Kurdistan

Non mi lascerò intimidire

La giustizia turca indaga contro una giornalista di Amburgo per presunta propaganda del terrorismo. Colloquio con Süheyla Kaplan

Intervista: Nick Brauns

Süheyla Kaplan è di Amburgo e lavora come reporter per l’emittente Arti TV, fondato a Colonia da giornalisti turchi in esilio

Lei è cittadina tedesca e lavora come giornalista per media di opposizione turchi con sede in Germania. Ora la giustizia turca ha avviato indagini su di lei. Di cosa è accusata?

A causa di quattro post che ho inviato via Facebook l’anno scorso durante la campagna elettorale in Turchia, sono accusata di aver fatto propaganda per il terrorismo e di aver offeso il Presidente turco Erdogan. In uno dei video si parla tra le altre cose del »Movimento Unitario di Giugno« – un’alleanza di partiti della Turchia – davanti al [centro sociale] Rote Flora ad Amburgo. Nell’iniziativa si invitava a sostenere l’opposizione in occasione delle elezioni parlamentari e presidenziali. Agli occhi della giustizia evidentemente questo è già terrorismo. Inoltre sono accusata di averi diffuso una caricatura dal quotidiano Cumhuriyet nella quale Erdogan viene intervistato da un reporter che sembra pinocchio con il naso lungo e un microfono. Il noto caricaturista Musa Kart è già stato condannato lui stesso a una pena di diversi anni di carcere.

Come ha saputo della denuncia?

Un messaggio della polizia scritto a mano è stato affisso sulla porta di casa dei miei genitori ad Ankara. Quando poi mio padre ha chiamato il dipartimento anti-terrorismo, gli è stato comunicato che c’erano indagini contro di me. Io vivo in Germania da 16 anni, i miei genitori non hanno nulla a che fare con la mia attività giornalistica. Evidentemente si vogliono fare pressioni nei miei confronti coinvolgendo la mia famiglia.

Lei sa chi l’ha denunciata?

In Germania è pieno di agenti turchi. Con una App per telefoni cellulari, i critici di Erdogan possono essere denunciati direttamente alla polizia turca. Già durante la guerra della Turchia contro la regione siriana di Afrin, nelle »reti social« sono stata minacciata da troll di Erdogan. Il procuratore di Ankara che ha avviato le indagini contro di me, è lo stesso che durante l’attacco ad Afrin ha denunciato centinaia di persone per i loro messaggi contro la guerra.

Ora cosa rischia?

Se viene sporta denuncia potrei essere condannata a diversi anni di carcere. Di recente la nota giornalista kemalista Sedef Kobas è stata condannata a un anno di carcere per oltraggio al capo dello Stato – e nel mio caso si aggiunge l’accusa di terrorismo.

Le può succedere qualcosa fino a quando si trova in Germania?

No, ma rischio l’arresto in caso di ingresso in Turchia, dove vivono ancora i miei genitori. Anche se dopo un interrogatorio dovessero liberarmi, c’è il pericolo che per il periodo del processo mi diano un divieto di espatrio.

Ma lei è così pericolosa per il governo turco?

In Turchia i media negli ultimi anni sono stati quasi del tutto omologati ai sensi della politica del governo. Oltre 150 giornalisti di opposizione in Turchia sono dietro le sbarre. Ora per i governanti si tratta di mettere a tacere i pochi giornalisti indipendenti che con l’aiuto di media di opposizione come Arti TV riferiscono dall’estero. Ma io non mi lascerò intimidire. In fin dei conti non sono stata zitta neanche quando la setta Gülen procedeva contro i chi nei media la pensava diversamente.

Che esperienza ha avuto in quell’occasione?

Sette anni fa ho perso il mio lavoro come corrispondente dell’agenzia stampa turca ufficiale Anadolu ad Amburgo, quando i gülenisti, allora ancora alleati con Erdogan, buttavano fuori e diffamavano tutti i sostenitori dell’opposizione laica.

Ormai non sono diventati vittime della politica Erdogan i gülenisti stessi?

Attualmente nella lotta di potere all’interno della Turchia hanno avuto la peggio. Ma condividono l’atteggiamento totalitario islamista dei seguaci di Erdogan. Entrambi i gruppi sono nemici di una stampa libera.

Da junge Welt

https://www.jungewelt.de/artikel/355883.langer-arm-der-t%C3%BCrkischen-justiz-ich-werde-mich-nicht-einsch%C3%BCchtern-lassen.html

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