Ömer Koç aveva 17 anni quando è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nel 2015. Nella zona in cui è stato ucciso c’erano poliziotti turchi armati di fucili. Successivamente è stato riferito che la pistola che ha ucciso Ömer è stata inviata ad Afrin dallo stato, e quindi l’incidente non ha portato a un procedimento penale, lo riferisce l’agenzia stampa Mesopotamia.
Il 4 ottobre 2015 Ömer Koç aveva lasciato la sua abitazione nel distretto Rezan di Diyarbakir (Amed) ed è stato ucciso con un fucile vicino a un veicolo della polizia di tipo Ranger in attesa a due strade di distanza da casa sua.
Nell’indagine avviata dopo l’incidente, è stato accertato che la polizia ha sparato contro un gruppo sulla scena del crimine. Successivamente gli agenti di polizia Doğan 4 e Doğan 5, hanno ammesso di aver sparato, sostenendo che c’era stato uno scontro violento.
I registri della polizia hanno rivelato che la polizia sul posto aveva armi da fuoco in mano. Le pistole sono state richieste alla polizia per le indagini, ma le pistole sono state invece inviate ad Afrin, dove non è possibile svolgere alcuna indagine penale.
Poiché l’ufficio del procuratore il 3 ottobre 2018 ha aveva deciso di non proseguire con il casio, gli avvocati della sezione di Diyarbakir dell’Associazione per i diritti umani si sono opposti presso la prima Corte penale di pace di Diyarbakir.
Ma il loro appello è stato respinto. Successivamente è stato presentato ricorso individuale alla Corte costituzionale. La Corte Costituzionale ha accolto la domanda e ha chiesto il parere del Ministero della Giustizia, il quale ha affermato che l’indagine è stata svolta in modo efficace e che il mancato esame delle armi era normale. E così un altro caso di omicidio relativo alla polizia è stato chiuso.
MA