Il 23 aprile lo stato turco ha iniziato una campagna militare su larga scala contro il Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), attaccando le regioni di Zap, Avashin e Matina. Da allora, questa invasione ingiustificata è cresciuta in intensità e portata. Per anni, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha cercato di garantire alla Turchia la posizione di potenza regionale in Medio Oriente alle spese dei popoli della regione, proclamando ripetutamente il suo desiderio di conquistare il territorio un tempo controllato dall’Impero Ottomano. Il suo primo obiettivo è quello di occupare le due parti del Kurdistan confinanti con la Turchia: il Rojava (Siria settentrionale) e il Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale). Nel 2018, l’esercito turco e le forze jihadiste che combattono per procura hanno invaso e occupato la pacifica regione siriana a maggioranza curda di Afrin; nel 2019, questa occupazione è stata estesa ad altre aree del nord della Siria, causando centinaia di vittime civili e sfollamenti di massa.
I guerriglieri curdi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) resistono alle campagne di aggressione militare e di occupazione di Erdogan. Questa resistenza curda organizzata è l’unica forza che impedisce l’espansione di Erdogan nel Kurdistan e nel Medio Oriente. Nel 2014, quando il gruppo terroristico genocida dello Stato Islamico (ISIS) ha occupato diverse aree della Siria e dell’Iraq, emergendo come una grande minaccia alla sicurezza globale, il PKK ha impedito loro di eliminare la minoranza religiosa degli Yazidi nella regione di Sinjar, in Iraq.
La NATO vuole mantenere nei suoi ranghi la Turchia per ragioni geopolitiche e geostrategiche e non chiede ragioni della politica espansionistica del regime turco. Questo silenzio che serve solo a calmare Erdogan, li rende complici della sua aggressione. Erdogan, sapendo che non avrà conseguenze nemmeno per i suoi peggiori crimini, sta violando apertamente il diritto internazionale. Il suo regime ha usato armi chimiche e combattenti jihadisti nella recente aggressione a Zap, Avashin e Matina, mentre i suoi droni armati uccidono e terrorizzano i civili. Tuttavia, come la NATO, le Nazioni Unite, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e il Consiglio d’Europa rimangono in silenzio.
All’inizio di giugno, una delegazione internazionale per la pace si è recata nel Kurdistan meridionale, unendosi a varie organizzazioni in tutto il mondo per lanciare l’iniziativa internazionale “DIFENDERE IL KURDISTAN CONTRO L’OCCUPAZIONE TURCA”. Richiamando l’attenzione sull’aggressione militare turca, hanno coraggiosamente rotto il silenzio del mondo su questa guerra. Sfortunatamente, il Partito Democratico del Kurdistan (KDP), al potere nel Kurdistan meridionale, ha preso provvedimenti per criminalizzare gli sforzi fatti per opporsi alla guerra in corso ostacolando il lavoro della delegazione per la pace. Inoltre, in linea con la politica di riconciliazione degli stati europei nei confronti del regime di Erdogan, la delegazione è stata criminalizzata anche in Germania e, il 12 giugno, a diverse persone in partenza (comprese quelle con immunità parlamentare) è stato impedito di prendere il volo da Düsseldorf. Tuttavia, nonostante questi impedimenti, la delegazione per la pace è riuscita a fare il suo lavoro per sensibilizzare sulla crisi in corso e a generare un’ondata di solidarietà internazionale.
Chiediamo ora alle persone di tutto il mondo di scendere in piazza il 3 luglio a sostegno dell’iniziativa internazionale per DIFENDERE IL KURDISTAN contro l’occupazione turca e per chiedere la fine immediata dell’aggressione militare turca contro il Kurdistan del sud e il ritiro di tutte le forze turche e dei combattenti jihadisti sostenuti dalla Turchia.
Per ulteriori informazioni:
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