Il gruppo della campagna turca “Attuare la Convenzione di Ginevra” ha organizzato una protesta in solidarietà con le donne e le persone LGBTI+ in Afghanistan. Il gruppo della campagna “Attuare la Convenzione di Ginevra” è intervenuto fuori dal teatro dell’opera Süreyya a Kadıköy, Istanbul con lo slogan “La nostra solidarietà non ha confini” a sostegno delle donne e delle persone LGBTI+ che vivono sotto le forze talebane in Afghanistan.
Sugli striscioni e cartelli che le donne hanno portato alla protesta c’erano slogan come “Stiamo con le donne afghane che combattono per i loro diritti”, “La nostra solidarietà non ha confini”, “Distruggeremo la vostra amministrazione misogina che sostiene i talebani!”, “Gli Stati Uniti, l’UE, l’ONU, la comunità internazionale ha causato la guerra… Vinceremo con le nostre forze” .
Il comunicato è stato letto sia in turco che in persiano.
“I talebani sono saliti al potere a seguito alle politiche distruttive degli USA in Afghanistan. Le urla delle donne che le loro vite sono in pericolo sotto il regime dei talebani in Afghanistan si sentono in tutto il mondo. Donne, bambini, persone LGBTI+, artisti, scienziati, difensori dei diritti umani… In breve, adesso in Afghanistan la vita di chiunque sia contro i Talebani è in pericolo”, afferma la dichiarazione. “Dal Pakistan alla Cina, dall’Iran alla Russia, e anche le potenze della regione stanno studiando come utilizzare questa nuova situazione per il proprio interesse regionale”.
Nella dichiarazione le donne hanno criticato anche il ruolo del governo turco.
“La Turchia sin dall’inizio è stata coinvolta nell’operazione di invasione sotto l’egida della NATO. Adesso Erdogan afferma che “siamo in contatto con i talebani”. Coloro che perseguono queste politiche di occupazione e di guerra sono responsabili della distruzione in Afghanistan e dei crimini che il regime Talebano ha commesso e commetterà. L’imperialismo è responsabile di questa distruzione e non ha nulla da promettere al Paese”.
Le donne hanno fatto appello al presidente Erdogan:
“Nessuna trattativa, nessun accordo si può fare con i Talebani, che considerano il corpo femminile bottino di guerra. Non negoziare, non legittimare e non riconoscere i Talebani, che minacciano la vita delle donne afghane!”
I manifestanti hanno anche ricordato la resistenza delle donne yazide quando nel 2014 l’ISIS ha confiscato Sinjar:
“Proprio come eravamo con le donne yazide che hanno resistito all’ISIS, ora stiamo con le donne afghane che resistono ai talebani, vediamo dalla continua resistenza delle donne nelle proteste di strada contro i talebani, che saranno le pioniere in questo lotta. Invitiamo tutte le donne alla solidarietà con le donne dell’Afghanistan”.