Dicle Müftüoğlu, co-presidente della DFG, che ha annunciato di aver iniziato uno sciopero della fame, ha dichiarato: “Come giornalista le cui attività professionali sono criminalizzate e messe in prigione, alzo la mia voce contro il silenzio”.
Lo sciopero della fame iniziato dai prigionieri politici nelle carceri, che chiedono la libertà fisica del leader del PKK Abdullah Ocalan, detenuto in assoluto isolamento nel carcere chiuso di alta sicurezza di tipo F di Imralı, e la soluzione della questione curda, è al suo 63esimo giorno.
Anche la co-presidente dell’Associazione dei giornalisti Dicle Fırat (DFG) e direttrice dell’Agenzia Mezopotamya (MA), Dicle Müftüoğlu, detenuta nella prigione femminile chiusa di Sincan, ha annunciato di aver iniziato uno sciopero della fame. Müftüoğlu, che ha annunciato di aver iniziato uno sciopero tramite i suoi avvocati, ha dichiarato che continuerà la sua azione fino al 5 febbraio.
Invito tutti ad alzare la voce
Il messaggio di Dicle è il seguente: “Viviamo in una realtà in Turchia dove chiunque pensi, parli e scriva la verità è imprigionato. Sappiamo infatti che ciò che viene imprigionato ed isolato è la verità. Continua lo sciopero della fame lanciato nelle carceri contro l’isolamento. L’isolamento e il disprezzo imposti alla libertà di espressione, alla verità, alla democrazia e alle libertà derivano dalla politica perseguita nel carcere di Imralı. Affinché tutta questa oscurità si dissipi, è necessario rompere l’isolamento. Come giornalista le cui attività professionali sono state criminalizzate e incarcerate e che ha sperimentato personalmente le conseguenze dell’illegalità, alzo la mia voce contro il silenzio creatosi. Invito tutti ad alzare la voce affinché la verità non rimanga nell’oscurità”.