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Il momento è arrivato: Libertà per Öcalan, verso una pace giusta in Turchia-Cosenza

Come cittadine e cittadini di Rende e dell’area urbana di Cosenza, collettivi, comitati, spazi sociali, associazioni, sindacati, partiti, singole soggettività, attive e sensibili alla causa del popolo kurdo e di tutte le comunità in lotta per libertà e autodeterminazione, accogliamo con grande soddisfazione il conferimento della cittadinanza onoraria dei comuni di Rende (CS) e Reggio Calabria ad Abdullah Öcalan, leader kurdo riconosciuto da milioni di persone e recluso da 22 anni in condizioni di isolamento totale sull’isola turca di Imralı, in una palese e continua violazione dei diritti umani e carcerari, sin dall’intrigo internazionale che portò al suo arresto, il 15 febbraio 1999.

Allora come oggi, le potenze occidentali si piegarono alla volontà fascista del nazionalismo turco che nega l’esistenza stessa del popolo kurdo, mentre Öcalan si faceva fautore del Confederalismo democratico: un modello per la convivenza pacifica e la libertà di tutte le popolazioni del Medio Oriente, basata sulla liberazione delle donne, l’economia solidale comunitaria, l’autonomia e la federazione dei territori, l’ecologia sociale, il diritto all’autodifesa.

Nella perenne guerra in Medio Oriente e in Kurdistan, il Confederalismo democratico e la liberazione delle donne, in particolare, sono l’unica speranza di pace che abbiamo visto sorgere e resistere nel caos siriano degli ultimi 10 anni, saltata agli occhi del mondo con la rivoluzione del Rojava e della Siria del Nord-Est e le sue Forze Siriane Democratiche (SDF), che hanno respinto e sconfitto le milizie dello Stato Islamico (ISIS) al costo di migliaia di vite umane, tra cui l’italiano Lorenzo Orsetti “Orso”, Şehid Tekoşer Piling, caduto il 18 marzo 2019 nei pressi di Baghouz, ultima roccaforte siriana dello Stato Islamico, conquistata dalle SDF nei giorni successivi.

La rivoluzione confederale ha tracciato la strada verso una soluzione democratica ai conflitti regionali atavici, che deve passare attraverso il dialogo e il riconoscimento, dunque anche da passaggi formali come l’inclusione della Siria del Nord-Est ai tavoli diplomatici per una transizione democratica in Siria.

Come sottolineato dallo stesso Öcalan, motore di una trasformazione radicale verso una società libera è anche l’auto-organizzazione della società civile, in particolare delle donne e dei giovani, che possono anche spingere le istituzioni verso un approccio orientato al sostegno reciproco e a soddisfare i bisogni sociali.

Il conferimento della cittadinanza onoraria a Öcalan da parte di altre due importanti amministrazioni calabresi – che si aggiungono a Riace e Cinquefrondi (RC) e che speriamo siano seguite ancora da molte altre istituzioni nella nostra regione – è una conferma significativa di questa idea del leader kurdo.

Si tratta infatti, di un risultato raggiunto grazie al rapporto storico della nostra Calabria con il popolo kurdo, da quando le prime barche raggiunsero le coste joniche più di 20 anni fa;

grazie alla determinazione di tante e tanti che hanno mantenuto accesa la luce della solidarietà fino a oggi, all’impegno di quella società viva che da tutta la Calabria ha tenuto alta l’attenzione contro le guerre e i crimini compiuti dal regime autoritario di Erdogan, in Turchia come all’estero;

grazie alle numerose mobilitazioni e prese di posizione di studentesse, studenti e docenti dell’Università della Calabria (Unical), ultima delle quali l’approvazione di una mozione per la libertà di Öcalan, da parte del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, proposta dalla docente Laura Corradi;

grazie alla grande attenzione delle realtà sociali di Reggio Calabria, che hanno saputo cogliere la propensione dell’amministrazione comunale e coinvolgere una rete di realtà locali;

grazie all’impegno di tante attiviste e attivisti e delle realtà cosentine della Rete Kurdistan, che negli scorsi anni hanno avviato un percorso di sensibilizzazione dell’amministrazione comunale rendese, attraverso incontri pubblici e iniziative culturali, fino a diverse prese di posizione ufficiali contro le più recenti offensive militari turche in Rojava (2018-2019).

Il ruolo di Öcalan nella lotta contro la discriminazione interna e la sua lunghissima detenzione illegale lo fanno accostare alla figura di Nelson Mandela, come sottolineato dal Congresso dei Sindacati Sudafricani (COSATU) e dal Kurdish Human Rights Action Group (KHRAG -South Africa) nella recente petizione internazionale, intitolata “Il momento è arrivato: Libertà per Öcalan, verso una pace giusta in Turchia” e indirizzata al Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, con due richieste:

una nuova iniziativa dell’Assemblea Generale dell’ONU, per favorire nuovi dialoghi di pace democratici che garantiscano il rispetto dei diritti umani;

l’attivazione immediata del Comitato contro la Tortura e dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), dopo le ripetute violazioni riscontrate negli anni dal Comitato per la Prevenzione della Tortura (CPT) in tutto il sistema carcerario turco e in particolare a Imralı, dove il confinamento con divieto totale di incontro (protratto per anni) e le condizioni complessive del regime di isolamento violano palesemente gli standard minimi stabiliti dall’ONU riguardo alle misure di detenzione, noti proprio come Nelson Mandela Rules.

A un mese dalla conclusione della campagna internazionale indirizzata all’ONU, che ha coinciso con il 22esimo anno dall’arresto di Abdullah Öcalan, la petizione non ha ancora suscitato nessuna reazione delle istituzioni internazionali preposte, così come non è mai arrivata, alle richieste di democratizzazione in Turchia, altra risposta che guerra e repressione, specialmente dopo la recente deriva autoritaria del tiranno Erdogan.

La richiesta della liberazione di Abdullah Öcalan e dell’avvio di giusti negoziati democratici è ancora più urgente oggi, dopo le recenti voci circolate in Turchia circa un ulteriore aggravamento dello stato di salute del leader kurdo, che hanno agitato milioni di sostenitori in Medio Oriente e in Europa.

Alle proposte di democratizzazione avanzate da Öcalan è legato il destino di milioni di kurde e kurdi, insieme al diritto di tutte le popolazioni mesopotamiche e mediorientali di vivere liberamente nella propria terra, conservare i propri patrimoni culturali e religiosi, decidere i propri governanti e costruire una società libera, in armonia e rispetto reciproco.

Le condizioni e la battaglia di Öcalan, in sintesi, riguardano chiunque ama la libertà, in particolare tutti i popoli e i gruppi sociali oppressi del pianeta.

Il momento è arrivato: Libertà per Öcalan, verso una pace giusta in Turchia Democrazia – Solidarietà – Donna – Ecologia – Libertà

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