Dopo aver dato il via alla “Marcia per la Libertà-Resistere per vivere”, iniziata a Milano lo scorso 20 maggio, gli attivisti curdi continuano, passo dopo passo lungo la via Vecchia Emilia, imperterriti e determinati nella loro manifestazione.
Sono in 6, provenienti dal Kurdistan turco, ed hanno deciso di dare avvio a questa dimostrazione in supporto di Leyla Güven , (deputata del Partito Democratico dei Popoli, HDP ) e co-Presidente dell’associazione della società civile DTK, la quale ha dato inizio lo scorso 8 Novembre, dal carcere di Amed (Diyarbakir), ad uno sciopero della fame a tempo indeterminato con un’unica richiesta: il rispetto dei diritti fondamentali per i dissidenti politici nelle carceri turche e la fine dell’isolamento del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan. A questa protesta si sono uniti in altri 7.000 prigionieri politici e decine di attiviste e attivisti in tutto il mondo. Anche qui in Italia, il 21 marzo scorso, in occasione della festività del Newroz (capodanno curdo), Erol Aydemir, un giovane rifugiato curdo che attualmente si trova a Roma presso il Centro Socio-Culturale Curdo Ararat, ha iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato. Per la prima volta, 30 dei prigionieri nelle scorse settimane hanno trasformato lo sciopero della fame in digiuno fino alla morte.
Il motivo?
Chiedono il rispetto dei diritti umani, della legislazione internazionale e della Costituzione della Turchia, nonché la fine dell’isolamento quale strumento di tortura che si concretizza in trattamenti disumani e degradanti della persona.
Per dare voce a coloro che sono in sciopero della fame la Comunità Curda in Italia continua con questa marcia che prevede le seguenti tappe: Piacenza (24 maggio), Fiorenzuola (25 maggio), Fidenza (26 maggio), Parma (27 maggio), Reggio Emilia (28 maggio), Modena (29 maggio), Bologna (31 maggio) con arrivo a Firenze il 5 giugno.
In ciascuna città sono previste iniziative ed una serie di incontri con le strutture solidali con la lotta del popolo curdo, associazioni, partiti, sindacati e organizzazioni della società civile, nonché con le istituzioni locali per dare visibilità a quanto sta accadendo in Turchia.
Rete Kurdistan Italia