Rassegna Stampa

Rojava sotto attacco. In piazza in Italia a fianco dei curdi

Da giorni presidi e cortei si susseguono da nord e sud del Paese contro l’offensiva della Turchia nel nord est della Siria. Oggi diverse città italiane si mobilitano per la giornata mondiale di protesta contro “l’invasione turca e la pulizia etnica dei curdi”. Non mancano le proposte politiche: stop alla vendita di armi, ritiro dell’ambasciatore italiano. Potere al Popolo scrive al ministro di Maio: “Fermi Erdogan con tutti i mezzi”

Roma, 12 ottobre 2019, Nena News – Se l’Onu e Unione europea continuano a balbettare di fronte alla violenta aggressione turca anti-curda nel nord est della Siria iniziata 4 giorni fa (già oltre 400 le vittime)

, ben diversa è la risposta che viene da gruppi, associazioni e partiti di sinistra europei e internazionali. Il Rojava Solidarity Committee Europe ha indetto infatti per oggi una giornata mondiale di protesta contro “l’invasione turca e la pulizia etnica dei curdi nel nord della Siria”. In una nota, il gruppo afferma che “fin dall’istituzione dell’autonomia democratica curda nella Siria settentrionale e orientale (DASA), il confine tra Turchia e Siria settentrionale e orientale è stato molto sicuro e nessuna azione armata contro la Turchia ha avuto origine da questo territorio”. “Più di 11.000 uomini e donne delle forze di sicurezza della Siria settentrionale e orientale – si legge ancora nel comunicato – hanno dato la vita per liberare questa regione dall’Isis”. Tuttavia i loro sforzi potrebbero ora risultare vani a causa dell’invasione turca nel Rojava.

Cortei e sit-in a fianco dei curdi si susseguono da giorni in più parti d’Italia. Tre giorni fa presidi di solidarietà si sono svolti a Roma, Padova, Parma mentre un’assemblea pubblica si è tenuta a Pisa. Ieri centinaia di persone sono scese in piazza a Catania, Genova, Mantova e Modena. Doppio appuntamento a Firenze: giovedì un migliaio di persone ha protestato contro la guerra nei pressi del consolato americano, oggi i manifestanti si ritroveranno alle 17 a Piazza del Carmine. Nella città toscana giovedì c’era anche Alessandro Orsetti, il padre di Lorenzo “Orso” Orsetti, il giovane che ha combattuto a fianco dei curdi contro l’Isis e ha perso la vita in una delle ultime battaglie contro il “califfato islamico”. Orsetti ha invitato a ulteriori mobilitazioni perché “non possiamo rischiare di vergognarci per aver voltato le spalle un’altra volta a quello che succede in quella regione del mondo”. Ieri 400 persone si sono riunite a Roma a Piazza Indipendenza per condannare l’offensiva turca. L’iniziativa, organizzata da Uiki e Rete Kurdistan Italia, si è chiusa con la proposta di una manifestazione nazionale per il 1 novembre, anniversario della vittoria dei curdi a Kobane contro l’Isis.

Oggi a fianco dei curdi scenderanno in piazza anche Napoli (presidio ore 16 fuori la metropolitana Toledo) e Torino (l’appuntamento principale è alle 17:30 a Piazza Castello). Milano, invece, si mobiliterà il 14 alle ore 18 sotto il Consolato turco. Per essere aggiornati sulle iniziative a favore del Rojava sotto attacco rimandiamo al sito retekurdistan.it e sulle pagine social di Rete Kurdistan Italia.

Oltre alla solidarietà per la popolazione del Nord della Siria, dalle piazze italiane partono anche proposte politiche. Giorgio Beretta della Rete Italiana per il Disarmo è chiaro a riguardo: “È giunto il momento che anche il Parlamento faccia sentire la propria voce chiedendo lo stop alle forniture di sistemi militari di produzione italiana fino a che la situazione non sarà chiarita. L’appartenenza della Turchia alla Nato non può costituire un alibi”. Vincenzo Miliucci dei Cobas ha chiesto invece al governo Conte di ritirare l’ambasciatore italiano (“un gesto formale ma simbolicamente importante”), sottolineando l’urgenza di smettere di vendere armi ad Ankara “anche in base alla legge del 1990, che vieta di vendere armi a un paese belligerante”. Intervistato dal Manifesto Nicola Fratoianni, segretario uscente di Sinistra Italiana, afferma che “occorre stracciare subito ogni accordo con la Turchia e mettere in piedi un’iniziativa diplomatica che impedisca a Erdogan di massacrare i curdi”. “Mi auguro – ha aggiunto – che l’Italia e l’Europa mettano in campo iniziative forti. A partire dalla sospensione del commercio delle armi con la Turchia. L’Italia decida con chi vuole allearsi: con un regime che incarcera migliaia di oppositori politici o con un popolo che oltre ad aver combattuto per noi l’Isis ha costruito nella regione del Rojava uno straordinario esperimento di democrazia”.

Potere al Popolo! scrive invece una lettera al ministro degli Esteri di Maio chiedendogli non solo una “condanna morale” ma anche “fatti: fermare Erdogan con tutti i mezzi”. Le richieste del partito, presente piazza in questi giorni nei presidi e cortei pro-curdi, sono 6: “fermare subito l’export di armi ad Ankara nel rispetto dell’articolo 6 della legge 185 del 1990; sospendere il programma relativo a F-35 Joint Strike Fighter; ritirare il contingente di 130 unità che opera in Turchia sotto l’ombrello della NATO nell’ambito dell’operazione “Sagitta; lunedì 14 ottobre, in occasione dell’incontro dei Ministri degli Esteri dell’UE in Lussemburgo, rivendicare la fine del Programma di aiuti finanziari UE alla Turchia; congelare la cooperazione tra servizi segreti italiani e turchi e infine imporre sanzioni diplomatiche ed economiche ai governanti di Ankara, Erdogan in primis”. Queste misure – si legge nel comunicato pubblicato sul sito di Potere al Popolo! – sono da applicare immediatamente. Il rifiuto morale dell’aggressione turca è assolutamente privo di forza e non basterà sfortunatamente a bloccare l’offensiva. Servono fatti, non parole. L’Italia deve adottare una diplomazia di pace attiva, contribuendo alla giustizia e alla pace tra i popoli”.

Nena News

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