A Ankara è proseguito il processo contro il politico curdo Selahattin Demirtaş. „Mi dispiace, io sono curdo, anche se dovessi restare in carcere per mille anni“, ha dichiarato l’ex Presidente HDP nella sua difesa.Ad Ankara il 17 luglio è continuato il processo contro il politico curdo Selahattin Demirtaş. Al procedimento all’interno del complesso del carcere di Sincan l’ex Presidente del Partito Democratico dei Popoli (HDP) può partecipare solo attraverso una videoconferenza dal carcere di massima sicurezza di Edirne dove viene trattenuto dal 4 novembre 2016 come ostaggio politico del governo turco. Demirtaş è accusato della fondazione e direzione di un’organizzazione, in oltre gli vengono messe a suo carico propaganda terroristica e approvazione di reati e rei. Rischia una pena detentiva di 142 anni. L’imputazione è composta da 31 rapporti di indagine per la revoca dell’immunità nel suo periodo come deputato nel Parlamento turco.
La giornata di udienza è iniziata con una lunga dichiarazione nella quale Demirtaş ha affrontato i singoli punti dell‘imputazione. Tra le altre cose è accusato di aver usato in un discorso il termine Kurdistan. In proposito il politico curdo ha dichiarato: „Voglio comunicare alla pubblica accusa e alla corte quanto segue: Io sono curdo. Fino a quando non mi viene detto che non sono curdo, non rifletto molto su questo dato di fatto. Mi ricordo piuttosto che sono un essere umano. Se il pubblico ministero considera l’uso del termine Kurdistan, la critica nei confronti dello Stato e della politica del governo propaganda per un’organizzazione terroristica, a mio avviso fa pubblicità per il PKK.“
L’esistenza del Kurdistan è un fatto storico e geografico che sentenze di tribunale non possono modificare, ha proseguito Selahattin Demirtaş: „È la zona in cui vivono in prevalenza curdi ed è la mia madrepatria. Dato che non è mai stato fondato uno Stato che comprendesse tutto il Kurdistan, non ha confini politici. Ci solo confini sociologici e geografici. Che i curdi abbiano vissuto da decine di migliaia di anni nello Zagros, nella regione intorno a Kerkûk e Hewlêr, nella striscia da Silêmanî fino a Amed e Cizîr è registrato nella storia in forma scritta e orale. Devo prendere le distanze da questo dato di fatto perché è così che vuole la pubblica accusa? Mi dispiace, io sono curdo, anche se dovessi restare in carcere per mille anni.“
Selahattin Demirtaş ancora una volta ha esplicitamente chiesto la non scarcerazione „Fino quando fuori girano liberamente coloro che sono accusati di stupro, furto, saccheggio e rapina, nella mia cella di massima sicurezza mi sento più dignitoso e rispettato. Questo è tutto ciò che ho da dire in proposito.“
Fonte: ANF