Il Movimento per la Società Democratica (TEV-DEM) ha rilasciato una dichiarazione scritta in occasione dell’anniversario dell’insurrezione di Qamishlo (Serhildana Qamişlo) nel 2004.Il TEV-DEM ha dichiarato: “Ci inchiniamo con rispetto in memoria di tutti i nostri martiri nell’anniversario della rivolta di Qamishlo.
Il regime Baath e un gruppo sciovinista hanno messo in atto cospirazioni contro il popolo curdo e tentato di distruggere l’identità curda in Siria. Coloro che perseguono questo obiettivo hanno anche mirato a seminare ostilità tra il popolo curdo e il popolo arabo.
Tuttavia, la trama fallì e di fatto si trasformò in una rivolta contro il regime Baath e queste fazioni scioviniste. Le persone che si sono ribellate hanno costretto, con la propria forza, l’amministrazione statale siriana ad accettare il popolo curdo come una componente base della Siria.
La rivolta del 2004 ha tracciato una linea
Con la rivolta, iniziata il 12 marzo 2004, fu tracciata una linea nel sistema selvaggio del regime siriano Baath e, grazie alla resistenza popolare e al sacrificio dei martiri, la rivolta si diffuse in tutti i luoghi in cui vivevano i curdi.
Questa rivolta ha anche messo in luce lo scenario di fondo dell’Accordo di Adana [sottoscritto nel 1998, NdT], che fu raggiunto sotto l’influenza del sistema turco.
Sulla base di questo accordo, furono emanate nuove leggi che causarono un aumento sregolato di arresti e detenzioni contro il nostro popolo. Ancora una volta [nel 2004], le sentenze dei tribunali di sicurezza dello stato (Emni Dewle) si pronunciavano in questo senso.
Tuttavia, nonostante tutti questi attacchi e pratiche, il nostro popolo non si è piegato alle pressioni e ha continuato a lottare, sapendo che otterrà i propri diritti. La gente iniziò a organizzarsi e ha portato avanti proteste democratiche e pacifiche “.
Lo stato siriano non ha ascoltato le richieste di democratizzazione
La dichiarazione del TEV-DEM ha continuato: “La Siria, che non ha tenuto conto delle richieste di democratizzazione dei popoli, ha portato a una grande crisi interna che dura da 9 anni. Oltre alla distruzione generale, sono avvenute morti e migrazioni. Negli ultimi 9 anni, la Siria ha affrontato la disintegrazione. Questa crisi continua ancora oggi: il presidente siriano Bashar al-Assad, che afferma che i curdi non sono siriani, non sarà più in grado di spezzare la volontà e l’unità dei popoli, e quelli che provano a creare divisione tra le persone non raggiungeranno i loro obiettivi.
L’amministrazione statale siriana è rimasta in silenzio contro l’occupazione del suo territorio da parte dello stato turco. Lo stato siriano rifiuta l’Amministrazione autonoma costruita dai popoli. Ciò significa ignorare la volontà di un popolo che difende l’integrità territoriale della Siria e combatte contro il terrorismo.
Dichiarazioni del genere non servono a risolvere la situazione siriana e non faranno altro che approfondire la crisi attuale. Dichiarazioni del genere, che non significano altro che creare nuovi contrasti, bloccano anche la strada verso una soluzione democratica.
La soluzione è il progetto di amministrazione autonoma
La soluzione sta in politiche corrette e di principio. Perciò il progetto dell’Amministrazione autonoma, che riconosce i diritti di tutti i popoli, è il modello di soluzione più appropriato.
Dovrebbe essere chiaramente noto che non sarebbe una soluzione rifiutare il libero arbitrio dei popoli che hanno sconfitto il terrorismo “.
Contesto: la rivolta del 2004
Nove persone rimasero uccise il 12 marzo 2004, quando scoppiarono degli scontri durante una partita di calcio nella città a maggioranza curda di Qamishlo, tra i sostenitori di una squadra locale e quelli di una squadra araba con base a Deir Ezzor.
Il giorno seguente, le persone in lutto alla processione funebre per le vittime cantarono slogan contro Bashar al-Assad e innalzarono bandiere curde.
Le forze di sicurezza siriane aprirono il fuoco, uccidendo 23 persone e scatenando giorni di proteste e rivolte nelle regioni curde della Siria settentrionale (Al-Hasakah, Kobani, Afrin) e nei quartieri a maggioranza curda di Aleppo e Damasco.
Le rivolte furono bloccate dalle forze di Assad, ma il regime siriano fu costretto a riconoscere i curdi.
Traduzione a cura di Rete Kurdistan Cosenza
Fonte; ANF