A Istanbul a fondazioni vicine al governo vengono tagliate prebende milionarie. Deputati AKP infedeli progettano nuovi partitiL’elezione del politico di opposizione Ekrem Imamoglu a sindaco di Istanbul a giugno ha messo fine al dominio di partiti dell’Islam politico sulla più grande città della Turchia durato per 25 anni. Ora il nuovo sindaco della metropoli da 15 milioni di abitanti va all’attacco delle prebende del partito di governo AKP del Presidente Recep Tayyip Erdogan. Martedì il politico del partito kemalista CHP ha annunciato il taglio dell’equivalente di 55 milioni di Euro a fondazioni di area AKP. »Un edificio è stato costruito con 164 milioni di Lire turche (2,5 milioni di Euro) da risorse del bilancio cittadino per essere consegnato a una fondazione. Questa casa non appartiene a una fondazione, ma alla popolazione di Istanbul. E questo è solo l’inizio«, ha dichiarato Imamoglu.
Oltre all’assegnazione di appalti pubblici a imprenditori vicini al governo, le fondazioni con il loro finanziamento privo di trasparenza rappresentano un mezzo fondamentale per l’auto-arricchimento di politici AKP e per legare i loro sostenitori in reti di clientele. Complessivamente fondazioni religioso-conservatrici a Istanbul, in parte gestite da oscure sette islamiche, secondo un rapporto pubblicato dal CHP nei 18 mesi precedenti le elezioni comunali hanno ricevuto l’equivalente di 160 milioni di Euro dal bilancio cittadino. Primi in classifica sono la Fondazione Giovanile Turca (Tügva) del cui consiglio di sorveglianza fa parte il figlio di Erdogan, Bilal, e la Fondazione Turca per Servizi alla Gioventù e all’Istruzione (Türgev) del cui consiglio di sorveglianza fa parte la figlia di Erdogan, Esra. Fondazioni del genere, che tra l’altro gestiscono case dello studente, assegnano borse di studio e offrono corsi sul Corano, servono allo scopo profuso dal Presidente dello Stato di di allevare una »generazione devota« risolutamente schierata con il partito di governo.
Come Erdogan reagirà alla dichiarazione di guerra da parte di Imamoglu, è ancora da vedere. Ma all’inizio della scorsa settimana sono già stati destituiti dal Ministro degli Interni i tre sindaci delle tre più importanti città curde Diyarbakir, Mardin e Van con l’accusa di »sostegno al terrorismo«. I sindaci dell’HDP di sinistra in precedenza avevano fatto esaminare corruzione e clientelismo da parte di politici dell’AKP che in qualità di fiduciari avevano gestito in regime di amministrazione forzata le loro città tra il 2016 e il 2019 e nel farlo avevano ammassato una montagna di debiti milionaria.
La direzione del CHP aveva condannato la destituzione dei sindaci HDP come attacco alla volontà degli elettori, ma allo stesso tempo deciso di non partecipare alle proteste di piazza. Questa »reazione relativamente contenuta« ora potrebbe incoraggiare Erdogan a un attacco ai sindaci del CHP di Istanbul, Ankara e Izmir, ha ammonito mercoledì l’editorialista del quotidiano socialista Evrensel, Ihsan Caralan. L’AKP nella sua »lotta per la sopravvivenza« potrebbe ricorrere a mezzi che »in condizioni politiche normali sono considerati folli«. Intanto l’opposizione solidarizza simbolicamente: Imamoglu sabato vuole visitare a Diyarbakir il suo collega sindaco Selcuk Mizrakli.
Intanto ci sono forti scricchiolii nella travatura dell’AKP che la scorsa settimana ha festeggiato il suo 18° compleanno. L’ex Presidente del Consiglio Ahmet Davutoglu costretto da Erdogan alle dimissioni nel 2016, prepara la fondazione di un nuovo partito islamico, mentre l’ex Presidente dello Stato Abdullah Gül e l’ex Ministro delle Finanze Ali Babacan vogliono dare vita a un nuovo partito conservatore filo-occidentale. Una serie di politici ex dirigenti dell’AKP avrebbero già lasciato il partito per unirsi alle nuove fondazioni, ha fatto sapere il quotidiano vicino al governo Yeni Akit. Inoltre i seguaci dell’Imam Fethullah Gülen che vive in esilio negli USA che continuano a vivere nascosti all’interno dell’AKP aspettando la loro ora, potrebbero rivelarsi bombe a tempo innescate. Perché diversamente da quanto avvenuto nel pubblico impiego e nell’esercito, dopo il tentativo di golpe orchestrato dal movimento Gülen, nel partito di governo non ci sono state epurazioni.
Di Nick Brauns
da: junge Welt
https://www.jungewelt.de/artikel/361875.t%C3%BCrkei-erdogan-verliert-an-boden.html