakur e non si lascia intimorire dalla repressione quotidiana, né dall’isolamento imposto da parte del governo di Erdogan. Un governo i cui consensi sono in erosione, che ha intrapreso la strada della delegittimazione a livello nazionale. In un simile contesto le continue conquiste elettorali e culturali del popolo kurdo assumono maggiore rilievo, fornendo prospettive più concrete alla rivendicazione dell’autonomia di una regione la cui esistenza non è riconosciuta tanto da Erdogan quanto dalla comunità internazionale.

 

Delegazione italiana di osservatori

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