Siria del nord: La Turchia Stato membro della NATO, e alleati jihadisti proseguono l’attacco lesivo della legalità internazionale. Dal 9 ottobre truppe della Turchia con milizie islamiste alleate marciano sulla Siria del nord. Il governo USA poco prima aveva dato il via libera. Il regime linguistico a Washington è cambiato in fretta. I buoni »alleati sul terreno« curdi sono diventati terroristi che – come ha osservato incidentalmente il Presidente USA Donald Trump – »probabilmente sono peggiori dello ›Stato Islamico‹«, in ogni caso »non sono angeli«. Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il suo omologo, lavorano all’unisono come non è più capitato dal fallito golpe militare in Turchia del 2016.
Anche altri Stati della NATO come Germania o Francia, non sembrano accingersi a posizionarsi contro la guerra di aggressione lesiva della legalità internazionale. Politici della RFT come il Ministro degli Esteri Heiko Maas di tanto in tanto minacciano sanzioni. Ma misure efficaci per impedire all’autocrate turco Erdogan il suo intento di »pulizia« etnica della Siria del nord, finora non sono state prese da alcuno Stato membro della NATO.
Rafforzato dall’appeasement occidentale, il fasciamo turco ha potuto ricorrere apertamente alla sua strategia dell’espulsione che già dal marzo 2018 ha sperimentato nei territori occupati del cantone di Afrin nel nord della Siria. Crimini di guerra sono parte integrante di questa strategia. In particolare i gruppi jihadisti riuniti da Ankara nell’ »Esercito Nazionale Siriano« (ENS), sono famigerati per torture, sequestri, saccheggi e fucilazioni di civili.
Così il 12 ottobre truppe della milizia Ahrar Al-Sharkija costituita da ex combattenti di Al-Qaida, hanno raggiunto l’arteria principale del traffico del nord, l’autostrada M4. Hanno fermato il traffico e sparato a civili in mezzo alla strada. Gli assassinii li hanno filmati e messi loro stessi su Internet – una »strategia di PR« tipica per questo genere di gruppo terroristico. Tra le truppe di Ahrar-Al-Sharkija in avanzamento sulla M4, si trovava anche il loro comandante, Hatim Abu Schakra. Quest’ultimo aveva già servito nell’esercito turco quando Erdogan fece occupare il cantone di Afrin in Siria del nord.
Nell’ambito di questi assalti, il 12 ottobre gli jihadisti hanno anche ucciso in modo mirato la politica curdo-siriana Havrin Khalaf. La Presidente del »Partito del Futuro della Siria« è stata maltrattata e poi giustiziata. Secondo il rapporto dell’autopsia il cadavere mostra ferite da colpi con oggetti smussati e appuntiti, così come numerosi colpi sparati da una distanza ravvicinata. Media turchi vicini al regime di Erdogan come il quotidiano Yeni Safak, hanno in contemporanea riportato la »notizia di un successo« palesemente falsa, che la politica curda sarebbe rimasta uccisa in un attacco aereo.
Oltre a Ahrar Al-Sharkija, Erdogan nella sua invasione usa soprattutto la Brigata Sultan-Murad e Jaish Al-Islam – tutti noti per violazioni dei diritti umani. 21 dei 28 dei gruppi terroristici inseriti nell’ESN guidato da Ankara, come ha rivelato uno studio del think-tank conservatore vicino all’AKP di Erdogan »Siyaset, Ekonomi ve Toplum Arastirmalari Vakfi« (SETA), in precedenza sono stati sostenuti da diversi programmi USA.
L’esercito turco accompagna l’avanzata con bombardamenti a tappeto da parte dell’aviazione e dell’artiglieria. Nel fuoco su quartieri residenziali a Qamishli, Serekaniye (arabo: Ras Al-Ain) e Dirbesi (turco: Senyurt) hanno perso la vita dozzine di civili. Il 13 ottobre è stato fatto fuoco in modo mirato su un convoglio civile, secondo indicazioni contraddittorie sarebbero morti tra i sei e i 14 civili, tra cui un giornalista dell’agenzia stampa Anha.
Insieme alla distruzione di infrastrutture civili – scuole, ospedali, approvvigionamento idrico – i crimini di guerra forniscono un quadro chiaro: la Turchia vuole scacciare una gran parte della popolazione nella zona di confine – primi tra tutti curdi e curde – e lì ripopolare in modo nuovo una zona larga circa 32 chilometri e lunga 480 chilometri.
Il Presidente USA Trump rispetto a questa »azione di pulizia« il 20 ottobre in un Tweet si è espresso positivamente e ha parlato del fatto che »i curdi« dovranno essere »reinsediati« in altre zone. Il piano dell’imperialismo USA a grandi tratti sembra delinearsi: Erdogan deve tenere il nord della Siria sotto influenza della NATO, curdi »reinsediati« e riconquistati come »partner«, secondo Trump dovranno – probabilmente a Deir Al-Sor – »mettere in sicurezza il petrolio«.
La Jihad dei terroristi ENS, i bombardamenti a tappeto di Erdogan, i tentativi di ricatto di Trump attraverso »deal« imposti con la violenza, l’accettazione passiva da parte della Germania [e dell’Europa] e la prosecuzione »critica« di relazioni normali con la Turchia sono parte della stessa strategia imperialista. In Siria parte in guerra non è solo la Turchia. L’intera NATO è responsabile di questa guerra di aggressione.
di Peter Schaber
da junge Welt
https://www.jungewelt.de/artikel/365290.nordsyrien-ankaras-kriegsverbrechen.html