La Svezia ha estradato in Turchia un richiedete asilo curdo. Lì è stato torturato Il Paese Membro dell’UE, Svezia, in aprile ha consegnato ai servizi segreti turchi un attivista curdo la cui richiesta di asilo è stata respinta. Ora si è saputo che il giovane immediatamente dopo il suo arrivo in Turchia è stato pesantemente torturato. Lo ha riferito l’agenzia stampa curda Firat all’inizio della settimana, facendo riferimento agli avvocati dell’interessato.
L’agenzia stampa statale turca Anadolu il 22 aprile aveva comunicato che il 23enne Resul Özdemir in quel giorno era stato portato in Turchia nell’ambito di un’operazione coordinata tra le autorità svedesi e i servizi segreti turchi. Allo scopo è stata pubblicata un’immagine del giovano in manette, presentato come una preda di guerra tra due bandiere turche.
In Turchia Özdemir era stato condannato in sua assenza a una pena detentiva di 15 anni. Con il nome in codice Zibo avrebbe partecipato come rappresentante dell’organizzazione giovanile del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, PKK, a attacchi contro l’esercito turco negli anni 2015 e 2016 a Cizre. La città nel sudest della Turchia dopo l’interruzione dei colloqui di pace con il precursore del PKK in carcere, Abdullah Öcalan, disposta dal governo nell’estate del 2015 così come altre città, si era dichiarata repubblica consiliare autonoma. Gruppi di autodifesa giovanili opposero resistenza contro l’esercito in avanzata con carri armati e artiglieria.
Özdemir, che durante i coprifuoco durati settimane era rimasto ferito, fuggì in Svezia dove già viveva la sua famiglia. Ma la sua richiesta di asilo è stata respinta. Per reati non meglio specificati Özdemir dalla fine dell’anno scorso era in carcere. Dichiarando che sarebbe stato potato in tribunale per essere ascoltato, Özdemir, secondo quanto riferito dal suo avvocato svedese Abdullah Deveci, è stato portato in aeroporto con le mani e i piedi legati e un sacco sulla testa e messo su un aereo noleggiato. Nel velivolo, secondo quanto riferito dall’avvocato di Özdemir in Turchia, oltre a poliziotti svedesi si trovavano anche alcune persone che parlavano inglese che probabilmente erano collaboratori dei servizi segreti turchi MIT.
Özdemir subito dopo l’atterraggio a Istanbul sarebbe stato portato al MIT, ha dichiarato l’avvocato Deveci a Firat News dopo un consulto con il suo collega Akbulak. »Lì è stato pesantemente torturato per sei ore. Le torture hanno spaziato da bastonate sul collo e in faccia fino al waterboarding. Ha ricevuto scariche elettriche alla schiena, alla testa, alle braccia e sul petto. Anche se non era più in grado di parlare e aveva perso conoscenza, gli agenti del MIT hanno continuato a torturalo.« Successivamente Özdemir sarebbe stato consegnato per un interrogatorio alla polizia anti-terrorismo. In ospedale gli sarebbe stato negato un certificato medico sulle tracce delle torture.
Secondo il suo avvocato Akbulak, che lì ha potuto parlargli, il curdo si trova nel carcere di massima sicurezza di Silivri nei pressi di Istanbul in un reparto di quarantena. Il governo svedese avrebbe consegnato il giovane curdo allo Stato turco che »funge da boia dei curdi«, ha criticato il Centro Sociale Democratico Curdo in Svezia, definendo la consegna di un oppositore a uno Stato dove rischia la tortura, una violazione della legislazione nazionale e internazionale.
Negli ultimi anni i servizi segreti turchi in collaborazione con autorità locali, ma anche attraverso sequestri, hanno portato in Turchia per essere perseguiti penalmente dozzine di oppositori del governo che vivevano in esilio. In prevalenza si tratta di seguaci del cosiddetto Movimento Gülen al quale è stata attribuita la responsabilità del tentativo di golpe nel luglio 2016, in casi singoli però anche di attivisti curdi e comunisti.
Così associazioni vicine al movimento Gülen lo scorso anno hanno consegnato al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite una lista di nomi di 31 persone, che sarebbero state deportate in Turchia dal MIT da Malaysia, Pakistan, Kosovo, Moldavia, Azerbaijan, Ucraina, Gabon e Myanmar.
di Nick Brauns da junge Welthttps://www.jungewelt.de/artikel/377842.t%C3%BCrkischer-geheimdienst-stromschl%C3%A4ge-und-waterboarding.html