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Nessuna pace

Diplomatico USA mette in guardia da »pulizie etniche«. Frammentazione delle forze militari in Siria del nordA cinque settimane dall’inizio della guerra di aggressione contro la Siria del nord, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan mercoledì è arrivato a Washington. Sull’agenda della visita di stato dal Presidente USA Donald Trump c’è la situazione in Siria nonché le sanzioni decise dalla Casa dei Rappresentanti USA contro la guida del governo turco, ma anche l’acquisto del sistema di difesa anti-aerea russo S-400 da parte della Turchia.

Alla vigilia della visita di Erdogan, l’incarico speciale USA per la Siria per la lotta contro lo Stato Islamico (IS), William V. Roebuck, in un memorandum interno trapelato al New York Times aveva parlato di »pulizie etniche« in Siria del nord. L’obiettivo di Ankara sarebbe quello di scacciare la popolazione civile curda con l’aiuto di truppe islamiste, per insediare al loro posto profughi arabo-siriani provenienti dalla Turchia, ha dichiarato il diplomatico attivo in Siria del nord dal 2017. Gli USA avrebbero perso influenza in Siria in modo rilevante. Per fermare la Turchia, il governo USA dovrebbe quindi ingoiare il »boccone amaro« e »riconoscere che il percorso per trovare una soluzione per la Siria probabilmente porta a Mosca.«

Dopo il ritiro parziale delle truppe USA e l’ingresso turco, le diverse forze militari nella regione autonoma del nord e dell’est della Siria sono frammentate. Una striscia lunga circa 120 chilometri tra le città di confine Tell Abjad e Ras Al-Ain sono sotto il controllo dell’esercito turco e delle sue truppe di mercenari jihadiste dal nome Esercito Nazionale Siriano (ENS). Il memorandum sulla tregua concordato il 22 ottobre a Sochi tra Russia e Turchia garantisce a Ankara lo status quo su questa zona di occupazione, dalla quale sono fuggiti circa 250.000 abitanti curdi, arabi, e assiri-aramei. A ovest e a est, il confine è stato preso in carico dall’esercito siriano sostenuto da militari russi, mentre le Forze Democratiche della Siria (FDS), che rispondono all’Amministrazione Autonoma, si sono ritirate verso l’interno del Paese. Qui da una settimana sono in corso i pattugliamenti congiunti russo-turchi pattuiti a Sochi. Queste pattuglie più che altro simboliche, incontrano la veemente resistenza della popolazione locale che lancia sassi, scarpe e verdura marcia sui veicoli militari turchi. Quando militari hanno aperto il fuoco contro abitanti dei villaggi in protesta, martedì presso Kobani sono state ferite otto persone.

Contro l’assenso sulla tregua, l’esercito turco e il suo ENS hanno continuato i loro attacchi contro le FDS e ai margini della zona di occupazione per estendere il suo controllo sulla strategicamente importante autostrada M4 che scorre in parallelo al confine, circa 30 chilometri all’interno del Paese. A sudovest di Ras Al-Ain continua un’offensiva contro la città di Tell Tamer sostenuta da attacchi aerei. La difesa di questa regione abitata soprattutto da assiri e aramei cristiani, viene organizzata insieme dalle FDS, il Consiglio Militare degli Assiri e l’esercito siriano.

La zona nel nordest della Siria che confina con l’Iraq che comprende il valico di confine di Semalka, i giacimenti petroliferi presso Rmelan, l’autostrada M4 e la metropoli di Hasaka, è ancora sotto il controllo delle FDS. In questa regione, nella quale si trovano campi di internamento per migliaia di miliziani di IS prigionieri, continuerebbe la collaborazione anti-terrorismo con le truppe USA, hanno dichiarato insieme il portavoce delle FDS Kino Gabriel e un rappresentante dell’esercito USA lunedì in una conferenza stampa. Per le FDS questa collaborazione vale come contrappeso per non cadere in una dipendenza unilaterale da Mosca e Damasco nei negoziati sullo status politico della regione autonoma. Gli USA a loro volta usano il pretesto della lotta contro IS per l’obiettivo prefissato da Trump di »mettere in sicurezza« i giacimenti petroliferi siriani. Così le truppe USA tengono occupata la regione ricca di petrolio nei pressi di Deir Al-Sor a est dell’Eufrate.

di Nick Brauns

da junge Welt

https://www.jungewelt.de/artikel/366752.t%C3%BCrkischer-angriffskrieg-kein-frieden.html

 

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