Il deputato HDP Ömer Öcalan definisce la destituzione dei sindaci HDP una nuova dichiarazione di guerr dello Stato turco contro curde e curdi.„La popolazione mostra molto chiaramente il suo atteggiamento nei confronti di questa decisione. Si tratta di un attacco contro la popolazione curda, ma non viene attaccata solo la sua volontà politica. L’amministrazione forza va contro la democrazia in tutta la Turchia“, con queste parole il deputato HDP della provincia di Riha (Urfa) Ömer Öcalan inquadra la decisione del governo AKP del 19 agosto di destituire i sindaci di Amed (Diyarbakir), Van e Mêrdîn (Mardin).
Öcalan vede la destituzione dei sindaci nel contesto del progetto generale di guerra dell’AKP contro la popolazione curda e lo spiega come segue: „Ci troviamo in una fase in cui le operazioni militari dello Stato turco contro curde e curdi continuano. Gli attacchi ai rappresentanti politici di questa popolazione vanno considerati in questo contesto. Si tratta di un ulteriore attacco a un livello diverso. Vediamo anche che continuano le minacce di guerra contro il Rojava. Tutto questo insieme rende chiaro che lo Stato vuole impedire con ogni mezzo un progresso di curde e curdi. Si vuole impedire che curde e curdi nel 21° secolo ottengano uno status.
Per questo lo Stato continua i suoi attacchi a livello militare, politico e psicologico. Dato che non riescono più a sostenere questo corso, già sei generali hanno abbandonato il servizio. Secondo informazioni dei media altri 16 generali avrebbero espresso lo stesso desiderio. Questo naturalmente non è sorprendente se si considera che all’interno dello Stato una cricca ormai da quasi cinque anni conduce una guerra sporca.”
La popolazione oppone resistenza
Ömer Öcalan è certo che nonostante il corso di guerra dell’AKP, le curde e i curdi ne usciranno rafforzati. In conclusione dichiara: „Attualmente la resistenza democratica continua. In questo modo ci impegniamo per i nostri diritti. Anche se lo Stato ci criminalizza, non arretriamo di un passo.
La popolazione è dalla nostra parte. Da decenni hanno fatto grandi sacrifici. I loro villaggi sono stati bruciati, i loro figli assassinati, sono stati scacciati dalla loro terra natia. Molti di loro si sono trasferiti nelle città per costruirsi una nuova vita. La situazione attuale mostra molti paralleli con quel periodo. La guerra si somiglia. Ma oggi viviamo nell’era tecnologica. Quello che succede in Kurdistan, la gente nel mondo viene a saperlo in un baleno. Così lo Stato con l’impiego di amministratori coatti ha di nuovo dichiarato guerra alle curde e ai curdi. Ma questa guerra non la vinceranno. Non potranno impedire che curde e curdi siano riconosciuti e ottengano uno status. La popolazione è mobilitata e oppone resistenza. E il mondo interno lo sa.”
Fonte: ANF