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Lettera aperta del Kongreya Star al segretario generale dell’ONU

Donne che vivono in Siria del nord e dell’est e nella regione Rojava invitano il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres a svolgere finalmente il ruolo che l’ONU non è stata più disposta a svolgere dall’inizio della crisi in Siria. Evîn Swêd a nome della confederazione di donne Kongreya Star ha pubblicato una lettera aperta al segretario generale dell’ONU Antonio Guterres.

Il testo completo è il seguente:

Dal 9 ottobre 2019 lo Stato turco e il suo cosiddetto „Esercito Nazionale“ composto da ex membri di IS e da altri jihadisti, attaccano senza sosta il territorio della Siria del nord e dell’est. Prima dell’inizio dell’annunciata guerra di occupazione e dai suoi primi giorni, l’opinione pubblica si aspettava una reazione e posizione efficace dell’ONU per mettere fine a questa guerra.

Anche se sono state fatte alcune dichiarazioni, nessuna dichiarazione ONU aveva l’obiettivo chiaro di mettere fine alla guerra di occupazione e non ha introdotto alcun diritto internazionale o meccanismo di sicurezza per proteggere dall’aggressione turca le persone minacciate. Sembra impossibile che l’ONU con il suoi 193 Stati membri non abbia potuto impedire questa sanguinosa invasione che viene eseguita con il cinico nome „fonte di pace“ e che ha portato ai popoli del Medio Oriente instabilità, espulsione e caos. Questo resterà nella memoria uno dei più grandi insuccessi nella storia dell’ONU. Oggi lo Stato turco e i suoi mercenari aggrediscono le nostre città e i nostri villaggi, uccidono persone innocenti e sequestrano donne. La cosa più importante è che decine di migliaia di persone – soprattutto da Serêkaniyê (Ras al-Ain) – sono state scacciate dalla loro terra, separati dalle loro case, basi di sostentamento e fonti di reddito. A causa dei bombardamenti dell’esercito turco sono state costrette a lasciare la loro terra natia come profughi interni o persone in fuga. Nonostante la chiara violenza dell’invasione turca in Siria del nord e dell’est, l’ONU finora si è limitata a una semplice missione di „aiuti finanziari per i profughi”.

L’ONU dispone del potere e dei mezzi per svolgere un ruolo storico e per trovare una soluzione pacifica per la guerra a la crisi in Siria. Svolgendo in sintonia con la missione un ruolo come truppa di pace, l’ONU avrebbe potuto essere un attore transnazionale nella democratizzazione della Siria e di tutti gli Stati del Medio Oriente. Durante la guerra in Siria e in particolare nell’occupazione turca di Efrîn iniziata nel gennaio 2018, fino all’ultima occupazione delle città e regioni di Serêkaniyê e Girê Spî (Tall Abyad), l’ONU invece non ha agito. Inoltre la sua politica è servita proprio agli Stati e alle forze che impongono al popolo siriano la tirannia.

Come donne che vivono nel nordest della Siria e Rojava, fin dal primo giorno della guerra abbiamo seguito con grande attenzione le dichiarazioni del segretario generale dell’ONU e Le abbiamo tramesso le nostre riflessioni e le nostre richieste in uno scritto del 10 ottobre e nella dichiarazione delle donne sottoscritta da oltre 2.000 organizzazioni di donne e difensori dei diritti umani che Le abbiamo fatto pervenire il 1 novembre. Nella Carta dell’ONU si afferma che in ogni guerra i diritti umani universali hanno priorità e devono restare qualcosa che viene rispettato dai partecipanti alla guerra. Il 10 ottobre l’Alto Commissario dell’ONU per Rifugiati Filippo Grandi ha dichiarato: „Centinaia di migliaia di civili in Siria del nord ora sono in pericolo. I civili e le infrastrutture civili non devono essere un obiettivo.”

Non solo a Serêkaniyê sono stati commessi crimini di guerra che hanno violato dozzine di volte questa affermazione. Civili, compresi bambini, sono stati attaccati con armi chimiche. Nel giro di uno – due giorni decine di migliaia di civili sono stati scacciati dalle loro case e dalla loro terra. Havrin Khalaf, co-Presidente del Partito del Futuro della Siria, è stata torturata e uccisa. I corpi di combattenti YPJ che hanno combattuto contro ISIS sono stati torturati in un modo che ha leso la dignità umana. In questo senso vogliamo chiederle: come è possibile proteggere persone e infrastrutture civili in questo clima? Le persone sono state costrette a abbandonare le loro case, negozi e patrimoni. Le forze alleate della Turchia in questa sporca guerra le hanno saccheggiate e le considerano „bottino di guerra”. Noi vogliamo sapere, quale sezione della dichiarazione sui diritti umano ritiene che questo sia legittimo?

Dall’ONU ci si aspetta che proceda contro questi e innumerevoli altri crimini contro l’umanità. Invece di agire, vediamo solo la tendenza a normalizzare questa situazione e a sostenere le pratiche disumane della Turchia. Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres recentemente ha dichiarato di essere dell’opinione che è possibile risolvere la crisi in Siria attraverso una soluzione politica complessiva e non militarmente. Le persone che vivono in Siria sono consapevoli del ruolo che l’ONU dovrebbe svolgere nella ricerca di questa soluzione. L’ONU, dalla quale ci si aspetta che metta fine alla violenza militare, tuttavia non ha intrapreso passi efficaci o decisivi in questa direzione.

Inoltre abbiamo sentito con grande sgomento e rabbia della dichiarazione del segretario generale dell’ONU dopo un incontro con il Presidente turco Tayyip Erdoğan il 1 novembre, nella quale si afferma: „Il segretario generale dell’ONU ha espresso la sia profonda riconoscenza per la forte collaborazione e il sostegno tra la Turchia e le Nazioni Unite.” Dopo questo incontro, il segretario generale ha annunciato che l’UNHCR formerà immediatamente un team per verificare la proposta e avviare colloqui con le autorità turche” rispetto al piano della Turchia per „nuove zone di insediamento per profughi siriani”.

Questa dichiarazione mina le possibilità di una soluzione politica, fomenta ostilità tra i popoli del Medio Oriente e rafforza il cambiamento demografico forzato e il genocidio che viene definito anche „pulizia etnica”. Come donne che vivono in Siria del nord e dell’est non accettiamo e condanniamo la posizione e la politica delle Nazioni Unite che hanno mancato nel proteggere le nostre vite e i nostri diritti.

Nel suddetti incontro, Erdogan ha presentato i suoi piani di costruire „progetti di città dei profughi” nelle zone di Serêkaniyê e Girê Spî, dove sono state forzatamente espulse decine di migliaia di persone. In questo contesto il segretario generale dell’ONU ha citato solo il „rientro volontario, sicuro e dignitoso dei profughi”. Questo rispetto al futuro degli abitanti della Siria del nord e dell’est è estremamente inquietante. Perché il segretario generale dell’ONU ignora il diritto di decine di migliaia di persone che sono state scacciate dalle loro case a Serêkaniyê, Girê Spi e Til Temir alla stessa modalità volontaria, sicura e dignitosa di tornare nelle loro città?

I problemi non si possono risolvere con coscienziosa cecità e social engineering, decidendo di non vedere chi sono i veri proprietari di quelle città. Il segretario generale dell’ONU ha annunciato che questo progetto viene verificato dall’Alto Commissario ONU per i Rifugiati. È anche molto notevole che nella stessa dichiarazione viene citato il sostegno finanziario del governo turco per le Nazioni Unite. Le città distrutte dall’esercito turco ora vengono ricostruite in forma di città dei profughi con l’obiettivo del capitale e del profitto turco. Noi invitiamo l’ONU a essere all’altezza della sua dichiarata neutralità e a non sacrificare il destino delle persone per accordi commerciali. È ridicolo che l’ONU parli del team di mediazione, mentre ci sono ampie prove del fatto che decine di migliaia di persone sono state scacciate dalla loro terra che è stata travolta da saccheggi, torture e assassinii da parte delle bande dello „Esercito Nazionale”.

Come donne che vivono in Siria del nord e dell’est e nella regione Rojava, invitiamo il segretario generale dell’ONU a svolgere finalmente il ruolo che l’ONU non è stata più disposta a svolgere dall’inizio della crisi in Siria. In questo modo:

– Noi invitiamo espressamente le Nazioni Unite a sviluppare politiche e pratiche efficaci per fermare l’aggressione e l’occupazione in Siria del nord e dell’est e a trovare una soluzione duratura sostenuta anche dalle Nazioni Unite.

-Per salvaguardare la neutralità dell’ONU, noi chiediamo che l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati istituisca una missione di esperti super partes che venga inviata nelle regioni di Serêkaniyê, Girê Spî e Til Temir per vedere che al progetto delle „città dei profughi” è stato dato vita a spese del cambiamento demografico e del genocidio. Invitiamo questa missione a incontrare le decine di migliaia di persone che sono state espulse con la violenza e a verificare e il loro diritto a un ritorno „volontario, sicuro e dignitoso” nella loro terra natia è garantito. Inoltre facciamo appello perché vengano analizzate le conseguenze della politica di Erdoğan dell’espulsione e rispetto ai profughi prima che venga permesso il suo „progetto di città dei profughi”.

– Noi non crediamo che gli attuali 150 membri del comitato costituzione rappresentino la volontà delle donne che nei nove anni di guerra hanno eroicamente combattuto contro il terrorismo di IS in Siria. Inoltre donne che da anni lottano per la democratizzazione della Siria e la libertà delle donne non sono state riconosciute da questo comitato costituzionale. Una rappresentanza del venti percento di donne in questo comitato non risolve il problema. Il significato politico diventa chiaro se compagne di Havrin Khalaf, la co-Presidente eletta del Partito per il Futuro della Siria, vengono esclude dalla partecipazione alla commissione costituzionale a Ginevra, mentre vengono inclusi i capi dei responsabili.

È politicamente significativo che rappresentanti dell’ESL, che hanno collaborato con gruppi di killer come IS e al-Nusra, vengono coinvolti nel processo, mentre rappresentanti delle FDS che da anni combattono contro IS e la DEZA, che rappresenta la varietà delle persone in Siria, sono stati esclusi. Da nove anni le donne, in particolare le donne curde, hanno migliaia di vittime per una Siria democratica, libera e pacifica. Ogni iniziativa costituzionale che nega questo dato di fatto e invita al tavolo negoziale capi di gruppi con il sangue [sulle mani], renderà più profondo il caos nel territorio siriano. Per evitare questo, facciamo appello perché abbiano parola nel comitato costituzionale veri sostenitori della democrazia, tenendo conto delle e dei rappresentanti eletti di tutte le comunità etniche e di tutte le donne che vivono in Siria.

Fonte: ANF

Segnaliamo di seguito il link alla notizia pubblicata in lingua inglese sul sito UN News:

https://news.un.org/en/story/2019/11/1050451

La Redazione di Rete Kurdistan Italia

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