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Turchia, appello per la liberazione di Nedim Türfen. 1500 giorni di carcere da innocente

Nedim Türfent è un giornalista curdo che ha 1500 giorni è rinchiuso in una cella di un carcere di massima sicurezza in Turchia. Articolo 21: IPI, Pen Internarional, Media and law studies association e altre 40 organizzazioni per la libertà di stampa hanno sottoscritto una lettera aperta inviata alle autorità turche per chiedere il suo rilascio e porre fine a questa ingiustizia.Arrestato il 12 maggio del 2015 è stato accusato di “far parte di un’organizzazione terroristica”.

Le prove? Le notizie scritte per l’agenzia curda Diha e le dichiarazioni di un testimone le cui ‘confessioni’ sono state estorte sotto tortura. Il 15 dicembre del 2017 è stato condannato a 8 anni e 9 mesi di prigione. La sua vera ‘colpa’? Aver rivelato abusi della polizia nei confronti dei detenuti di un carcere ad Hakkâri, città nell’est del paese. In un filmato pubblicato da Türfent si sente un comandante delle forze speciali urlare minacce contro un gruppo di detenuti faccia a terra e  con le mani legate dietro la schiena. Oggi il prigioniero è lui e come molti altri compagni di detenzione è stato sottoposto a soprusi e sevizie.

Con la pandemia di Covid 19 la situazione è ulteriormente peggiorata. In una lettera inviata alla famiglia, il fotoreporter ha raccontato di come le condizioni in carcere durante l’emergenza  siano insostenibili. Oltre all’interdizione delle visite e la sospensione dello atrocità sportive sono ormai precluse tutte le attività che rappresentavano l’unica possibilità di sottrarsi  alla pesante vessazione dell’isolamento a cui i detenuti del carcere di massima sicurezza di Van sono sottoposti. Türfent descrive anche le violazioni dei diritti e dell’assenza di misure sanitarie adeguate per i detenuti che appartengono a categorie a rischio, in particolare i malati immunodepressi.

Il giornalista racconta anche di come i prodotti per l’igiene e i disinfettanti necessari per difendersi dal Covid-19 siano insufficienti e che le mascherine non vengono fornite gratuitamente ma vendute. Insomma, durante la pandemia nuove violazioni dei diritti umani si sono aggiunte a quelle già esistenti.

Nedim spiega che “l’isolamento è arrivato a un livello superiore e le pratiche arbitrarie non cessano. Il fatto di non applicare alcuna misura sanitaria per i detenuti con più di 65 anni e per i prigionieri malati, fa sì che queste persone siano in qualche modo abbandonate alla morte”. Nella stessa situazione si ritrovano altre decine di giornalisti, tra cui lo scrittore ed editorialista Ahmet Altan e la veterana della stampa Tuca Nazli Ilicak. La Turchia è al 157° posto su 180 Paesi nel World Press Freedom Index.

Nei confronti dei media la reazione governativa all’indomani del golpe sventato nel 2016 è stata spropositata. Sono state chiuse 45 testate giornalistiche, 15 riviste patinate, otto agenzie di stampa, 16 canali televisivi e decine di case editrici, per un totale di 160 aziende editoriali.Oltre a Türfent, molti altri giornalisti sono stati accusati di avere legami con il gruppo militante curdo PKK o di aver supportato la presunta rete golpista denominata Fetho, guidata dall’imam in autoesilio negli Usa Fethullah Gülen.

Tra questi, 18 tra redattori, collaboratori e vertici editoriali e amministrativi di Cumhuriyet, storico quotidiano di opposizione, arrestati nel novembre del 2016 e tenuti per mesi in detenzione preventiva. Per otto di loro, il 20 febbraio del 1018, la terza Corte di Appello di Istanbul ha confermato il verdetto di condanna emessa in primo grado. Musa Kart, Bülent Utku, Hakan Karasinir, Kadri Gürsel, Guray Tekin Oz, Oder Celik, Emre Iper e Mustafa Kemal Güngör sono tutti di nuovo in carcere per scontare il resto delle pene, tra i 2 anni e mezzo e i 7 anni e otto mesi, inflitte lo scorso aprile anche ad altri sei tra redattori e membri del Consiglio di amministrazione del giornale, sui quali si dovrà esprimere un altro Tribunale.

Cinque gli assolti. Il processo, in cui erano imputati anche il direttore della testata Murat Sabuncu, l’amministratore delegato Akin Atalay e il reporter investigativo Ahmet Sik, oggi parlamentare dell’Hdp, è l’emblema delle limitazioni imposte alla stampa dal governo del presidente Receip Tayyip Erdogan.

Di seguito il testo della lettera aperta per chiedere la liberazione di Nedim Türfent.

www.freeturkeyjournalists.ipi.media/1500-days-behi…#FreeTurkeyJournalists

 

Di Antonella Napoli

Articolo 21

 

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