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I compani e le compagne del CPA FI*Sud per Heval Şoreş

Şoreş Mardin. Şoreş come Rivoluzione, quella per cui lottava e per cui lottiamo. Mardin, come il nome della sua città, una delle più belle ed antiche della Mesopotamia. Lo abbiamo conosciuto a Firenze col suo nome da partigiano, il suo nome di “battaglia”, ed è stato proprio leggendo quel nome e riconoscendo il suo sguardo sui canali informativi del movimento di liberazione kurdo siamo venuti/e che Şoreş stato ucciso nei monti del Kurdistan.

La storia di Şoreş è simile a quella di tanti/e, tantissimi/e giovani kurdi nati sotto occupazione turca. Si sceglie presto fra povertà o assimilazione, l’emigrazione forzata nelle grandi città turche, la presa di coscienza la lotta politica, la repressione, la scelta di salire sui monti.Lo abbiamo conosciuto qua da noi in Toscana dove ha trascorso alcuni mesi. Era di poche parole -anche la lingua non ci aiutava- ma abbiamo condiviso momenti di socialità, cene, dibattiti, discussioni, iniziative e momenti di lotta, presidi e cortei. Con un intervento chirurgico qua a Firenze era riuscito anche a salvare la sua vista, fortemente compromessa da una ferita di guerra dovuta ai mesi passati al fronte in Rojava, difendendo quella terra e il suo esperimento politico e sociale dell’ISIS prima e dalla Turchia poi. In Italia aveva amici/he e compagni/e. Ma il suo posto era in Kurdistan. Ed era così tornato in montagna, nelle zone liberate dalla guerriglia del PKK.

Ha perso la vita in quei monti posti sotto assedio da mesi dalle forze speciali turche col beneplacito delle potenze mondiali, USA e Unione Europea in primis, bombardati dall’alto e braccate da terra con armi convenzionali e non, come l’uso costante di gas chimici o di incendi. E non ultima la vile connivenza delle milizie del clan Barzani, tanto codardi nello scappare di fronte ad ISIS o nel difendere la popolazione dagli attacchi stranieri, quanto solerti nel vendersi al nemico numero uno dei kurdi, il regime di Erdogan e i suoi scagnozzi, magari sperando nel silenzio mediatico..

Ed invece una guerrigliera sopravvissuta ha raccontato che Şoreş e gli altri 6 suoi compagni/e sono caduti vittime di un’imboscata proprio dei peshmerga di Barzani, ancora una volta al soldo degli occupanti turchi e degli interessi stranieri. Non ci stupisce e non stupisce neanche i compagni kurdi.

La strada per quella Rivoluzione -Şoreş-, si sa è piena di insidie e difficoltà. E’ tortuosa, impervia e per niente lineare. Ma è quella che ci ha fatto incontrare e siamo orgogliose ed orgogliosi di averla, anche se per poco, percorsa insieme. Che sia nelle strade della nostra città o sui monti del Kurdistan, chi vive lottando con nel cuore un mondo nuovo troverà sempre compagne e compagni pronti a continuare a camminare su quella strada.

Come compagne e compagni del Centro Popolare ci stringiamo al fianco dei suoi compagni e delle sue compagne e della Comunità Kurda tutta. Şehîd Namirin – Chi cade combattendo non muore mai, se noi continuiamo a lottare!

Viva la lotta dei guerriglieri e delle guerrigliere del PKK!
CPA Firenze Sud

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