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Opinioni e analisi

Scontro di orientamento a Ankara

»Processo Gezi«: Prima assoluzione, poi nuovo mandato di cattura per l’oppositore turco Osman KavalaIn vano i famigliari martedì sera davanti al carcere di massima sicurezza di Silivri nei pressi di Istanbul hanno atteso il rilascio disposto per il mecenate Osman Kavala dalla sua custodia cautelare durata oltre due anni. Perché poche ore dopo che un tribunale di Istanbul aveva assolto Kavala e otto coimputati nel cosiddetto Processo-Gezi, la procura ha emanato un nuovo mandato di carcerazione. Questa volta si tratta di indagini perché Kavala avrebbe sostenuto il tentativo di golpe contro il Presidente Recep Tayyip Erdogan il 15 luglio 2016.

Kavala era l’unico imputato nel Processo-Gezi che si trovava in custodia cautelare dall’autunno 2017. In occidente, l’imprenditore liberale comunemente definito filantropo, che con il suo patrimonio ereditato tramite la fondazione »Anadolu Kültür« ha sostenuto progetti culturali e sui diritti umani, è considerato figura simbolo della resistenza contro il dominio arbitrario sotto Erdogan. Nella stampa turca vicina al regime, Kavala viene invece rappresentato come controparte di George Soros. Il giocoliere dei mercati finanziari Soros, non solo promuove progetti della società civile in tutto il mondo, ma è considerato anche sostenitore di »rivoluzioni colorate« per il rovesciamento di governi anti-occidentali malvisti.

Il tentativo di una simile »rivoluzione colorata«, il governo turco vuole individuarlo anche nelle proteste di Gezi dell’estate 2013. All’epoca, dalla protesta di alcuni ambientalisti contro la prevista edificazione del piccolo parco Gezi nei pressi di Taksim si sviluppò un movimento di protesta contro il dominio dell’AKP religioso-conservatore di Erdogan con molti milioni di partecipanti. Anche se si era trattato di proteste spontanee senza vertici originate da diversi ambiti sociali – dalla sinistra radicale ai kemalisti, dal ceto medio cittadino agli aleviti marginalizzati – Kavala e altri 15 esponenti della cultura, giornalisti e attivisti furono accusati di »congiura per il rovesciamento del governo«.

Questa accusa era priva di qualsiasi fondamento e logica; Kavala in occasione dell’inizio del processo a giugno aveva parlato »di una creazione di fantasia speculativa«. La procura aveva chiesto per lui, l’architetta Mücella Yapici e l’attivista Yigit Aksakoglu, l’ergastolo aggravato e per gli altri imputati pene detentive fino a 20 anni. Ma i giudici martedì hanno dichiarato che non sarebbero presenti »prove sufficienti« della colpa degli imputati. Il processo contro sette imputati fuggiti all’estero, tra cui il giornalista residente in esilio a Berlino Can Dündar, è stato stralciato e revocati i mandati di ricerca. La procura ha tuttavia annunciato il ricorso.

La Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU) già nel dicembre 2019 aveva chiesto la liberazione di Kavala. Forse con l’assoluzione degli imputati di Gezi, sorprendente per la maggior parte degli osservatori, si vuole corrispondere alla sentenza della CEDU sulla carta, mentre nella pratica il rilascio di Kavala viene sventato da un nuovo mandato di carcerazione. Più probabile appare tuttavia che la farsa giudiziaria sia espressione di contraddizioni all’interno dell’apparato dello Stato. Da un lato ci sono gli »Eurasiatici« strettamente legati a Erdogan e alla sua clicca. Questi ultranazionalisti anti-occidentali, dopo il tentativo di golpe del 2016 ottennero influenza sulla politica governativa al posto dei seguaci di Gülen, di orientamento più che altro filo-occidentale e licenziati in massa, e sono considerati architetti dell’avvicinamento della Turchia alla Russia compiuto negli ultimi anni.

Di fronte a questa frazione si trova una corrente della burocrazia statale legata al grande capitale orientato alle esportazioni nell’associazione datoriale Tüsiad. A fronte delle contraddizioni con la Russia che si vanno acuendo rispetto alla Siria e alla Libia, questa frazione favorisce un nuovo avvicinamento all’UE e per questo è disposta a concessioni come il rilascio dell’oppositore liberale Kavala, stimato dai governi in occidente.

»Con una manovra hanno cercato di assolverlo«, ha lamentato Erdogan mercoledì, ciò sarebbe avvenuto a sua insaputa. Questo a sua volta suona più come una confessione che la nuova incarcerazione di Kavala sia avvenuta su spinta del Presidente.

di Nick Brauns

da junge Welt

https://www.jungewelt.de/artikel/372973.t%C3%BCrkei-richtungskampf-in-ankara.html

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