Ondata di arresti contro rappresentanti della stampa in Turchia colpisce anche nazionalisti di opposizione In Turchia nei giorni scorsi si è verificata una nuova ondata di arresti contro giornalisti per i loro resoconti sulle operazioni di guerra di Ankara in Libia e in Siria nonché sulla situazione dei profughi sul confine turco-greco. Questi arresti non sono niente di inconsueto, in Turchia oltre 100 lavoratori dei media si trovano dietro le sbarre, nuovo è però che questa volta oltre ai »soliti sospetti« – quindi giornalisti di agenzie stampa e giornali curdi e di sinistra – anche collaboratori di media nazionalisti sono entrati nel mirino della giustizia.
Mentre il 7 marzo due redattori del quotidiano filo-curdo Yasam dopo un interrogatorio della procura di Istanbul sono tornati in libertà, tre redattori del portale di notizie nazionalista OdaTV si trovano ancora in custodia cautelare. L’accesso a questo sito web molto seguito, è stato bloccato su disposizione dell’ente di sorveglianza statale per le telecomunicazioni (BTK) per »minaccia alla sicurezza nazionale«. Il caporedattore Baris Pehlivan arrestato il 6 marzo a seguito di un interrogatorio, nonché i due redattori messi in custodia cautelare già a metà della scorsa settimana Baris Terkoglu e Hülya Kilinc sono accusati di rivelazione di segreti [di Stato]. Retroscena è un rapporto del 3 marzo con immagini della sepoltura di un agente dei servizi segreti turchi MIT ucciso il Libia.
Questo però non era un segreto di Stato. Già il 26 febbraio un deputato del Buon Partito (IYI) fascista di opposizione, Ümit Özdag, in una conferenza stampa a Ankara aveva criticato l’impegno militare nella guerra in Libia e rivelato il nome completo dell’agente, mentre OdaTV consapevolmente aveva citato solo il nome e taciuto il suo luogo di origine. »La giustizia ha avviato i passi necessari. Seguiamo gli sviluppi con molta attenzione«, così il Presidente dello Stato Recep Tayyip Erdogan al ritorno da Mosca si è mostrato soddisfatto dell’azione contro il portale di notizie.
OdaTV è di orientamento kemalista, anti-americano, critico nei confronti dell’UE e fa parte della cosiddetta area Ulusal, [termine] che nei media tedeschi viene volentieri tradotto come »ultra-nazionalista«. Già nell’anno 2011 giornalisti di OdaTV su spinta della setta Gülen, all’epoca ancora fortemente rappresentata nell’apparato della giustizia, erano stati arrestati nell’ambito del cosiddetto processo Ergenekon. L’emittente tuttavia riuscì a mantenere la sua indipendenza e regolarmente ha criticato come altre sette islamiste hanno preso il posto dei gülenisti, ormai licenziati dal servizio dello Stato e arrestati.
L’azione contro la pagina di notizie che dispone di buoni contatti con settori critici del governo all’interno della burocrazia e dell’esercito, così come con l’ex capo di stato maggiore Ilker Basbug, indica conflitti tra le diverse fazioni all’interno dell’apparato dello Stato rispetto all’orientamento del Paese in politica estera. Se nell’ottobre dello scorso anno l’ingresso turco in Siria del nord rivolto contro l’amministrazione autonoma curda veniva ancora sostenuto, ora i redattori di OdaTV chiedevano un ritiro dell’esercito turco dalla provincia nordoccidentale di Idlib.
Questo rispecchia l’umore nella popolazione. Secondo un’inchiesta dell’istituto demoscopico Metropoll, quasi la metà degli interrogati è critico rispetto alla presenza militare a Idlib dove alcune settimane fa sono morte dozzine di soldati in un attacco delle truppe del regime siriano. Ormai solo il 30 percento giustifica l’operazione nella provincia siriana.
di Nick Brauns
da junge Welt
https://www.jungewelt.de/artikel/374087.repression-t%C3%BCrkei-journalisten-hinter-gittern.html