A metà ottobre l’attivista di sinistra Dilek Dogan è stata uccisa nella sua abitazione a Istanbul durante una perquisizione della polizia. Un video trapelato ora documenta la vicenda.Il 18 ottobre
una 25enne socialista è morta a Kücük Armutlu, quartiere di Istanbul a maggioranza alevita. Dilek Dogan durante una perquisizione rivolta al Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo (DHKP-C) perseguito dallo stato, è stata colpita da proiettili della polizia ed è morta a seguito delle sue gravi ferite. Immediatamente dopo il fatto, suo fratello, Emrah Dogan, ha parlato di un’esecuzione mirata. Il portavoce della polizia e i media governativi invece hanno rappresentato la giovane attivista come una pericolosa potenziale »attentatrice suicida«, alcuni hanno parlato di una »sparatoria«. Il tiratore, Yüksel M., ha sostenuto che c’erano stati »scontri« nel corso dei quali avrebbe sparato per legittima difesa.
Queste versioni ora sono confutate. Un video trapelato dal fascicolo giudiziario e che è stato reso pubblico su Internet nel fine settimana documenta i momenti critici della perquisizione domiciliare. Poliziotti pesantemente armati penetrano nell’abitazione della famiglia Dogan. Si vede come un poliziotto perquisisce mobili e letti in una delle stanze mentre altri parlano nel corridoio con Dilek, sua madre e suo fratello. Lo sparo non si vede. Ma: la situazione non è tesa. Si sente come il poliziotto Yüksel M. aggredisce verbalmente la 25enne: »Cosa ti ho detto?« Lei chiede: »Cosa stai facendo?« Poi si sente lo sparo. La telecamera si sposta verso l’evento, la madre e il fratello di Dilek Dogan gridano, Dogan è a terra colpita. Un qualsiasi »scontro« o addirittura una »sparatoria« in effetti non si sono verificati.
Il video suggerisce che per quanto riguarda l’uccisione di Dilek Dogan si sia trattato di un assassinio a sangue freddo. Che lo stato turco non esiti a ricorrere a esecuzioni extragiudiziali è provato da quello che attualmente succede ogni giorno nelle regioni curde del paese. In mezzo alla strada giovani manifestanti vengono uccisi da cecchini e a posteriori semplicemente dichiarati »combattenti del PKK«. Oltre cento di questi presunti combattenti sono stati uccisi negli ultimi giorni, ha orgogliosamente proclamato Ankara.
L’assassinio di Dilek Dogan presenta paralleli con l’uccisione di Günay Özarslan nel luglio 2015. Özarslan, un’alevita di origini curde come Dogan, è stata uccisa durante una delle numerose operazioni contro presunti attivisti del DHKP-C nel suo appartamento. Anche in questo caso la polizia ha sostenuto che avesse opposto resistenza armata. E anche in questo caso organizzazioni di giuristi e per i diritti umani hanno subito espresso dubbi sulla versione ufficiale dei fatti.
Proteste internazionali non se ne sono sentite. Il giorno dopo l’assassinio di Dogan, Angela Merkel era da Recep Tayyip Erdogan. La cancelliera aveva un’offerta da fare all’autocrate: Erdogan avrebbe ricevuto tre miliardi di Euro se avesse chiuso le frontiere ai profughi. Angela Merkel gli ha stretto la mano, gli ha sorriso amichevolmente, non una parola su Dilek Dogan. Tra partner è così che si fa.
di Peter Schaber
Junge Welt del 22.12.2015