Mentre il regime iraniano l’11 febbraio 2020 celebrava il 41° anniversario del suo dominio in Iran con manifestazioni di massa, il coronavirus si diffondeva rapidamente in tutto il Paese. Quando il 21 febbraio si sono svolte le elezioni per il Parlamento, il regime si è impegnato per una partecipazione più alta possibile della popolazione alle elezioni, invece di prendere le necessarie misure e di dare informazioni per impedire la diffusione del COVID-19. Pertanto il governo iraniano per settimane ha nascosto la diffusione del coronavirus e i numeri reali delle vittime. Non l’unico crimine del regime. (pubblicato dal Lower Class Magazine il 20 marzo 2020)
Profitto e religione al di sopra della vita umana
La nascita di un virus ignoto nel 21° secolo in realtà non è nulla di strano. In un futuro prossimo per via dell’allarmante mutamento climatico e del drastico cambiamento dell’ecosistema a causa della modalità di produzione capitalista vedremo molti fenomeni ignoti. L’incompetenza e trascuratezza nell’arginamento della diffusione del coronavirus in Iran, come anche a livello mondiale, è una questione puramente politica e economica che mostra un’immagine chiara degli effetti di un sistema che mira solo al profitto.
Non abbiamo sotto controllo la mutazione e il presentarsi di virus mortali da SARS, MERS fino a Ebola, Zika, influenza suina fino al coronavirus e simili, ma la velocità. L’ampia diffusione di questi virus mostra tuttavia un sistema di classi mondiale, le cui risorse sono in balia di una minoranza parassitaria. Se il coronavirus oggi come un urgano uccide migliaia di persone, è perché alcuni anni fa, dopo che si era attenuta l’epidemia di SARS, imprese farmaceutiche hanno interrotto la ricerca scientifica per produrre un vaccino contro la SARS. Evidentemente non era abbastanza remunerativo. Se il vaccino per la SARS in questi anni fosse stato prodotto – per la somiglianza genetica dell’80% di SARS e coronavirus – oggi potrebbe già esistere la base per un vaccino contro il coronavirus. Ma la maggioranza dei sistemi sanitari a livello mondiale, mandati in rovina e privatizzati sempre di più, mirano al profitto dei gestori degli ospedali e delle imprese farmaceutiche.
Durante la fase estremamente critica della allora epidemia (e non ancora pandemia) da coronavirus, la compagnia aerea iraniana Mahan Air non ha interrotto i suoi voli passeggeri verso la Cina. Al contrario, c’è stata un’intensificazione dei voli verso la Cina. Fondamentalmente si è proceduto secondo il modello cinese, perché i primi casi del nuovo virus si erano verificati già a dicembre nella provincia di Wuhan. Il governo cinese però lo nascose. Perfino settimane dopo la comunicazione del virus venivano ancor fatti festival turistici. Intanto il governo cinese arrestava whistleblower (in particolare personale ospedaliero) con il pretesto della „diffusione di dicerie“ e del „disturbo dell’opinione pubblica,“ fino a quando la catastrofe raggiunse il suo livello incontrollabile. In Iran è successo esattamente lo stesso.
Il teocratico „Stato di Dio“dell’Iran e l’importanza economica dei contributi religiosi a Bonyad (fondazioni di pubblica utilità, quindi esenti da tasse del welfare pubblico e per il sostegno di scienza, arte e cultura), in questo hanno svolto un ruolo centrale. La sacra ideologica città sciita Ghom (una roccaforte dei clerici sciiti, circa 125 chilometri a sudovest di Teheran), dove studiano oltre 600 studenti di teologia dalla Cina in seminari nelle in Hawsa (università sciite), dai quali si presume il virus sia stato importato, è stata classificata come zona a rischio, ma il governo iraniano non ha messo in quarantena niente e nessuno. I primi due casi SARS-CoV-2 in Iran sono diventati noti a Ghom. Entrambi sono anche morti lì. Le autorità hanno comunque tenuto aperto il locale santuario di Fatima-Massumeh che viene visitato ogni giorno della settimana per tutto il giorno da folle che toccano il luogo sacro con le mani e lo baciano.
„Il nome religioso della città – ‚la casa del profeta e della sua famiglia‘ – doveva garantire ai fedeli a livello mondiale che fossero protetti da epidemie e simili catastrofi“ così Mehdi Khalaji che studia teologia a Ghom e oggi lavora nel Washington Institute for Near-East Policy.
Dato che pellegrin* arrivano lì da quasi tutte le città sciite della regione, il virus è stato diffuso in massa. L’Iran dopo la Cina e l’Italia è colpito più fortemente dalla crisi da coronavirus. Attualmente ogni giorno ne muoiono dalle 30 alle 40 persone. Circa nuove su dieci casi di infezione nell’Asia occidentale sono in Iran. Oltre 18.000 infezioni e oltre 1284 casi di morte sono stati comunicati ieri a livello ufficiale. Tuttavia i numeri comprendono solo i casi di morte per coronavirus accertati e non i casi dovuti a malattie polmonari nei quali in cui non è stato fatto il test per il virus. Si teme tuttavia che il numero effettivo dei casi di infezione sia molto più elevato e che la Repubblica Islamica nasconda l’effettivo numero di infezioni e di vittime. Gli ospedali sono sovraccarichi e mancano i materiali medici di consumo generale e i test per il virus. Finora dozzine di infermier* e medic* sono morti per coronavirus.
Il capodanno iraniano all’ombra di un virus, sanzioni imperialiste e fossa comune
Oggi, 20 marzo, è imminente la festa di capodanno curdo-iraniana. Normalmente il Newroz per le e gli iranian* e gli altri popoli del Paese sono un periodo principale di viaggio e visite. quest’anno però la situazione è diversa. Un inconsueto inizio d’anno all’ombra del Covid-19-Virus con divieti di viaggio, quarantena, punizione e militarizzazione del Paese. L’apparato repressivo dello Stato eseguirà misurazioni della febbre negli automobilisti sulle strade provinciali. Né alberghi né case private possono affittare stanze a viaggiatrici e viaggiatori. Chi lo fa lo stesso, rischia una punizione. Il divampare del coronavirus colpisce duramente il settore del turismo in Iran appena un mese dalla festa di capodanno „Newroz“. Il suo fatturato dopo l’abbattimento dell’aereo passeggeri ucraino all’inizio di gennaio con 176 morti era comunque già crollato del 70 percento. Né le scuole né le università verranno aperte in aprile come previsto. Imprese, fabbriche e servizi pubblici però continuano a restare aperti senza alcun meccanismo di sicurezza. Le forze governative nelle strade – per lo più immigrat* dall’Afghanistan – non dispongono di maschere e/o disinfettanti.
Non solo l’incompetenza e la trascuratezza del regime islamico capitalista nella crisi da coronavirus, ma le sanzioni imperialiste rendono estremamente drammatica la situazione. Si temono un acuirsi della recessione, un incremento della disoccupazione e un maggiore impoverimento di migliaia di persone. La gente in Iran già ora compra solo quanto strettamente necessario. Non tutt* riusciranno a sopravvivere al virus e alle sanzioni degli USA e dell’UE. Per via di queste ultime mancano dispositivi medici. Molte persone malate negli ultimi anni sono morte per la penuria di medicinali di importanza vitale per la cura di tumori, problemi cardiaci, sclerosi multipla, patologie renali, influenza e immunodepressione. Perfino semplici anestetici per gli interventi sono diventi rari. I problemi sono stati ulteriormente rafforzati dal crollo drammatico della valuta iraniana causata dalla politica imperialista di sottomissione e dal peggioramento della situazione economica sotto la direzione del Fondo Monetario Internazionale (FMI), che aumenta i prezzi per l’importazione di medicinali delle materie prime necessarie per la loro produzione. La situazione è così grave che il governo dell’Iran per la prima volta dalla sua fondazione nel 1979 per la prima volta ha chiesto all’FMI un credito dell’ammontare di 4,5 miliardi di Euro.
In Iran tutt* sono colpit* allo stesso modo dal coronavirus?
Il vice-Ministro della salute dell’Iran alcune settimane fa ha dichiarato in una conferenza stampa che „il governo iraniano ha sotto controllo la diffusione del coronavirus“. Un giorno dopo è stato comunicato che lui stesso si era ammalato. Fino a quando solo pochi membri del governo erano stati colpiti dal coronavirus, il governo ha completamente minimizzato la situazione. Tra i diecimila contagiati e oltre mille morti, sono colpiti dal virus meno di dieci membri del governo. Questo rende chiaro che nel capitalismo tutto senza eccezione è legato all’appartenenza di classe, anche l’incidenza del virus. La classe lavoratrice paga per questa crisi, mentre la classe dominante è a stento colpita dal virus dato che ha accesso a tutti i medicinali e a cure mediche adeguate, come cliniche private. Inoltre non è costretta a vendere la propria forza lavoro in condizioni di lavoro precarie e anti-igieniche per sopravvivere. Nel periodo di quarantena si godranno la vita nei loro palazzi fino a quando tutto sarà passato. Lavoratrici e lavoratori e agricoltrici e agricoltori saranno le vittime principali del coronavirus – e questo non solo in Iran.
In Iran molte persone impoverite vivono nella periferia delle grandi metropoli come la capitale Teheran. In parte sono escluse da spazi abitativi protetti. Molt*, soprattutto le persone fuggite dall’Afghanistan sono residenti degli slum, spesso costrett* all’illegalità, perché perfino dopo decenni in Iran, perfino nella seconda e terza generazione, non hanno un titolo di soggiorno né diritti democratici. Nelle regioni dove vivono nazioni oppresse come arab*, beluc*, curd*, ecc., l’infrastruttura è insufficiente. Soprattutto gli ospedali vengono sistematicamente malamente riforniti dal governo centrale iraniano; sempre che lì ce ne siano.
Un altro esempio per la vita meno degna di essere vissuta agli occhi del governo iraniano, è la situazione delle persone nelle parti occupate del Kurdistan (Rojhelat). Due anni sono passati dal terremoto a Sarpul-Zahab in Rojhelat, e la maggior parte delle e dei sopravvissut* al terremoto vivono ancora in container e tende, in una regione dove arriva a fare molto freddo e questo senza alcun meccanismo di protezione dal coronavirus. L’appartenenza ai popoli oppressi e l’appartenenza di classe in Iran sono fattori decisivi per avere la possibilità di sopravvivere al coronavirus.
Scioperare per sopravvivere
Ciò che però fa coraggio è il fatto che le lavoratrici e i lavoratori in molti settori hanno interrotto il lavoro e hanno protestato contro la trascuratezza del governo e dei padroni che non hanno preso misure per la protezione dal coronavirus. I e le netturbin* in diverse città o anche lavoratrici e lavoratori della fabbrica di vetro Qazvin fanno parte dell’avanguardia dell’attuale movimento delle lavoratrici e dei lavoratori nel Paese. Quest* ultim* hanno scritto quanto segue:
Purtroppo la fabbrica dallo scoppio del coronavirus continua a essere attiva e non è stata temporaneamente chiusa da parte della proprietà prendendo altre misure per la nostra saute. I viaggi delle lavoratrici e dei lavoratori continuano a essere fatti con autobus, un viaggio che dura un’ora da Qazvin a Farsjin e viceversa. Le lavoratrici e i lavoratori sono sedut* molto fitt*. Questa per noi è una seria minaccia. L’unica misura che è stata presa dall’impresa è stata una misurazione della febbre nell’autobus e prima di entrare nella fabbrica, per mettere sotto quarantena i casi sospetti. Alcun* nostr* colleg* sono sospett* di contagio perché avevano febbre. Nonostante questo la fabbrica resta aperta.
Giovedì corso i e le ferrovier* hanno chiamato a uno sciopero generale delle ferrovie. Scrivono:
La vita delle lavoratrici e dei lavoratori ora è in pericolo a causa della diffusione del coronavirus e della carente assistenza medica per la trascuratezza dei funzionari delle ferrovie sia nelle fabbriche del settore ferroviario sia in tutti gli altri ambiti collegati. Non veniamo pagat* e non possiamo permetterci di comprare mascherine e disinfettanti per noi e le nostre famiglie. Mesi fa a 7.000 lavoratrici e lavoratori delle ferrovie sono stati offerti contratti a tempo indeterminato, ma finora non sono state prese misure […]. Per queste ragioni da venerdì entriamo in sciopero per ottenere le nostre rivendicazioni.
Resta la speranza di azioni coordinate dell’auto-organizzazione dei lavoratori.
di Narges Nassimi
da Lower Class Magazine
Narges Nassimi è una marxista curda e vive a Monaco di Baviera.
#Immagine di copertina: Skyline di Teheran di Amirpashaei – rielaborazione propria, CC BY-SA 4.0, Collage: LCM
https://lowerclassmag.com/2020/03/20/iran-zur-verheimlichung-der-epidemie-und-der-klassenfrage/