E’ rientrata in Italia il 2 novembre la delegazione di Giuristi Democratici e avvocati del Legal team Italia che si è recata nelle Municipalità curde della Turchia per le elezioni del 1 novembre.La presenza in quei territori è stata organizzata in risposta all’appello dell’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI), che ha sollecitato la formazione di delegazioni internazionali per monitorare le elezioni politiche in Turchia , a garanzia dello svolgimento pacifico e regolare delle stesse, a seguito delle gravi e reiterate violenze nei confronti dei civili poste in essere in vista del confronto elettorale dalle forze armate, con l’avallo del governo nazionale.
Dopo che, alle elezioni politiche del 7 giugno scorso, superando ogni aspettativa, il partito HDP, che include formazioni politiche curde e della sinistra turca, ha superato la soglia di sbarramento del 10% per accedere al Parlamento, ed ha conquistato 80 seggi con la percentuale del 13% di voti, il Premier Turco ha seguito una strategia di guerra e di tensione. In numerose città del sud est del Paese, territorio dove vive la popolazione di maggioranza curda, è stato proclamato lo stato di emergenza per motivi di sicurezza nazionale, e le forze armate, durante questo regime speciale, in violazione di tutte le convenzioni internazionali hanno usato violenza spropositata nei confronti dei civili, distruggendo case, abbattendo monumenti, uccidendo civili e bombardando perfino i cimiteri, con l’intento di cancellare la memoria dei martiri e dei combattenti caduti durante i lunghi anni di resistenza del popolo curdo.
Sono ampiamente documentati dalla stampa di tutto il mondo, dopo l’esplosione di bombe “anonime”, a Suruc , Diyarbakir e Ankara le violenze perpetrate dalle forze di sicurezza nelle città di Bitlis, Cizre, Mardin, Nusaybin, Lice, Hakkari, Dersim e numerose altre dove sono stati distrutti cimiteri, case e negozi, uccisi civili e arrestate numerose persone.
Numerosi sindaci di queste municipalità sono stati indagati ed arrestati.
Per non dire dei giornalisti ai quali è impedito il diritto all’informazione, che pure sono stati arrestati o espulsi per aver denunciato i brogli elettorali ed il clima di guerra instaurato da Erdogan.
La delegazione di avvocate e giuristi, accompagnata anche da giornalisti italiani, ha rilevato numerose violazioni delle regole elettorali, in primis la presenza continua di mezzi blindati e agenti dell’esercito e della polizia armati, che sostavano presso i seggi, in violazione delle loro stesse norme elettorali, che prevedono il divieto per le forze armate e di polizia di sostare nel raggio di 25 metri dai seggi. Tale presenza, intimidatrice e provocatrice, è stata rilevata in quasi tutti i seggi delle città visitate dalla nostra delegazione.
È stata altresì rilevata la presenza di numerosi poliziotti in borghese davanti ai seggi. E’ stato anche rilevato che il voto nelle municipalità più colpite dalle forze armate è stato ostacolato attraverso lo spostamento dei seggi in altri quartieri o in altri villaggi, essendo stato impedito di votare nei quartieri autodifesi. All’interno dei seggi sono state osservati i tentativi di accompagnare in cabina anche persone apparentemente non inabili, bensì considerate, con il beneplacito dei Presidenti di seggio di nomina governativa, bisognose di accompagnamento per mancanza di occhiali o perché dichiarate analfabete, con il chiaro intento di indirizzarle nel voto.
A Sirnak ci sono state operazioni di polizia armate anche la notte prima del voto.
In generale, perdurando arresti, uccisioni e perquisizioni arbitrarie in numerose municipalità curde, il clima elettorale è apparso molto teso e caratterizzato da operazioni contro la popolazione civile che possono considerarsi chiaramente in violazione di diritti umani e delle elementari regole di rispetto degli stessi.
Malgrado tali osservazioni, documentate da interviste e fotografie e filmati operati dalla delegazione, il superamento del quorum elettorale e la conferma di 51 deputati dell’HDP al Parlamento Turco, rappresenta la conferma che gli elettori di questa regione hanno voluto conferire a tale partito legittimazione per il programma di Pace e di democrazia proposto a tutti i popoli che convivono in Turchia.
Ci si auspica che a livello internazionale vengano fermamente condannate le nuove operazioni di polizia che, fin dal giorno successivo al voto, hanno già prodotto nuovi morti e feriti nelle municipalità dove HDP ha avuto la maggioranza.
Il Manifesto