La Repubblica Islamica dell’Iran ha giustiziato un altro partecipante alle proteste nazionali scatenate dalla morte di Jîna Mahsa Amini. L’Iran ha impiccato finora otto manifestanti e ne ha oltre 100 nel braccio della morte.
La Repubblica Islamica dell’Iran ha giustiziato un altro manifestante in una prigione nella provincia occidentale di Hamedan giovedì all’alba, aumentando le tensioni e provocando una militarizzazione su vasta scala della città.
Secondo il gruppo per i diritti umani Hengaw, con sede in Norvegia, Milad Zohrevand, 21 anni, è stato giustiziato in segreto, senza preavviso, e alla sua famiglia non è stato permesso di vederlo un’ultima volta.
Zohrevand è stato condannato a morte per aver ucciso un funzionario governativo durante le proteste nazionali Jin Jiyan Azadi (Donna, Vita, Libertà) scatenate dalla morte di Jîna Mahsa Amini lo scorso anno anno.
L’esecuzione ha portato a un maggiore dispiegamento di forze governative nelle aree pubbliche intorno alla prigione.
La mancata notifica e il rifiuto dell’addio finale dimostrano un palese disprezzo per i principi umanitari, ha affermato Hengaw, citando violazioni del diritto alla vita e gravi abusi dei diritti umani.
Un precedente rapporto di Hengaw metteva in guardia contro le minacce alla vita di Zohrevand, evidenziando le pressioni del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), che aveva assunto la rappresentanza della famiglia del defunto. Secondo quanto riferito, l’IRGC ha chiesto l’esecuzione di Zohrevand senza il consenso esplicito della famiglia.
Zohrevand è stato arrestato dall’IRGC insieme ad altri cinque durante le proteste del 27 ottobre 2022.