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Opinioni e analisi

Tre voci – Una sola soluzione

Per una soluzione democratica dei molteplici problemi in Siria, primo tra tutti la questione curda, è necessario il sostegno dell’unico attore con un piano di soluzione. A questo scopo deve avere la parola l’architetto di questo piano, Abdullah Öcalan.

Mentre nelle ultime settimane la crisi umanitaria a Idlib e l’escalation militare tra le forze armate turche e siriane hanno tenuto il mondo con il fiato sospeso, il 5 marzo gli occhi si sono rivolti al vertice sulla Siria tra i Presidenti turco e russo a Mosca. La guerra e la crisi in Siria ormai durano da quasi dieci anni senza diminuire, una fine prossima non è in vista. Mentre viene riferito delle alleanze nella guerra in Siria che cambiano quasi ogni giorno, non si trovano proposte di soluzione dei diversi attori internazionali, regionali e locali in questo conflitto che ha da tempo varcato i confini della Siria e è espressione dei gravi conflitti in Medio Oriente.

Tre voci nello stesso giorno

Il 5 marzo tuttavia non è stato annunciato solo il confuso e contraddittorio accordo di Mosca tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin che indica che nella guerra a Idlib è stata inserita solo una breve pausa (dell’accordo ha riferito il corrispondente ANF Ersin Çaksu). Lo stesso giorno il Presidente siriano Bashar al-Assad ha rilasciato un’intervista all’emittente televisiva russa Rossija 24. Mentre ci si aspettava che al-Assad si sarebbe pronunciato sull’imminente vertice a Mosca, ha parlato in modo dettagliato della questione curda. Ha dichiarato che una „questione curda” in Siria non esisterebbe. Affermazioni contrarie sarebbero „illusorie e una menzogna”. Inoltre tutti i curdi residenti in Siria del nord sarebbero immigrati nello scorso secolo dalla Turchia.

Sempre il 5 marzo Mehmet Öcalan ha riferito all’agenzia stampa Mezopotamya (MA) dell’ultimo incontro con suo fratello Abdullah Öcalan sull’isola carcere di Imrali avvenuto due giorni prima. Il precursore curdo, che l’ultima volta aveva potuto avere una consultazione con i suoi avvocati il 7 agosto 2019, ha parlato con suo fratello di una soluzione della questione curda e dei problemi in Medio Oriente. Si è pronunciato sia sull’aspirazione a una soluzione di problemi („Io cerco vie di soluzione“) sia ha sottolineato che è importante non aspettare una soluzione, ma organizzarsi („Devi essere una forza per poter risolvere questi problemi. I problemi in Medio Oriente e – chiamiamola con il suo nome – la questione curda, puoi risolverla solo in questo modo. Se non sei una forza, nessuno ti risolve il problema.“). Inoltre ha fatto notare l’importanza della terza via („Dovete diventare la terza gamba. Come si può fare? Con la forza.“).

Mosca come immagine della politica degli attori internazionali

In questo senso si è evidenziato ancora una volta che la politica dei due attori internazionali Russia e USA non comprende una prospettiva di soluzione per gli impellenti problemi della regione. Sia la Russia sia gli USA prevedono solo correzioni superficiali e come soluzione puntano sui confini nazionali statali. In questa politica internazionale la questione curda continua a essere strumentalizzata per interessi locali e globali. La politica orientata a uno scopo si vede soprattutto nella relazione con la Turchia. La Russia usa i curdi come bastone contro lo Stato turco e nell’altro senso la Turchia, come nel caso dell’invasione di Efrîn, a mo’ di minaccia nei confronti dell’Amministrazione Autonoma per integrarla di nuovo nello Stato siriano per mezzo di concessioni. Anche gli USA sono contro il riconoscimento dell’Amministrazione Autonoma Democratica in Siria del nord e cercano di distruggere il Rojava e renderlo arrendevole attraverso le truppe NATO turche. Anche gli USA usano la Turchia e le loro relazioni con il KDP per distogliere l’Amministrazione Autonoma dalla sua linea libertaria del confederalismo democratico e di rafforzare quei curdi che in Rojava si muovono all’interno della logica di Stato-nazione e capitalista del sistema capitalista. Quindi né nella politica russa né in quella degli USA c’è un approccio per una soluzione curda.

Erdogan e al-Assad: fratelli in spirito

Le ultime affermazioni di Bashar al-Assad sono state espressione del fatto che il suo regime nonostante la crisi che in Siria ormai dura da nove anni, evidentemente non ha modificato nulla nel suo atteggiamenti rispetto ai curdi e resta fermo sulla politica di assimilazione. Nella persona di al-Assad con questo sostanzialmente si evidenzia il pensiero improntato allo Stato-nazione che sta soffocando la regione e che si fonda su una politica di negazione e annientamento rispetto a qualsiasi divergenza etnica e religiosa. Al-Assad con le parole „Lei parla di una questione curda, in Siria non c’è una cosa del genere“, ha negato l’esistenza del problema fondamentale della regione e formula anche una falsificazione della storia: „I curdi che vivono nel nord della Siria si sono insediati nel nord nello scorso secolo per via dell’oppressione da parte della Turchia e noi li abbiamo accolti come ospiti. Curdi, armeni e altri gruppi si sono insediati in Siria. All’epoca non c’era alcun problema. Si parla della ‚questione curda‘. Io non trovo giusta questa espressione, è illusoria e una menzogna.“

Queste parole mostrano che tra Ankara e Damasco non c’è differenza nell’approccio rispetto all’autodeterminazione dei curdi. Entrambi gli Stati nazione non accettano una struttura di amministrazione autonoma. Con queste parole al-Assad in un certo senso ha inviato anche un messaggio a Ankara, di unirsi nella politica di assimilazione e oppressione nei confronti dei curdi. Come gli attori internazionali, quindi anche gli Stati-nazione regionali non dispongono di un piano di soluzione oltre al loro piano tradizione e negazione e annientamento nazionale, cosa che in effetti rappresenta è l’origine della crisi nella regione e gli interventi esterni.

Rafforzare la terza via rompere l’isolamento a Imrali

L’Amministrazione Autonoma delle zone della Siria del nord e dell’est ha reagito con aspra critica all’affermazione di al-Assad. In una presa di posizione scritta l’Amministrazione Autonoma sottolinea che il regime per portare la Siria fuori dalla crisi deve finalmente assumere un atteggiamento orientato a una soluzione. Altrimenti i conflitti si inasprirebbero. Ostinarsi nella mentalità attuale e su una logica che è in contrapposizione netta con una soluzione durevole per la Siria, non presenterebbe differenze rispetto alla mentalità che ha reso possibile l’occupazione di città del nord della Siria da parte della Turchia.

In questo contesto gli appelli di Abdullah Öcalan acquistano un significato ancora maggiore. Mentre da Washington, Mosca, Ankara o Damaskus non si sentono proposte lungimiranti orientate a una soluzione, la strategia della rivoluzione in Rojava continua a essere quella della „terza via“. L’Amministrazione Autonoma quindi continua a non schierarsi dalla parte dell’occidente e da quella singole potenze regionali, né dalla parte del regime di Assad. È aperta a un compromesso con Stati-nazione e per il resto costruisce unilateralmente il proprio progetto.

Per una soluzione democratica nei molteplici problemi nella regione, primo tra tutti la questione curda, è quindi necessario il sostegno dell’unico attore con un piano di soluzione. A questo scopo deve avere la parola l’architetto di questo piano. La voce di Öcalan per la pace e la democrazia a fronte della profonda crisi in Medio Oriente è più che mai necessaria. Lui è l’architetto che sta dietro all’idea di una coesistenza basata sulla parità di diritti tra tutte le persone nella regione. Solo con la sua libertà può essere raggiunta una vera riconciliazione. Questo ruolo tuttavia non può svolgerlo in carcere. Mettere fine all’isolamento a Imrali quindi è il primo, urgente passo per qualsiasi sforzo per una politica di pace. Per il pubblico democratico è tempo di mettere in agenda questo tema.

di ALİ ÇİÇEK*


*Der Autor Ali Çiçek ist Mitarbeiter von Civaka Azad – Kurdisches Zentrum für Öffentlichkeitsarbeit e.V. mit Sitz in Berlin

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