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Turchia

Nove giovani curdi in carcere con l’accusa di terrorismo per aver ballato al ritmo di canzoni curde

Nove giovani curdi a Mersin, nel sud della Turchia, sono stati formalmente arrestati per aver ballato una canzone curda e scandito slogan, evidenziando la discriminazione in corso e la criminalizzazione della cultura curda in Turchia.

Nove giovani curdi a Mersin, nel sud della Turchia, sono stati formalmente arrestati con l’accusa di “fare propaganda ad un’organizzazione terroristica”. I giovani sono stati inizialmente arrestati lunedì dopo essere stati presi di mira in una campagna razzista per aver condiviso un video sui social media che li mostrava mentre ballavano una canzone curda e cantavano slogan sulla spiaggia di Mersin il 16 giugno. Gli arresti avvenuti più di un mese dopo, sono stati criticati come parte di una campagna forzata e razzista contro quello che molti considerano un crimine inventato.

Dopo la detenzione e il processo da parte della polizia, i giovani sono stati portati davanti al tribunale penale di Mersin. Dopo la loro comparizione in tribunale, Elmascan Ferhat Kayğın, Halil Öztürk, Ramazan Öztürk, Uğur Öztürk, Mahmut Gümüş, Serdar Amaç, Talha Yılmaz, Mehmet Salih Amaç e Muhammet Emin Amaç sono stati arrestati e mandati in prigione.

Ali Bozan, deputato di Mersin del Partito filo-curdo per la democrazia e l’uguaglianza dei popoli (DEM), in una conferenza stampa ha condannato la detenzione di giovani curdi, rivelando che sono stati costretti ad ascoltare una ultra nazionalista “Ölürüm Türkiyem” ( Morirò per te Turchia) in un veicolo della polizia, con il filmato condiviso online. Ha criticato il ministro dell’Interno per aver utilizzato vecchi filmati per pubblicizzare le detenzioni, suggerendo motivazioni politiche.

Bozan ha affermato che cantare “Biji Serok Apo” (Lunga vita ad Apo, riferendosi al leader imprigionato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Öcalan) non è illegale. L’Associazione degli Avvocati per la Libertà intende sporgere denuncia contro la polizia per aver incitato all’odio.

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